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14 agosto 2012

Incipit: E ti ho sposato

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La mano è ormai fredda. ma lei continua a stringerla.
Seduta al suo cappezzale, non piange. Di tanto in tanto appoggia la guancia alla sua, trovando timido conforto nei peli ispidi della barba incolta, e parla un po' con lui.
Ti amo, gli dice.
Ti amerò sempre.
Je t'aime, dice


Lily Tuck. E ti ho sposato. Bollati Boringhieri


Questo libro mi è stato regalato per il mio compleanno, sabato me lo sono portata al mare e non l'ho mollato, fino all'ultima pagina, fino all'ultima frase, fino all'ultima riga, arrivata al tramonto, con il cielo squassato dai fulmini, abbiamo lasciato cadere la pioggia; abbiamo aspettato uno squarcio nella coltre fitta, siamo tornati alla spiaggia ci siamo sdraiati e in quell'unica tregua concessaci abbiamo contato tre stelle cadenti, siamo tornati a casa felici come bambini.

"La possibilità che sotto non ci sia niente ci terrorizza più di qualunque altra cosa. Nulla è più scandaloso di un matrimonio felice" (Adam Phillips- Monogamia)

Questa la frase che apre la storia di Philip matematico e brillante divulgatore della sua materia e di Nina casalinga con l'arte della pittura. Semplicemente una sera Philip torna a casa stanco, saluta la moglie che sta preparando la cena, dice che andrà a farsi un pisolino prima di cena e non si sveglierà più.
Nina non può far nulla per lui nonostante l'intervento di un vicino medico. Si concederà una lunga notte per i ricordi e per l'addio. Non vi è nulla di drammatico  o di patetico in questo suo lungo racconto, una serie di istantanee che ci accompagnano nella loro storia, un passo dietro l'altro, il racconto di un viaggio, di due vite, di una vita. E' stato un regalo bellissimo

9 agosto 2012

Incipit: Tua

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Ormai era da più di un mese che Ernesto non faceva l'amore con me. O forse anche due. Non so. Nonche mi importasse poi tanto. Arrivo alla sera stanca morta. Non sembra, ma le faccende domestiche - se vuoi che sia tutto perfetto - ti sfiniscono. Fosse per me, testa sul cuscino e diritto nel mondo dei sogni. Eppure una donna lo sa, se tuo marito non ti cerca per tanto tempo... non so, si sentono tante cose. Dovrei parlarne con Ernesto, pensavo, chiedrgli se ha qualche problema.



Claudia Pineiro. Tua. Feltrinelli






Volete un giallaccio? Uno di quei gialli che ti tengono legato dall'inizio alla fine alle pagine? Uno di quei gialli in cui pensi di capire come possano andare le cose e non capisci mai niente? Avete poco spazio nella valigia delle vacanze? Leggetevi tua.
Ines, Ernesto, Laura sono una famiglia della buona borghesia argentina, padre dirigente, madre casalinga precisina, figlia adolescente con tutte le problematiche della sua età.
Una sera Ines scopre il tradimento del marito, lo segue, assiste ad una lite con l'amante, suo marito strattona questa donna che cade batte la testa e muore.
Tranquilli non vi ho rivelato nulla, c'è tutto questo già nella quarta di copertina, leggere per credere

1 agosto 2012

Incipit : il libro dei bambini

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Due ragazzi si trovavano nella galleria del principe consorte, e ne guardavano un terzo, più in basso. Era il 19 giugno 1895. Il principe Alberto era morto nel 1861 e aveva potuto vedere soltanto gli inizi del suo ambizioso progetto di creare un museo in cui gli artigiani inglesi potessero studiare il disegno nelle sue migliori realizzazioni.






A.S. Byatt. Il libro dei bambini. Einaudi


Julian, figlio del curatore del Museo e Tom, figlio  di Olive, affermata scrittrice di libri per l'infanzia incontrano così per la prima volta Philip Warren, misero e dotatissimo disegnatore in nuce, tutto intento a catturare nei minimi particolari il candelabro di Gloucester , lo seguiranno nei magazzini soterranei del museo dove il ragazzo in fuga dalla miseria ha trovato rifugio. Quell'incontro muterà le sorti di Philip, gli aprirà insperate possibilità e ci porterà a conoscere il mondo inglese ed europeo negli anni compresi tra la fine dell'800 e la fine della prima guerra mondiale.Trovano il loro spazio il fermento politico, artistico, sociale di quegli anni. Un mondo dove le famiglie apparentemente più democratiche ed acculturate  nascondono terribili misteri. Dove le donne sperano in una società più aperta ed emancipata per loro, ma sono ancora costrette a subire padri padroni, violenze, sopprusi. Dove"i bambini si mescolavano con gli adulti, parlavano e si parlava con loro. In quelle famiglie alla fine del diciannovesimo secolo, i bambini erano diversi dai bambini di prima e di dopo. Non erano nè bambole, nè adulti in miniatura.(...) dove i loro caratteri in formazione venivano presi seriamente e seriamente discussi, a cena o durante lunghe passeggiate in campagna. Eppure, nello stesso tempo, in quel mondo i bambini avevano vite separate, molto indipendenti da bambini". Nel libro seguiamo tutti i figli delle quattro famiglie protagoniste dall'infanzia, in quella sorta di età dell'oro, all'età adulta, alcuni si perderanno, altri verranno annientati come carne da cannone sui campi di battaglia del conflitto che ha rubato un'intera generazione di ragazzi. Un libro fatto delle storie dei protagonisti, della Storia, delle storie scritte dai protagonisti. Lettura vivamente consigliata

16 maggio 2012

Incipit del 16 maggio

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"Oggi pomeriggio ho quasi inciampato in un serpente" mi ha detto Miss Shepherd. "Veniva su per la Parkway. Era lungo così e grigio; un boa constrictor, casomai. Aveva l'aria velenosa. Strisciava contro il muro e sembrava sapesse dove andava: secondo me puntava dritto verso il furgone.

Alan Bennett. La Signora nel furgone. Adelphi

Per un librino così il posto in borsa si trova sempre, è l'ideale se dovete pendolare in bus o con la metro.
Alan Bennett popolarissimo in Inghilterra di cui credevo di aver già postato l'incipit della deliziosa "La sovrana lettrice" ma che non sono riuscita a ritrovare per mettervi il link, qui racconta della sua convivenza con Miss Shepherd, 18 anni di panico ed ironia e tutto sommato di affetto dopo che alla Signora, che risiede in un furgone, viene concesso, dall'inconsapevole Bennett di posteggiare il mezzo in panne nel suo cortile

18 aprile 2012

Incipit del 18 aprile

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Miss Pettigrew aprì la porta dell'agenzia di collocamento ed entrò mentre l'orologio batteva le nove e un quarto del mattino. Nutriva come sempre pochissime speranze, ma questa volta la direttrice la accolse con un sorriso più cordiale.
"Ah Miss Pettigrew! Stamani abbiamo forse qualcosa per lei. Sono arrivate due richieste dopo che me ne sono andata ieri. dunque, mi faccia vedere... Ah, sì! Mrs Hilary, una cameriera; Miss La Fosse, un'istitutrice. Uhm! A ben vedere dovrebbe essere il contrario... ma tant'è. Sarà una zia che ha adottato una nipotina orfana, o qualcosa del genere"






Winifred Watson. Un giornata di gloria per Miss Pettigrew. Neri Pozza



Anni 30 del secolo scorso, Londra, profonda crisi economica ( vi ricorda qualcosa?) Inizia così una giornata molto particolare per Miss Ginevra (che coincidenza!) Pettigrew. Miss Pettigrew è un'istitutrice insoddisfatta ma tremendamente bisognosa di uno stipendio. Ricurva sulle sue insicurezze, spenta nell'umore e nell'aspetto, Ginevra Pettigrew non sa che sta per catapultarsi nella più particolare delle giornate della sua esistenza. Vive di ora in ora la sua straordinaria avventura assumendo via via un ruolo più consono alla sua solo appannata personalità.
Gradevole cavalcata  sulle lancette dell'orologio vivendo le gioie di un rinnovato entusiasmo per la vita e il panico di ripiombare nello squallore di una meschina quotidianità

27 marzo 2012

Si sta facendo sempre più tardi

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Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d'estate. Una magnifica giornata d'estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava. Pare che Pereira stesse in redazione, non sapeva che fare, il direttore era in ferie, lui si trovava nell'imbarazzo di mettere su la pagina culturale, perché il"Lisboa" aveva ormai una pagina culturale, e l'avevano affidata a lui. E lui, Pereira, rifletteva sulla morte. Quel bel giorno d'estate, con la brezza atlantica che accarezzava le cime degli alberi e il sole che splendeva, e con la città che scintillava, letteralmente scintillava sotto la sua finestra, e un azzurro, un azzurro mai visto, sostiene Pereira, di un nitore che quasi gli feriva gli occhi, lui si mise a pensare alla morte.

Sostiene Pereira, Antonio Tabucchi. Feltrinelli


Mia Cara,
credo che il diametro di quest'isola non superi i cinquanta chilometri, al massimo. C'è una strada costiera che la gira tutta intorno, stretta spesso a picco sul mare, altrimenti pianeggiando in coste brulle che scendono a solitarie spiaggette di ghiaia orlate di tamerici bruciate del salino, e in alcune a volte mi fermo. Da una di queste ti parlo, a bassa voce, perché il meriggio e il mare e questa luce bianca ti hanno fatto chiudere le palpebre, stesa qui accanto a me, vedo il tuo seno che si solleva al ritmo pausato della respirazione di chi sta dormendo e non voglio svegliarti. Come piacerebbe questo luogo a certi poeti che conosciamo, perché è così scabro, essenziale, fatto di pietre, montagnole brulle, spini, capre. Mi è perfino venuto da pensare che quest'isola non esista, e di averla trovata solo perché la stavo immaginando

Si sta facendo sempre più tardi. Antonio Tabucchi. Feltrinelli


Quanto cielo, quanta aria, quanto mare, quanti colori e odori e sapori ci sono in Tabucchi, quanto paesaggio in cui l'uomo, la storia, le storie e la condizione umana si fondono, se n'è andato in una giornata piena di colori e di profumi qui, chissà com'era Lisbona domenica mattina?

14 marzo 2012

Incipit de 14 marzo

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Si svegli! Che fa, dorme? La biblioteca apre soltanto fra due ore, qui non ci può stare. E' il colmo: adesso ci richiudono i lettori, nel mio seminterrato.

Sophie Divry. La custode di libri. Einaudi

Breve libro, breve incipit. Togliete il tappo ad una bibliotecaria, single (sarebbe meglio dire zitella) disperata e maniacalmente attaccata al suo lavoro, filosofa e sociologa, storica e con l'ormone fuori controllo ed otterrete queste godibilissime 65 paginette. Quella che ti racconta il fascino di una nuca "Perché in fondo, cosa c'è di più affascinante di una bella nuca? Una nuca è una promessa, la sintesi di tutta la persona attraverso la più intima delle sua parti". Quella che ti spiega che "le guerre uccidono sempre i figli e mai i padri che le hanno decise"e che "Le biblioteche hanno un nemico più pericoloso dell'archivista, l'architetto" e lascio a voi la disquisizione da pagina 48 sul non frequentatore tipico delle biblioteche 35-50enne bianco e ricco il quale non condivide nulla con gli altri perché fa parte dei "barbari dominanti".
Quando l'ho finito ho pensato Giacynta questo, con il suo studio sulle biblioteche, non se lo dovrebbe perdere, ma magari neanche gli altri

9 marzo 2012

Incipit del 9 marzo

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Oscar non era uno di quei domenicani ganzi di cui si sente parlare: non era un asso del baseball né un bravo bachatero, e neppure un playboy con un milione di belle gnocche ai suoi piedi.
Anzi, a parte un unico periodo agli albori della sua vita, l'amico non ebbe molta fortuna con le femmine (cosa, questa, molto poco dominicana).
All'epoca aveva sette anni.
In quei giorni beati della sua giovinezza, Oscar era una specie di Casanova. Uno di quei seduttori in età prescolare che cercavano sempre di baciare le bambine, che arrivavano alle loro spalle durante un merengue e facevano la mossa della pompa pelvica, il primo negro a imparare il perrito e a ballarlo ogni volta che poteva.
Dato che ai quei tempi era (ancora) un "normale" bambino dominicano, cresciuto in una "tipica" famiglia dominicana, la sua nascente papponeria veniva incoraggiata da parenti e amici.



Junot Diaz. La breve favolosa vita di Oscar Wao.Mondadori.



Storia di Oscar narrata a più voci e di una famiglia, in cui la figura femminile risulta dominante,come spesso accade nelle storie del centro-sud america, a cavallo tra il New Jersey dove la sua formidabile madre ha trovato rifugio scappando da una Repubblica Dominicana schiacciata dal giogo di Trujillo dittatore sanguinario tra il 1930 ed il 1961 e la sua terra natia "dove l'area urbana terminava d'improvviso con la subitaneità di un colpo di tamburo: un istante prima eri in pieno XX secolo (be' il XX secolo del Terzo Mondo), e un istante dopo venivi catapultato negli ondulati campi della canna da zucchero di centottant'anni prima".
L'Oscar adolescente non era più il conquistatore dei suoi 7 anni, si era trasformato in un obeso e depresso nerd con l'ambizione di trasformarsi nel moderno Tolkien che usa la scrittura per fuggire alla vita.
"Oscar (...) guardava passare la sua adolescenza. Quell'esclusione dall'adolescenza era una vera fregatura, un po' come rimanere chiusi dentro un armadio su Venere quando, dopo una notte lunga un secolo, finalmente spunta il sole." Adorato dalla sorella Lola curiosa, emancipata, lottatrice; stimolato per convenienza dall'amico Junior; protetto dall'aura misteriosa e magica della nonna Inca che con caparbietà aveva riunito la famiglia dopo la caduta avvenuta per mano del dittatore a causa di un Fukù una maledizione, cresciuto da una madre bella Belicia, rinata da morte certa nella prima infanzia grazie all'intervento della Inca, forte, appassionata e lavoratrice infaticabile per garantire a sé ed ai suoi figli il riscatto. La vita e l'amore travolgono, anche quando li fuggi anche quando ti sfuggono.

21 febbraio 2012

Incipit del 21 febbraio

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Aprii la porta di vetro molato sotto l'elaborata insegna di bronzo, Tiffany Glass & Decorating Company. Una nuova insegna e un nuovo nome. Bene: anch'io sentivo di essere un'altra persona.
Nel salone al piano terra dell'edificio di cinque piani enormi vetrate erano appese al soffitto e grandi mosaici poggiavano alle pareti. Sebbene avessi fretta, non seppi resistere alla tentazione di dare una sbirciatina ai vasi dalle linee morbide, ai completi da scrivania in bronzo, alle pendole, ai candelabri Art Nouveau. Ma le lampade stonavano con i loro paralumi di vetro soffiato sopra basi tozze e bulbose: troppo ordinarie per essere eleganti! Il signor Tiffany poteva fare di meglio.
Il giovane capo reparto cercò di fermarmi ai piedi della scalinata di marmo. Lo fulminai con un'occhiata che voleva dire: Ero qui prima che tu nascessi e spinsi via il suo braccio come se fosse uno dei tornelli di Coney Island.

Susan Vreeland. Una ragazza da Tiffany. Neri Pozza




Potevo come Tiffaniana esimermi dal leggere questo libro che mi è stato prestato, dopo aver appurato che non si trattava di uno di quelli della serie con Tiffany nel titolo che vanno molto di questi tempi e fanno pensare agli uomini delle case editrici che la pollastra di turno lo acquisterà perché leggendo il libercolo penserà di trasformarsi nell'elegante Audrey anche se pesa 87 kg ed è alta 157 centimetri? No non potevo. Dunque questa è la storia di Clara Wolcott Driscoll, spirito creativo della Tiffany decorazioni, che riesce a reimpossessarsi del suo lavoro che adora solo perché è rimasta vedova. Infatti Louis Comfort Tiffany visionario inventore e proprietario della ditta, pur riconoscendo la capacità ed il maggior impatto creativo delle donne nella sua azienda e accettando quindi di formare un'intero reparto a conduzione femminile, seguiva inderogabilmente la norma che una donna venisse licenziata il giorno delle nozze. E' la storia di una New York fatta della miseria dell'immigrazione di fine 800. E' la storia delle prime lotte sindacali e delle prime lotte di rivendicazione femminista. Non abbiamo fatto troppa strada da allora ahimè

15 febbraio 2012

Incipit del 15 febbraio

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Erano otto anni che sognavo fuoco. Gli alberi si incendiavano al mio passaggio, l'oceano bruciava. Mentre dormivo, il fumo dolciastro mi avvolgeva i capelli e il suo aroma si depositava come una nuvola sul cuscino quando mi alzavo.
Tuttavia appena il materasso cominciò a scottare balzai giù dal letto. L'odore penetrante della combustione non assomigliava affatto al tenue sentore caramellato dei miei sogni. Erano diversi come gelsomino indiano e quello della Carolina: unione e separazione. impossibile confonderli.
In piedi in mezzo alla stanza, individuai l'origine delle fiamme: una fila ordinata di fiammiferi in fondo al mio letto. Si erano accesi uno dopo l'altro e ardevano come piccoli pali di una staccionata lungo il bordo del materasso. Li guardai bruciare e provai un terrore spropositato davanti alle fiammelle tremolanti. Per un attimo ebbi di nuovo dieci anno, bambina disperata e insieme fiduciosa come non ero mai stata prima e non sarei più  stata dopo di allora.
Ma il nudo materasso sintetico non prese fuoco com'era successo ai cardi in quel lontano ottobre: bruciò brevemente senza fiamma prima di spegnersi.
Era il mio diciottesimo compleanno.




Vanessa Diffenbaugh. Il linguaggio segreto dei fiori. Garzanti

Può una passione vera modificare un destino segnato da un'infanzia solitaria? L'attaccamento alla vita può essere donato tramandando una passione o viceversa si può tramandare una passione solo dopo aver creato un legame profondo tra la persona che ha una conoscenza e colei che questa conoscenza sta ricevendo? Victoria è stata abbandonata alla nascita, passa la sua infanzia tra una famiglia affidataria e l'altra, è un'animale ferito e come tale si comporta. Poi l'incontro con Elizabeth, la speranza di una famiglia. Ancora una volta la speranza sarà disattesa. Ma i semi della rinascita sono ormai seminati, profondamente

10 febbraio 2012

Incipit del 10 febbraio

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Sarebbe stato tutto perfetto.
In piedi, di fronte alla finestra aperta, Massimo rimirava il pratino rasato di fresco. A piedi nudi, tazzina in mano, il caffè ancora troppo caldo per tentare di berlo, il nostro stava approvando orgoglioso con lo sguardo il risultato del proprio lavoro.
Sì sarebbe stato meraviglioso.
Tagliare l'erba richiedeva di svegliarsi un'oretta prima del solito, certo; ma i dieci minuti successivi alla fine dell'impresa erano una goduria. Dopo aver passato la falciatrice e rifilato i bordi, quindi, Massimo si era preparato il caffè e si era messo alla finestra aperta, mentre l'aroma dell'erba appena tagliata gli rinfresca le narici. Mattina serena, odore di fresco e di pulito, e un bel pratino ordinato da guardare

Marco Malvaldi. La carta più alta Sellerio



Torna il "barrista" del bar lume, tornano gli arzilli spacca maroni, torna Tiziana, Massimo ha casa nuova e bar rinnovato e volente o nolente casca di nuovo su un morto, stagionato ma pur sempre cadavero, quindi ci risiamo, con il solito garbo gli tocca sbrogliare pure questo caso.
Andrea Vitali ha iniziato a stancarmi, invece Malvaldi continua a piacermi alla grande

1 febbraio 2012

Incipit del 1° febbraio

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Sulla nave eravamo quasi tutte vergini. Avevamo i capelli lunghi e neri e i piedi piatti e larghi,e non eravamo molto alte. Alcune di noi erano cresciute solo a pappa di riso e avevano le gambe un po' storte, alcune di noi avevano appena quattordici anni ed erano ancora bambine. Alcune di noi venivano dalla città e portavano abiti cittadini all'ultima moda, ma molte di più venivano dalla campagna, e sulla nave portavano gli stessi vecchi kimono che avevano portato per anni - indumenti sbiaditi smessi dalle nostre sorelle, rammendati e tinti più volte. Alcune di noi venivano dalle montagne e non avevano mai visto il mare, tranne che in fotografia, e alcune di noi erano figlie di pescatori che conoscevano il mare da sempre. Forse il mare ci aveva portato via un fratello, un padre o un fidanzato, o forse un triste mattino una persona cara si era buttata in acqua e si era allontanata a nuoto, e adesso anche per noi era arrivato il momento di voltare pagina

Julie Otsuka. Venivamo tutte per mare. Bollati Boringhieri. Traduzione Silvia Pareschi




Voi sapete quanto ami i cori, questo libro è una corale, una corale magnificamente diretta, Julie Otsuka ha saputo armonizzare divinamente le voci, questo libro vi toccherà il cuore, lo prenderà per mano, lo porterà su una nave agli inizi del 900, carica di di giovani donne giapponesi dirette negli Stati Uniti, ma lo porterà anche su ogni nave carica di speranze, che ogni giorno, da che è stata inventato il trasporto per mare, porta giovani vite a cercare nuovi inizi. Avrete i loro sogni, le loro illusioni, le vedrete crescere e poi spegnersi e poi nuovamente volare alte,dividerete i loro dolori, perché nel  coro si distingueranno voci cristalline di soliste che sapranno rubarvi l'anima. Quelle piccole donne cresceranno, conosceranno l'amore o la delusione di una speranza di amore, diverranno madri o annegheranno nel dolore di uteri sterili, cercheranno di integrarsi e quando avranno deciso di non essere ormai americane o null'altro che giapponesi lontane dalla loro terra, la guerra insegnerà loro che non sono più neppure quello. Uno dei più bei libri che abbia letto, non segnatelo, compratelo e soprattutto leggetelo

30 gennaio 2012

Incipit del 30 gennaio

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Venerdì 9 novembre 1917

Si staccò dalla notte. E dalla notte, per qualche istante niente lo distinse. Poi una scintilla, riflesso della lanterna che la donna teneva alta davanti al muso del cavallo, rivelò il monocolo. L'uomo si rivolse alla donna in un italiano impeccabile, appena incrinato da dissonanze metalliche, spie della madrelingua tedesca. C'era qualcosa di splendido e di truce in quella faccia unata dalla luce oscillante, come se le stelle e la polvere lì si fossero date appuntamento.


Andrea Molesini. Non tutti i bastardi sono di Vienna. Sellerio



Storia di Paolo il "cèo" , cioè il piccolo, il ragazzino, della famiglia Spada, in quel di Refrontolo, sulle colline sopra il Piave tra la fine del 17 e l'estate del 18, cioè nel peridodo che fece di quelle zone il teatro più sanguinoso della prima guerra mondiale. Gli Spada sono ricchi possidenti terrieri, Paolo vive con la nonna Nancy, regale, ferrea, ed il nonno Guglielmo libero pensatore irrisolto, dopo che la nave che trasportava i genitori fece naufragio lasciandolo orfano. Con loro l'affascinante e melanconica zia Maria, la "serva" Teresa e la sua non brillante figlia Loretta, il custode Renato e due particolari vicini il "terzo fidanzato" di nonna Nancy e Giulia inquieta e selvaggia. Quella notte di inizio novembre villa Spada diventa base del comando militare asburgico e cambierà per sempre le vite dei suoi abitanti. Paolo dovrà imparare a vedere il mondo ed il nemico stesso con occhi diversi "Qualcuno lassù fumava. Forse una sentinella. La vista di quella lucciola, sola in cima alla torre, mi rasserenò: la quiete di quel ravvivarsi e scemare di luce, piccola e netta nel buio, mi toccava dentro, non pensavo a una vendetta nemica, ma all'uomo che in compagnia di una sigaretta inventava la sua pace" e dovrà confrontarsi con la morte "l'uomo a terra aveva un buco al posto dell'orecchio. Niente sangue, solo un buco. Da un buco così piccolo- pensai- era uscita una vita intera: gli affanni dei genitori, il bisticciare dei fratelli, gli animali del cortile, la prima notte d'amore, la prima volta che, bambino aveva detto "io". Tutto andato chissà dove, per sempre".
Leggetelo, ne vale la pena, mi offro per traduzioni delle parti in veneto che vi risultassero ostiche (e per piacere xe si legge se con la esse dolce)

23 gennaio 2012

Incipit del 23 gennaio

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Wolverine River, Alaska 1920

Mabel sapeva che avrebbe trovato silenzio. In fondo, era ciò che voleva. Niente vagiti o vocine infantili. Niente grida giocose dei figli dei vicini per strada. Sulle scale di legno consumate dai passi di una generazione dopo l'altra, nessuno scalpiccio di piedini, niente giocattoli, niente giocattoli che sbattono sul pavimento della cucina. Si sarebbe lasciata alle spalle tutti i rumori dei suoi fallimenti e rimpianti, e al loro posto ci sarebbe stato solo silenzio. Nelle lande selvagge dell'Alaska, aveva immaginato di trovare un silenzio di pace, come neve che cade di notte, l'aria piena di promesse ma senza suono, e invece non trovò nulla di tutto questo. Anzi quando passava la scopa sulle assi del pavimento, le setole grattavano il legno come i denti aguzzi del toporagno le rosicchiassero il cuore.

Eowyn Ivey. La bambina di neve. Einaudi


Avete nostalgia delle favole? Vi piacevano le favole del profondo nord con la natura madre e matrigna? Vi piacciono le storie d'amore? Vi piacciono le favole che non finiscono esattamente con e vissero tutti felici e contenti? Allora questo libro fa per voi.
Mabel è in fuga dalla sua disperazione, ma la distanza dal suo ambiente non mette distanza tra il suo dolore e lei stessa. Jack la porterebbe ovunque per farla felice ma è conscio del fatto che nulla di quanto lui può dire o fare può aiutare Mabel se non è lei stessa a volerlo. Poi inizia la favola. Buona lettura

18 gennaio 2012

Incipit del 18 gennaio

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Sapevo cosa stava pensando mia figlia mentre mi guardava preparare la valigia con i suoi occhi scuri penetranti e un po' impauriti. Erano come quelli di sua madre, mentre le labbra sottili le aveva prese da me, anche se con il passare degli anni, facendosi più rotonda, aveva finito per somigliare sempre più a lei. Se la paragonavo alle foto di Raquel a cinquant'anni erano proprio due gocce d'acqua. Mi figlia pensava che fossi un vecchio pazzo e senza speranza, ossessionato da un passato che ormai non importava più a nessuno ma del quale non riuscivo a dimenticare neppure un giorno, un dettaglio, una faccia o un nome, anche se si trattava di un nome tedesco lungo e difficile, mentre spesso dovevo sforzarmi per ricordare il titolo di un film visto da poco.


Clara Sanchez. Il profumo delle foglie di limone. Garzanti





Il successo editoriale del 2011, acclamato a furor di classifica (e mio padre ogni tanto si fa prendere dal raptus dell'acquisto del primo nella classifica vendite de La Repubblica). La storia di Julian anziano ed acciaccato repubblicano spagnolo, scampato a Mauthausen, militante del Centro Memoria ed Azione,  tornato in Spagna dall'Argentina sulle tracce dei nazisti suoi aguzzini beatamente e poco clandestinamente esiliati sulla Costa Blanca. E storia di Sandra, giovane ed incapace di immaginare il suo futuro nonostante un affettuoso e premuroso compagno ed un figlio in arrivo. Sandra, ignara, verrà soccorsa durante un malore, ed "adottata"proprio dalla coppia di nazisti a cui Julian sta dando la caccia e così le strade dei due si incroceranno. Storia raccontata a due voci, con i diversi punti di vista. Buon intreccio, ma nonostante si tratti di una lettura coinvolgente, non dice nulla di nuovo né sulla storia delle persecuzioni naziste, né sulla necessità di preservare la  memoria di quanto è successo ed il finale scivola via sciapo

11 gennaio 2012

Incipit dell'11 gennaio

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Una donna brutta non ha a disposizione nessun punto di vista superiore da cui poter raccontare la propria storia. Non c'è prospettiva d'insieme. Non c'è oggettività. La si racconta dall'angolo in cui la vita ci ha strette, attraverso la fessura che la paura e la vergogna ci lasciano aperta giusto per respirare, giusto per morire.
Una donna brutta non sa dire i propri desideri. Conosce solo quelli che può permettersi. Sinceramente non sa se un vestito rosso carminio, attillato, con décolleté bordato di velluto, le piacerebbe più di quello blu, classico e del tutto anonimo che usa va a teatro e sceglie sempre l'ultima fila e arriva all'ultimo minuto, appena prima che le luci si spengano, e sempre d'inverno perché il cappello e la sciarpa la nascondano meglio. Non sa nemmeno se le piacerebbe mangiare al ristorante o andare allo stadio o fare il cammino di Santiago de Compostela o nuotare in piscina o al mare. Il possibile di una donna brutta è così ristretto da strizzare il desiderio.


Mariapia Veladiano. La vita accanto. Einaudi

Rebecca è una bimba " brutta. Proprio brutta" ma non al punto da destare pietà. Venuta al mondo nella provincialissima Vicenza, da una famiglia agiata: il padre ginecologo, una zia gemella del padre, Erminia, estrosa pianista che nasconde segreti e soprattutto una madre, fragile come un bicchiere di cristallo finissimo, già prima del parto, che rifiuta Rebecca al punto da non prenderla mai tra le braccia. Rebecca trova la sua forza in Maddalena la tata che sostituisce il suo dolore con l' amore incondizionato per la bimba, e successivamente in Lucilla l'esplosiva amica del cuore; ma soprattutto nella musica, dote straordinaria del brutto anatroccolo che in essa trova motivazione e grazia per non" esistere sempre in punta di piedi, sul ciglio estremo del mondo". La vita accanto è un'opera prima che nel 2010 ha vinto il premio Calvino

30 dicembre 2011

Incipit del 30 dicembre

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Ermete Pasquali scendeva lungo la via nebbiosa, con leggeri colpi di pedale.
La strada avanzava sinuosa tra la periferia cittadina e il sobborgo industriale, seguendo il corso del fiume. Orti, cascine, rare villette:un percorso secondario che conduce alle fabbriche, e più oltre alle colline, tagliando la via provinciale.
Pedalava lento, la borsa con la posta fissata al cestino della bicicletta. L'autunno inumidiva l'asfalto. La campagna, tutt'intorno, svaporava, avvolto nel primo freddo.
Un bell'andare, pensava il Pasquali. Un lungo giro quotidiano, tra cascinali e campi, nella chiara luce del mattino.
Un lungo inatteso silenzio.

Raffaella Romagnolo.L'amante di città. Fratelli Frilli Editori

Mi sono molto domandata se postare questo incipit, non perché questo giallo non valga la pena di essere letto, è ben scritto, ma perché difficilmente si troverà, fuori della Liguria/Basso Piemonte.
Ma Raffaella Romagnolo col giallo ci sa fare, ricorda un po' di Andrea Camilleri, un po' di Andrea Vitali nel modo di raccontare la profonda provincia del nord, un po' Marco Malvaldi e le sue avventure del bar lume. Due morti a distanza di 10 anni: una nobildonna decaduta trovata morta nel 93 ed un professore universitario ucciso nell'estate del 2003 toccherà al maresciallo De Luigi venire a capo del mistero indagando fra le miserie ben nascoste di vite paludate e cercando saprà trovare anche l'amore

28 dicembre 2011

Incipit del 28 dicembre

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Mau era piccolo e aveva una cicatrice che gli attraversava la guancia sinistra. Al mercato russo scelsi lui tra una moltitudine di autisti con occhi incalzanti. Guidavano biciclette e tuk-tuk, risciò e motocicli. Certi avevano la macchina. Si spintonavano per raggiungermi, cercando di attirare il mio sguardo, di separarmi dalla folla.La luce negli occhi di Mau era un foro minuscolo su un foglio di carta nero. Lo scelsi perchè quando si fece avanti gli altri indietreggiarono. Gli dissi che probabilmente ci sarebbero volute parecchie notti. Dovevo controllare tutti i locali notturni di Phnom Penh. La luce dei suoi occhi si insinuò nei miei. Quando gli spiegai cosa stavo facendo, il foro si aprì e richiuse su un breve istante di compassione.

Kim Echlin. Il fiume delle cento candele. Einaudi.

Per prima cosa ringrazio il mio impagabile spacciatore, quando mi consiglia un libro lui non sbaglia mai un colpo. Questo romanzo è un viaggio nella memoria che altro non è se non "un frammento di luce su un muro d'inverno". E' una lettera d'amore che attraversa i luoghi ed il tempo. Un tempo che si fa eterno. E' una dichiarazione di amore incondizionato di una donna per il suo uomo: "la stranezza del mio amore per te è che mi ha reso morta in vita e ha reso te vivo nella morte". E' la storia di una ricerca in una nazione di scomparsi, la Cambogia,a cui è stata negata perfino la dignità della sepoltura. Caldamente consigliato

14 dicembre 2011

Incipit del 14 dicembre 2011

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"Entro in un negozio di scarpe, perchè ho visto delle scarpe che mi piacciono in vetrina. Le indico alla commessa, dico il mio numero, 46. Lei torna e dice: mi dispiace, non abbiamo il suo numero.
Poi aggiunge sempre: abbiamo il 41.
E mi guarda, in silenzio, perchè vuole una risposta. E io, una volta sola, vorrei dire: e va bene, mi dia il 41.

La soddisfazione di infilare il braccio in fondo al frigorifero del bar o del supermercato e tirare fuori la bottiglia di latte con la scadenza più lontana, che qualcuno ha volontariamente coperto per farmi comprare la bottiglia con la scadenza più vicina.

Tutte le persone che non sono belle, o che sono brutte, poi quando le conosci diventano più belle, sempre.

Una volta all'anno ricevo una bolletta del gas dove c'è scritto: totale fattura zero virgola zero zero. I pagamenti delle fatture precedenti sono regolari. Grazie."

Momenti di trascurabile felicità Francesco Piccolo Einaudi

Ho trovato delizioso questo breve libro che mi ha fatto compagnia in questi ultimi giorni. Francesco Piccolo con la sua prosa arguta e ironica descrive appunto quei momenti di trascurabile felicità che sono presenti nelle nostre vite, ho sorriso, mi sono intenerita, mi sono ritrovata in molti di questi momenti...una lettura vivamente consigliata specie se si ha poco tempo, la si può leggere nelle pause, in bilico sul bus, in fila all'ufficio postale e "i muscoli risori" se ne gioveranno.
Non ho postato l'incipit perchè sarebbe stato troppo lungo, ma alcuni stralci.
Buona lettura e buongiorno a voi!


1 dicembre 2011

Incipit del 1 dicembre

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" 'A iurnata è 'nu muorzo, " la giornata è un morso, è la voce di mast'Errico sulla porta della bottega. Io stavo già là davanti da un quarto d'ora per cominciare bene il primo giorno di lavoro. Lui arriva alle sette, tira la serranda e dice la sua frase d'incoraggiamento: la giornata è un morso, è corta, diamoci da fare. Ai vostri comandi, gli rispondo, e così è andata. Oggi scrivo la prima notizia per tenere conto dei nuovi giorni. Non sto più a scuola. Ho fatto tredici anni e babbo mi ha messo a lavorare. E' giusto, è ora. L'istruzione obbligatoria va fino alla terza elementare, lui mi ha fatto studiare fino alla quinta perchè ero malatino e poi così avevo un titolo di studio migliore. Qua intorno i bambini vanno a lavorare pure senza scuola, babbo non ha voluto. Fa lo scaricatore al porto, non ha studiato, solo adesso sta imparando a leggere e scrivere alle lezioni serali della cooperativa degli scaricatori. Parla il dialetto e ha soggezione dell'italiano e della scienza di quelli che hanno studiato. Dice che con l'italiano uno si difende megio. Io lo conosco perchè leggo i libri della biblioteca, ma non lo parlo. Scrivo in italiano perchè è zitto e ci posso mettere i fatti del giono, riposati dal chiasso del napoletano.








Erri De Luca. Montedidio. Feltrinelli






A me quest'ultima frase dell'incipit è particolarmente piaciuta: questo italiano zitto, lingua per descrivere sul foglio scritto in contrapposizione al napoletano lingua per narrare e per giunta in modo chiassoso mi fa impazzire.







A Montedidio nella Napoli del dopo guerra un bambino che sta diventando uomo vive e lavora. A Montedidio si incontra l'"ammore" che la vita ha provato a sporcare e che il sentimento tende a pulire.







A Montedidio c'è modo di conoscere Rafaniello che a Napoli non è nato, che a Napoli vive in attesa di spiccare il volo con ali nascoste, che ha conosciuto l'orrore dello sterminio dell'olocausto, che si prende cura dei piedi della povera gente, perchè coi piedi caldi la vita è più lieve.







Ora so che con Erri De Luca si creano gli schieramenti, ma io trovo la sua prosa così lirica, la parola quasi magica, il sentimento lì ad un soffio dalle parole stampate che non posso che consigliarvene ancora una volta la lettura