
La donna chiamata Gattina sentiva il peso dell'arma sotto l'ascella destra. Gettò a terra la sigaretta, sollevò la gonna e schiacciò per bene il mozzicone con la suola del sandalo.
E adesso tirate fuori il dna, se ci riuscite.
La festa in onore dei premi Nobel nelle sale dei banchetti del municipio di Stoccolma durava ormai da tre ore e trentanove minuti. Erano cominciate le danze: le note si percepivano vagamente fin nella via, al gelo. The Target si era alzato da tavola, giù nella sala blu, imboccando lo scalone per salire alla sala d'oro. Il messaggio che aveva appena ricevuto sul cellulare le aveva fornito la posizione del bersaglio con la massima precisione consentita dalle circostanze.
Liza Marklund. Il testamento di Nobel. Marsilio Editore
Liza Marklund è svedese ed è noto che come scrivono i gialli gli svedesi ultimamente, nessuno mai.
Gli svedesi come la Marklund e Mankell, in particolare, sanno intrecciare le storie dei loro protagonisti con ampie descrizioni della società nella quale vivono. E' di oggi la notizia della vittoria della destra in Svezia e dell'ampio balzo in avanti della destra xenofoba e razzista alle elezioni. Mankell, come una Cassandra, parlava di questo pericolo già anni fa nei gialli del suo ispettore Wallander.
In questo libro della Marklund torna Annika, giornalista di cronaca nera, che sembra sempre cadere in bocca agli assassini, che vive con un marito "fedifrago" ed i due piccoli figli, si barcamena in modo imperfetto nelle sue incombenze di madre e di moglie, ma sa come si tratta uno spietato assassino, anche perchè, diversamente, non ci sarebbe seguito al suo personaggio.
Annika ha uno strano rapporto con l'ispettore Q. che indossa immancabilmente una camicia Hawaiana anche nelle peggiori tormente di neve svedese.
Per il lettori amanti del genere splatter di questo blog dirò che troveranno pane per i loro denti ed un numero, congruo alle loro passioni, di morti assassinati; per gli altri dirò che la trama risulta bene articolata.