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22 agosto 2011

SE VI AVANZANO DUE ZUCCHINE

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Certo c’è da accendere il forno e con le temperature africane di questi giorni è assolutamente da pazzi. Ma se siete dei temerari oppure vi va di aspettare fino a quando l’aria sarà più fresca e respirabile, vi propongo questa ricetta facile facile e di grande soddisfazione per il palato di chi la assaggerà e per voi che l’avrete realizzata:

Ingredienti:

200 gr di farina (potete fare metà farina di frumento 0 e metà farina di kamut)

3 uova ( 4 se piccole)

100 gr di latte

100 gr d'olio extravergine

2 zucchine medie

100 gr di salame o pancetta (facoltativo)

sale q.b.

1/2 bustina di lievito per torte salate.

Montare a neve gli albumi dopo aver aggiunto un pizzico di sale. In una terrina mescolare con un battitore elettrico i tuorli d’uovo il latte e aggiungere a filo l’olio. Unire la farina setacciata, alternando cucchiaiate di albume montato per tenere morbido l’impasto. Salare e unire il lievito. Infine aggiungere le zucchine grattugiate con una grattugia a fori larghi e a piacere il salame/pancetta tagliato a cubetto. Se occorre aggiustare di sale. Versare il composto in uno stampo e cospargerlo con una cucchiaiata di zucchina grattugiata che avrete tenuto da parte. Infornare a 180° per circa mezz’ora controllando la cottura.

Ottima da accompagnamento per aperitivo o antipasto.







18 ottobre 2010

PER FARE L’AMORE FARE POESIA CUCINARE

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Seguire infedelmente le ricette
ossia originalità fantasia
Generosità nello scegliere la qualità degli ingredienti:
carezze parole oppure alimenti e condimenti
Ingredienti giusti in dosi giuste
Misurare con intelligenza
Mescolare rimescolare con amore teneramente
Indovinare il fuoco necessario: la qualità del fuoco
l’intensità la durata del fuoco
Togliere il superfluo
Non affrettarsi
Essere sempre presente
Esaltare i sapori ma non esagerare
Con piacere dare piacere
Che la consapevolezza dell’effimero
non tolga la totalità dell’impegno.


GLADYS BASAGOITIA


penso che abbia capito tutto :)

5 agosto 2010

In vacanza con le cicale

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Ci siam posti subito una domanda:
Dove andiamo ? Dove trascorreremo questa vacanza ?
Strano ,ma l’itinerario, lo si è deciso sul posto di arrivo.
‘’Iniziamo da dove abbiamo concluso quella precedente’’ è stata approvata a maggioranza : in tre.
Dal paradiso,un’isola che è un paradiso,a pochi chilometri c’è un paradiso.



Per raggiungerla abbiamo atteso il varo della barca a vela.










Alle prime luci del mattino si traccia la rotta davanti alle tazze del caffè, si calcola il tempo necessario e le varianti possibili in caso di vento e mare avverso e poi via nel blu, la barca traccia una lunga scia bianca che si dissolve lentamente ,senza vento,solo il silenzio del mare che si arrotola sulla prua.





Inaccessibile : le auto normali , se sbarcate dal piccolo ferryboat che fa la spola con il continente, non potrebbero oltrepassare il bagnasciuga pietroso; forse con una jeep o sollevate ed appoggiate sullo stradone.
Silenzio , si raggiunge e si ascolta il silenzio.
Ci si adagia su questo velluto di silenzio, ha il pelo alto questo velluto.
Le cicale, sono loro che ti accolgono, e lentamente, come lento è il tuo arrivo, inizi ad ascoltare il loro frinire.
Le senti un pochino ,poi un po’ di più, poi le ascolti sia a destra che a sinistra entrando in una baia e , dove la terra abbraccia e si congiunge al mare, tantissime, tutte che ti attendono ,e fanno a gara per farsi ascoltare sia di qua che da lì in fondo.

Tutte vogliono accoglierti festanti. Silenzio assordante.


Ma c'è qualcosa che ci osserva !



‘’Profilo d’isolani monti
Che come ginocchia e tibie
Spingono l’estremità
Fra corallini del bagnasciuga.
Amami Sal !’’







Tutto intorno è verde, solo una fascia , come calzini bianchi, mostra la roccia di granito perennemente accarezzata , delicatamente, giorno e notte, tutto il giorno ,tutto l’anno, sempre.

I sensi sono in prima fila : si scorge, attraverso l’acqua cristallina , il fondo marino di praterie di posidonia ,il profumo intenso di resina dai cipressi misti a macchia,i raggi come rasoiate sulla pelle fuori dalle ombre delle vele ,la fredda frizzante acqua quando t’immergi tuffandoti dalla poppa .
Sono iniziate le vacanze con le cicale.



‘’M’accosto placido a te
Ma le tue incessanti cicale
Mi rendono crespo il volto.
Argilla amami !’’






Dopo l’ormeggio, si poggia piede sul molo, sulla terra ferma, dove non hanno mai circolato auto , dove chissà fra quanto verranno rese agibili queste pietraie.
Perché si pensa subito al mezzo di movimento più usato dall’umanità, perché abbiamo subito bisogno di un mezzo di locomozione a motore ?
Mi rendo subito conto che non è necessario, che tutto si può ottenere ,raggiungere, andando a piedi.
Il tempo, qui il tempo lo senti, lo ascolti,non t’invade, non ti perseguita, non ti assilla.
Ha un suo valore e , finalmente ,lo apprezzi. Da tanto che non succedeva.
‘’E’ incredibile ! Sono su di un’isola senza auto. Solo vele ,cicale, ,taverne, caprette.
Oggi pasta con le cozze raccolte durante il bagno. Vorrei ci foste voi tutte. Davvero vi penso. Non c’è internet. Saluti a tutte. Bacioni.’’


Nuotare con maschera e pinne, immergersi sino a sfiorare la prateria di posidonia,vicino a queste piante così preziose, così delicate, così fitte da nascondere stelle marine arancioni, pesci colorati, zebrati, mimetizzati che si allontanano o che ti procedono come eleganti maggiordomi. Corteo di rondinelle che ti avvolgono e che al minimo muoversi della mano esplodono come fuochi d’artificio.
I raggi ti bruciano la pelle, è meglio coprirsi. Tutti a tavola ! Oggi spaghetti con le cozze patelle, lì le chiamano ‘’petalìda’’. Caffè e …silenzio , c’è il concerto pomeridiano delle cicale.


‘’Con pennellate d’intenso blu,
avvolgo le tue perle.
Un si fosco nome
A gioielli bianchi
incastonati nel blu’’







La sera , per la cena, è opportuno trascorrerla in taverna, in quelle più antiche,usate tutto l’anno dai pochi residenti. Molte volte , per il menù , ci si affida al gestore che parla poco l’inglese o l’italiano,ma comprende le nostre richieste.
Se poi queste sono espresse in lingua locale,siete a cavallo, siete già amici : una faccia ,una razza.
Una volta il proprietario-cuoco-servitore, tornò indietro e rivolto a me disse: tu chi sei, come mai parli bene la mia lingua, da dove vieni !?


‘’ Simpatica stenella
Che mostri la tua livrea ,
liscia , fosca e snella
traccia la mia rotta
sull ’ itacese mar.
Placida emergi ,sbuffi, scompari
Nel profondo blu. ’’

Il re di quest’isola si sentì rivolgere queste domande ,quando s’accostò al suo palazzo dopo anni di traversie nel mediterraneo, per scorgere chi fossero i pretendenti di Penelope, sua fedele moglie.
‘’Ho studiato la tua lingua, non facile, per visitare la tua terra e per apprezzare quello che tu preparerai ,questa sera, per noi tre navigatori.’’ C’è il menù per i turisti e quello per i locali : questa sera alicette fritte al posto delle patate fritte, salsa all’aglio,il pane con semini di sesamo, calamaro arrosto , inutile aggiungere quasi vivo.

I giorni passano quasi tutti uguali a parte una visita ad piccolo negozio , un emporio, dove convivono il cotone per l’uncinetto con la valvola del serbatoio, la radio a transistor con la pentola in alluminio.
La scenografia sul mare e sotto il pelo libero dell’acqua è incantevole ad ogni angolo di scoglio.
I colori splendono , sono vivi,intensi . Poi si prepara il pranzo, colorato dai profumi intensi ,vivi, splendidi.

Le cicale sono sempre in viaggio con noi, in vacanza con noi ,durante il rito del caffè e del riposino pomeridiano. Intanto il sole è in vena di straordinari e lavora anche dopo le venti.
Petrosa ! Non comprendevo perché un ’astuto guerriero e re si ostinasse a vivere su quest’isola, petrosa, arida, inospitale.
Forse per non rivelare la presenza di mandrie di pecore al pascolo libero scortate da un montone con l’altezza delle corna ad 175 cm. dal suolo. Oppure da un centinaio di vitelli che tranquilli si scostano al passaggio di due camminatori che stanno affrontando una dura salita ,sudati, impolverati come loro.
Oppure per non rivelare la bellezza della macchia mediterranea modellata dal vento dello Ionio con i profumi sia di mare che di cipressi, ulivi ,querce ed arbusti.




‘’ Argilla….
Ti affido i tuoi naviganti
Che per giorni ho cullato.


Sal….
Li scorgo , son vicini…
Hanno un segno sul volto
Sul cor, sull’anima !
Di gioia !’’


Inesorabile il calendario ci avvisa che la via del ritorno deve essere intrapresa ,con un margine di un giorno d’anticipo, in caso di vento avverso ,mare agitato. Il silenzio comanda la barca interrotto solo dal beccheggio con spruzzi fino in coperta così da assaggiare gocce di salsedine sul contorno della bocca. Appena ormeggiati un bicchiere di vino locale al sapore di resina accompagnato da tarallucci rimette le cose a posto.


‘’ La brezza marina accostò la creatura nei pressi di uno scoglio bianco e piatto.
Forti braccia depositarono la sirena sul granito ed i boccoli neri , liberarono l’acqua dell’insonne notte.
Ed attese , paziente il risveglio.
Argilla vegliava su di lei. ‘’

Siamo pronti per la sera in taverna nei locali, con gli anziani dai capelli e baffi bianchi, con le simpatiche signore vestite di nero ,per scambiare qualche parola con loro, di calcio, di politica, di economia, di cucina.

‘’Ma tu chi sei ,come mai parli bene la nostra lingua,da dove vieni !?’’
‘’Vengo a trascorrere le vacanze con le cicale’’.

26 maggio 2010

Ognuno ha i sogni che si merita

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La voce maschile, con marcato accento emiliano, dice "ne vuole una grande o due piccole?". Credo che abbia interpretato correttamente il mio sguardo interrogativo e procede sicuro "in quelle piccole l'impasto frigge meglio, sono più dorate", mentre mi accingo a scegliere le due piccole, mi dice, sapendo di pormi di fronte a un dubbio amletico e quindi, nascondendo a stento un sorrisetto sornione, "ma... in quella grande ci sta più ripieno".

Il sogno viene interrotto dal pachidermico (nel senso di grazia pachidermica) 3/4 che muovendosi nella stanza dell'albergo al buio urta una mensola da cui cade un bicchiere che si frantuma fragorosamente.

Ora si aprono una serie di interrogativi:
1) Come ho potuto, seppur in sogno confondere le crescentine prive di ripieno con i panzerotti che invece e ce l'hanno. L'uomo del sogno avrebbe dovuto parlare pugliese non emiliano!

2) Non posso fare sogni come quelli di Caterina Caselli di stampo romantico o,esagerando, sanamente erotici?

3) Cosa avrò scelto alla fine? Non lo saprò mai

30 marzo 2010

La pupa di Pasqua

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Ieri sera rientrando a casa ho trovato ad aspettarmi, stesa sulla cassapanca della sala da pranzo, la pupa di Pasqua, questa bella ragazza biscottosa che potete ammirare nella foto, opera delle mani di un’amica di mia mamma. In Abruzzo abbiamo questa bella tradizione per Pasqua, in genere le mamme, le nonne o le zie preparano per le loro figlie e nipoti le pupe di pasqua, queste bambole di biscotto, colorate e festose, mentre per i maschietti con la stesso impasto si prepara un bel cavallo.

Quanti pomeriggi ho passato con mio nonna materna e mia sorella a decorare le tante pupe e i tanti cavalli per tutti noi nipoti, mia nonna Bianca era un’artista, le sue pupe erano un piacere per gli occhi e per le papille gustative. Un’altra usanza pasquale abruzzese prevede che la donna prepari per il proprio uomo il cuore, ce ne sono di diversi tipi, ad esempio quello di mandorle e cioccolato, che in genere viene decorato con dei ghirigori e “merletti” di albume e zucchero. Mia madre per mio padre ha sempre preparato il cuore di pasta frolla con ripieno di pasta reale, una delizia del palato, completata da una bella spolverata di zucchero a velo. Mi ricordo che c’era l’assoluto divieto di assaggiarlo prima di Pasqua, io e mia sorella andavamo in sala a guardarlo estasiate e ingolosite, sperando che il giorno del taglio del cuore arrivasse prima possibile. E come ci si prepara in cucina alla Pasqua dalle vostre parti?