
C'era una scia di bricioline di pane che dalla cucina arrivava in camera da letto, fin sulle lenzuola pulite tra cui riposava la vecchia, morta e a bocca spalancata. Il comissario Adamsberg le osservava in silenzio, percorrendo e ripercorrendo a passi lenti quella traccia, domandandosi quale Pollicino o, nella fattispecie, quale Orco l'avesse lasciata. L'appartamento era un piccolo e buio trilocale al pianterreno, nel diciottesimo arrondisment di Parigi
Fred Vargas. La cavalcata dei morti. Einaudi
Non entrerò nella polemica della difesa accorata che la Vargas ha risevato a Battisti, che comunque risulta l'assassino di 4 persone, che non ha neppure il pudore di non rilasciare dichiarazioni sconvenienti dal luogo della sua ritrovata libertà. Ho amato Adamsberg dalla sua comparsa in Italia e mi sono presa anche questo capitolo della sua lunga carriera di investigatore atipico e camminatore. Alcuni lettori di questo blog saranno felici di notare che il primo di una lunga serie di morti si trova già alla riga 3 della pagina 1 del romanzo. I cadaveri saranno numerosi e le morti saranno anche efferate ed ammantate dal mistero di una leggenda che insanguina i boschi della Normandia. Trovo sia uno dei migliori romanzi che vedono protagonista Adamsberg secondo forse solo a "Parti in fretta e non tornare"