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15 febbraio 2010

Un annetto buono

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"Prologo alla prefazione del preambolo in premessa alla prolusione per il proemio del preludio.

Prima di entrare a gamba tesa nell'anno in corso (2009, ndG), credo sia necessaria una gioiosa e rapida scorribanda tra i fatti salienti accaduti nel 2008, tanto per capire da dove veniamo, dove stiamo andando e, soprattuto, quanto manca alla prossima colonnina dell'SOS. In altre parole: riassunto delle puttanate precedenti."

Dario Vergassola "Un annetto buono (ma neanche tanto) - da "si puo' fare!" a "non ce la faremo mai!", Salani Editore, 14eur.

Cosi' inizia il "diario di Dario", irriverente mattatore televisivo, genio con la battuta sempre pronta. Dal primo gennaio al 30 giugno, un ricordo di quello che e' stato il 2009... e purtroppo di malefatte e di cose da ricordare ce ne sono. E' un libro nello stile di Vergassola, sempre pronto a raccontare la realta' in una battuta, battuta col dentino avvelenato s'intende, che sa provocare uno strano ridere a denti stretti. Insomma, anche questo un modo per non dimenticare da dove veniamo e soprattutto dove cacchio stiamo andando.

Consigliato? Ni...

g.

30 ottobre 2009

Letture pesanti

10 commenti
Oggi vorrei inaugurare una nuova rubrica lamentoso-polemica, come piace a me. Ho pensato di intitolarla Sconsigli per gli acquisti e di iniziare con una delusione letteraria, specificando però che la rubrica ospiterà tutto quanto si voglia sconsigliare, a vari livelli: programmi televisivi, dischi, spettacoli teatrali, ristoranti, alberghi, piscine etc etc.




André Brink è l’autore de La polvere dei sogni, grande successo editoriale di Feltrinelli.
Racconta la storia di una giovane donna di origine sudafricana trasferitasi a Londra che, per poter dare l’estremo saluto alla nonna morente, ritorna in patria per quello che dovrebbe essere un periodo breve. La nonna, dalla tempra più che solida, trova ancora le forze per raccontarle l’epopea della famiglia tra leggende e vicissitudini varie realmente accadute.
Fin dalle prime righe si intuisce l’intento di apparire a tutti costi dalla parte delle donne, di rievocare un incarnato femminista assolutizzante, banale e acritico, col risultato che, essendo peraltro l’autore un uomo, lo stile è subito palesemente isterico e votato a volgarità gratuite. Stile che, peraltro, vorrebbe scimmiottare le atmosfere sudamericane (che, come noto, non mi piacciono) e che comunque non ci riesce.
Insomma, 416 pagine fitte fitte di noia e nervoso del lettore.

Siccome, tuttavia, ha avuto riscontri oltremodo positivi, aspetto fiduciosa pareri contrari.