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13 agosto 2012

il coinquilino

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Ho un grillo salito
al quarto piano
per vivere con me
tra le mie ortensie.

È molto educato
quando spengo
la luce per dormire
tace.






grazie al mio editor :)

11 giugno 2012

Varie ed eventuali

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Nel momento del mio più basso interesse per il calcio, non che sia mai stata una tifosa, ma le partite di mondiali ed europei di solito le vedevo volentieri, mi spunta 'sto Prandelli che dice delle cose che fanno pensare che qualcuno lì dentro le cose le sappia ancora vedere dalla giusta prospettiva.
Invita, alla conferenza stampa prima della partita di esordio, un giornalista a sorridere dicendogli che in fondo la partita non l'hanno ancora persa.
Ad un altro che gli chiede quanto sia preoccupato dice, io sono sereno come un bambino che ha fatto i compiti, mi sono fatto anche un bel pisolino di un'ora; le preoccupazioni della vita sono altre: perdere la casa o il lavoro per il terremoto, quello fa stare in ansia.
Mi verrebbe quasi da tifare per uno così è che lui dirige i soliti mutandati che si credono divinità perchè sono ingrassati a denaro facile e vivono nella terra di nessuno.

Sabato, per la seconda volta in quindici giorni, sono stata a Verona per lavoro, finiti gli impegni mi sono goduta la straordinaria bellezza di quella città: i ponti, le chiese,  piazza delle Erbe e dei Signori, le arche Scaligere, la piccola chiesa paleocristiana di Santo Stefano il concerto delle campane di San Giorgio in Braida per il vespero con l'eco che nasce dall'impatto contro il Duomo sull'altra riva dell'Adige e si espande e le rondini che se lo godono tanto quanto me in una brezza che spezza l'afa di un pomeriggio di ormai estate. Sarà l'età, saranno i balli della terra degli ultimi giorni, mi viene un magone all'idea di quanto possa essre fragile un patrimonio così prezioso, di quanto velocemente abbiamo rinnegato quei canoni di bellezza ed armonia che hanno fatto l'identità culturale dell'Italia molto più di quanto abbia mai potuto fare la breccia di Porta Pia, abbiamo costruito troppo, male, senza sicurezza, senza regole, senza rispetto delle propozioni, senza prospettive urbanistiche. Siamo stati i primi devastatori, la terra con i suoi movimenti ci apre solo gli occhi e ci fa sentire smarriti

5 giugno 2012

La vita, nonostante

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Carlo Lucarelli ha scritto giorni fa una lettera al Sig. Terremoto in cui parla della sua regione, l'Emilia Romagna , dell'orgoglio di appartenervi e viverci...la lettera riprende a grandi linee il contenuto del video che ho postato e che lui aveva girato prima del terremoto per descrivere l'anima e lo spirito della sua terra...vi trascrivo solo la chiosa finale che ovviamente non è riportata nel video: "Ora ti ho raccontato quello che siamo, non credere di farmi o farci paura con due giri di mazurca facendo ballare la nostra terra, io questa terra l’amo e come mi ha detto una persona di Mirandola poche ore fa… questa è la mia casa e io non l’abbandonerò mai."
Certo quando il terremoto colpisce una regione, una zona, una popolazione è sempre una cosa dolorosissima anche per chi guarda a distanza, io questa volta ho sofferto ancora di più proprio per l'empatia profonda che nutro verso questa terra e la sua straordinaria gente da sempre e voi lo sapete bene...
Questo mio post non vuole essere un post sul terremoto, ma un atto di amore per queste persone speciali, per queste facce spesso sorridenti nonostante tutto, che non si arrendono e continuano a vivere per quanto possibile con la leggerezza, la laboriosità e l'intraprendenza che li contraddistinguono; ho sentito una vecchina ultraottantenne intervistata nelle tende che diceva più o meno: "Non prevedevo alla mia età di fare il primo campeggio della mia vita", scherzava sdrammatizzando la tragedia e riusciva a ridere di gusto anche di fronte alla prospettiva agghiacciante di trascorrere gli ultimi suoi anni di vita senza casa...un risata franca e piena da lasciarti senza parole, che ti fa vergognare delle tue lamentele quotidiane, tu che un tetto sulla testa ce l'hai...
E anche Massimo Gramellini in uno dei suoi splendidi buongiorno ha parlato della forza sorridente degli emiliani e della lezione di vita che ci stanno dando, lo ha intitolato "La vita nonostante", leggetelo, ne vale la pena...ho rubato il titolo anche per il mio post.
Quindi vorrei mandare un abbraccio all'Emilia tutta che non si arrende...vorrei poter essere al concerto che probabilmente si terrà il 25 giugno prossimo allo stadio di Bologna per raccogliere fondi, ci saranno tanti artisti emiliani, essendo un lunedì sera non potrò essere presente, ma troverò il modo di far arrivare la mia solidarietà in altro modo.
Forse canterà anche Guccini durante questo concerto...ed è con una sua bellissima canzone dedicata all'Emilia che vi saluto..

"Emilia allungata fra l' olmo e il vigneto, voltata a cercare quel mare mancante
e il monte Appennino rivela il segreto e diventa un gigante.
Lungo la strada fra una piazza e un duomo hai messo al mondo questa specie d' uomo:
vero, aperto, finto, strano, chiuso, anarchico, verdiano... brutta razza, l' emiliano! "

7 maggio 2012

IL NOME DEI GATTI

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Dare un nome a un gatto è una faccenda particolare,
  Tutt’altro che uno sport da incompetenti;
Penserete che io sia matto da legare
  Se vi dico che un gatto ha TRE NOMI DIFFERENTI.
Primo, il nome che la famiglia usa di solito,
  Come Pietro, Augusto, Gianni o Alonzo,
Come Vittorio o Giona, Baffo o Ippolito:
  Tutti nomi comuni d’ogni giorno.
Ci sono nomi più ricercati, con un suono più fine,
  Come Plutone, Ademto, Elettra, Astolfo,
Sia per i signori che per le signorine:
  Però tutti i nomi comuni d’ogni giorno.
Ma un gatto ha bisogno di un nome speciale,
  Un nome esclusivo, più meritorio,
Altrimenti come potrà la coda inalberare
  O sollevare i baffi o compiacere il suo orgoglio ?
Di questo tipo di nomi ve ne cito qualcuno,
  Come Munkustrap, Quaxo o Caricopatto,
Come Bombalorina, o Jelliloruno:
  Nomi che appartengono sempre a un solo gatto.
Ma al di là di questi c’è un nome sottile,
  E si tratta del nome che non indovinerete mai;
Il nome che nessuna indagine umana può scoprire:
  Ma IL GATTO LO SA, e non rivelerà mai,
Quando vedete un gatto in profonda meditazione,
  E’ sempre, sappiate, per la stessa ragione:
La sua mente è rapita in estatica contemplazione
  Del pensiero, del pensiero, del pensiero del suo nome:
         Il suo ineffabile effabile
         Effineffabile
Profondo e inscrutabile singolo Nome.

T.S. Eliot  “Il nome dei gatti”


Per Morgana, per Mookie. E per tutti i gatti che abbiamo amato, che
non pensavamo di poter amare così tanto. Per tutti i gatti che ameremo.





1 maggio 2012

VIVA IL LAVORO

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Questa giornata è non solo per chi lavora e per chi il lavoro l’ha drammaticamente perso, questa festa è per l’idea  di lavoro che ci caratterizza e che parla di impegno quotidiano  nonostante le alzatacce,  il dover tornare tardi a casa la sera, l’ansia di lasciare a casa un bimbo malato, l’essere costretti a viaggiare su treni sempre in ritardo e spesso indecenti, il disagio di ambienti  anche molto faticosi; quel lavoro che ci siamo guadagnati senza scorciatoie, meritandoci – e ripeto meritandoci- ogni pezzettino perché sudato sulla nostra pelle; quel lavoro che ci fa campare e che noi  onoriamo tutti i giorni perché coscienti che ci rende liberi e ci permette di contribuire alla crescita nostra e degli altri. Quel lavoro che è vita e che nessuno dovrebbe mai mettere in discussione.
VIVA il LAVORO.



Le strade sono
tutte di Mazzini, di Garibaldi,
son dei papi,
di quelli che scrivono,
che dan dei comandi, che fan la guerra.
E mai che ti capiti di vedere
via di uno che faceva i berretti
via di uno che stava sotto un ciliegio
via di uno che non ha fatto niente
perché andava a spasso
sopra una cavalla.
E pensare che il mondo
è fatto di gente come me
che mangia il radicchio
alla finestra
contenta di stare, d’estate,
a piedi nudi.
(I nomi delle strade - Nino Pedretti)

 
Vivere è stare svegli,
e concedersi agli altri,
dare di sé sempre il meglio,
e non essere scaltri.
Vivere è amare la vita,
coi suoi funerali e i suoi balli,
trovare favole e miti
nelle vicende più squallide.
Vivere è attendere il sole
nei giorni di nera tempesta,
schivare le gonfie parole
vestite con frange di festa.
Vivere è scegliere le umili
melodie senza strepiti e spari,
scendere verso l’autunno
e non stancarsi d’amare. 
(Vivere - Angelo Maria Ripellino)


11 novembre 2011

UNDICI

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No ma l'avete vista com'è bella la data di oggi?

Come le gambe delle ballerine durante un can can
Come le sbarre della gabbia da cui si evade
Come i gli steli del grano che si matura al sole nella tarda primavera
Come i bastoncini dello Shangai un secondo prima di cadere sul tavolo
Come i capelli serici di una orientale
Come gli spaghetti che preparerò
Come le serpentine di un termosifone caldo in un gelido mattino d'inverno
Come i binari alla stazione quando il treno che mi porta da te sta partendo

Come le matite colorate allineate nella scatola

7 novembre 2011

Non so dire addii

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Non so proprio farlo, non so salutare le cose, e questo a volte è maniacale, ho bigliettini d'amore, d'amicizia, d'auguri, le cartoline le ho lasciate nel cassetto sotto il letto dai miei ma sono ancora lì.

Ma soprattutto non so dire addio alle persone. Tengo tutti, ma proprio tutti, ho chiuso in modo definitivo solo due amicizie nella mia vita, ma erano rapporti irrimediabilmente viziati e decisamente patologici, e in quel caso, e solo in quel caso, ho fatto il medico che cura se stesso, ho potato per non andare alla deriva e comunque la cosa non è stata poco dolorosa.

Non è che frequenti tutte le persone che ho conosciuto, a volte la vita decide per te, ma cerco di scrivere, di mandare messaggi, di farmi viva quanto più possibile.

Non mi sembra mai che le persone mi soffochino se mi cercano e forse questo deriva dalla mia eterna insicurezza. Ho portato con me l'amore quando pareva avermi lasciato, ma era la mia vita, era come dire addio a me stessa.

Tengo con me coloro che la vita o la malattia si sono portati via, porto con me chi ha deciso di lasciare una vita che amava, ma dalla quale non si sentiva ricambiato, ed in questa decisione c'era inderogabilmente incluso anche il mio abbandono.

Così ogni volta che gli altri decidono di troncare, ed è loro diritto farlo, è sempre, immancabilmente come se nel chiudere la porta ci rimanessero le mie dita dentro e talora anche il cuore.





12 ottobre 2011

Magia

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A volte si sente il bisogno di un poco di magia nella vita, mica una voce che ti suggerisce nel sonno all'orecchio la combinazione del superenalotto no, piccole cose, magie da apprendista.



Non so un fiore che sboccia da una pianta che hai sì e no annaffiato, un biglietto o un pacchetto da un amico nella cassetta della posta al posto delle solite bollette, lo sguardo appena colto (non quello che ti fa i raggi X) di un uomo che ti osserva per strada, una foto in cui non ti vedi disastrata, un abbraccio non richiesto, un libro che ti rapisce dalla prima all'ultima pagina, un commento piacevole e non aspettato ad un post sul blog, la cena che prepari stanca ma che mette i commensali tutti in entusiatico accordo, un tramonto che sembra rubato ad un film in cinemascope, una notte fredda e serena e col cielo di velluto blu ricamato di swarovsky scintillanti, il sonno che ti riprende dopo averti abbandonata, all'alba, quando ormai pensava ti avesse tradita, una canzone che non sentivi da anni che compare all'improvviso e ti mette la voglia di ballare ovunque tu sia, i versi di un poeta che ti fanno affacciare su un mondo sorprendente, sentirsi di stare vivendo pienamente...........sciocchezze insomma

27 settembre 2011

Quanto mi piacciono

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Mi piacciono quando iniziano a sorridere a chiunque gli sorrida, con quei sorrisi sdentati e fiduciosi.
Mi piacciono quando picchiano tre volte in una settimana la testa nello stesso punto su qualsivoglia spigolo e sembrano una nuova specie di rinoceronti dalla pelle liscia.
Mi piacciono quando ti devastano di perchè.
Mi piace quando hanno le croste sulle ginocchia e più dici di non grattare e più grattano e si formano strati su strati.
Mi piacciono quando si costruiscono le capanne sotto ai tavoli, o sotto agli ombrelloni o sotto le lenzuola stese e nella capanna si sentono onnipotenti.
Mi piacciono quando non si piacciono: troppo larghi, troppo lunghi, spesso con la pelle devastata.
Mi piacciono quando si innamorano non corrisposti e si struggono e se poi sono corrisposti si baciano con ostentazione dimentichi del mondo o alla facciaccia sua.
Mi piacciono quando fumano sigarette che più nessuno fuma per sentirsi i grandi che non sono e mascherare un pozzo di fragilità.
E fino a qui sono tutti uguali qualsiasi cielo li abbia partoriti.
Non mi piacciono più quando si trasformano in freddi calcolatori, cloni di adulti che giocano a fare eternamente gli adolescenti

1 settembre 2011

MOSTRA DI PAROLE

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Negli ultimi mesi, come alcune di voi sanno, ho frequentato spesso l’ambiente ospedaliero poiché la mia salute ha subito qualche piccola scossetta, per fortuna assestata. L’ospedale principale della mia città è una struttura che in pochi anni ha raddoppiato la sua dimensione e ancora oggi è in continua espansione.

La prima cosa che si nota, seguendo uno dei vari percorsi colorati che portano ai reparti e agli ambulatori, sono le pareti dei corridoi abbellite da splendidi e interessanti pannelli che ritraggono paesaggi, ambienti e volti di ogni parte del mondo. Sono fotografie spesso realizzate da non professionisti che ne hanno fatto dono all’ ospedale. Forse inusuale da vedere sui muri di un ospedale, ma in quei pochi minuti che impieghi a percorrere il tuo tragitto riesci ad evadere brevemente con la mente e a pensare ad altro.

Nella piccola saletta d’attesa, che tante volte mi ha accolta al mattino presto, sulla parete non ha trovato posto una foto, ma un pannello intitolato “Mostra di Parole” che riporta questa frase:

“Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce; lo si sa in mille cose” (Blaise Pascal).

Questo pensiero mi ha fatto molta compagnia nelle mie numerose attese. Ecco se ascoltavo il mio cuore sentivo che sarebbe andato tutto bene e, soprattutto all’inizio, è stato fondamentale ascoltare le ragioni del mio cuore. Poi, mossa da una certa curiosità verso questa “mostra di parole” che non ricordavo fosse stata allestita da nessuna parte, mi sono informata e ho scoperto che qualche anno fa alcuni giovani volontari del servizio civile sono stati coinvolti nel progetto ‘La biblioteca per i pazienti’ al quale hanno partecipato con un programma da loro ideato dal titolo “Cure leggere … lèggere cura” . Questo loro impegno ha portato alla realizzazione di oltre cento pannelli riportanti ciascuno una frase di un personaggio illustre appartenuto a discipline quali scienza, filosofia, letteratura, musica. E alla fine queste frasi sono finite sulle pareti dell’ospedale in una sorta di mostra permanente volta a rendere meno faticosa l’attesa e a permettere di continuare a godere dei propri pensieri e dei propri desideri anche in un luogo spesso di difficile accettazione.

Vorrei citarvene alcune, che più mi hanno colpita, e poi invitarvi ad aggiungere a questa insolita collezione una frase che vi sentite cucita addosso, che vi ha aiutato in un momento cruciale, che vi dà gioia, che vi porta fortuna o che vi piace e basta. Non deve essere necessariamente di un personaggio celebre. Pensate che potrà essere di aiuto a qualcuno.

Interrogato su che cosa sia un amico, disse: “Un’ anima sola che vive in due corpi” (Aristotele, cit. in Diogene Laerzio)

Si cresce davvero la prima volta che si ride di sé stessi (Ethel Barrymore)

Ci sedemmo dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti erano occupati. (Bertolt Brecht)

Un uomo percorre il mondo intero in cerca di ciò che gli serve e torna a casa per trovarlo (George Moore)

Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi. (Antoine De Saint-Exupery)

Nessun vascello c’è che come un libro possa portarci in contrade lontane (Emily Dickinson)



28 luglio 2011

Ho visto cose che voi umani

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Per strada passa un/una replicante, potrebbe avere 30 anni disastrosamente portati o 55 plasticamente conservati, potrebbe essere una finta donna o un finto uomo. Ha due guance che neanche un criceto in autunno, un naso da cui non può più passare aria, dei capelli di un biondo mai visto neanche in un campo di grano a giugno.





Non si ama, non può amarsi e trattarsi così, e ridursi così





Quest'anno sotto il mio occhio sinistro è comparso un ricamo a punto croce.





Ho sempre amato il punto croce.............. e sono vera

24 giugno 2011

A COMPRAR LA CITTA' DI STOCCOLMA

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Al mercato di Ovada capitano certi ometti che vendono di tutto, e più bravi di loro a vendere non si sa dove andarli a trovare. Un venerdì capitò un ometto che vendeva strane cose: il Monte Bianco, l'Oceano Indiano, i mari della Luna, e aveva una magnifica parlantina, e dopo un'ora gli era rimasta solo la città di Stoccolma.


La comprò un barbiere, in cambio di un taglio di capelli con frizione. Il barbiere inchiodò tra due specchi il certificato che diceva: "Proprietario della città di Stoccolma", e lo mostrava orgoglioso ai clienti, rispondendo a tutte le loro domande.

"E' una città della Svezia, anzi è la capitale".

"Ha quasi un milione di abitanti, e naturalmente sono tutti miei".

"C'è anche il mare, si capisce, ma non so chi sia il proprietario".


Il barbiere, un poco alla volta, mise da parte i soldi, e l'anno scorso andò in Svezia a visitare la sua proprietà. La città di Stoccolma gli parve meravigliosa, e gli svedesi gentilissimi. Loro non capivano una parola di quello che diceva lui, e lui non capiva mezza parola di quello che gli rispondevano.

"Sono il padrone della città, lo sapete o no? Ve l'hanno fatto, il comunicato?"

Gli svedesi sorridevano e dicevano di sì, perché non capivano ma erano gentili, e il barbiere si fregava le mani tutto contento:

"Una città simile per un taglio di capelli e una frizione! L'ho proprio pagata a buon mercato".


E invece si sbagliava e l'aveva pagata troppo. Perché ogni bambino che viene in questo mondo, il mondo intero è tutto suo, e non deve pagarlo neanche un soldo. Deve soltanto rimboccarsi le maniche, allungare le mani e prenderselo. (Gianni Rodari)


Dedicato a GLORIA, ai bizzarri personaggi che popolano le sue giornate e alla sua irrefrenabile, incontenibile ed elettrizzante voglia di POSTAAAREEEEEEEE !


e dedicato anche a chi crede ancora in un mondo migliore e si ricorda ogni giorno di rispettarlo.








20 giugno 2011

IL TEMPO PERDUTO

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Qualche giorno fa ho visto la registrazione di un’intervista ad Alberto Arbasino. Lo scrittore, che aveva appena festeggiato il suo 80mo compleanno, riferendosi al suo trascorso diceva che la cosa di cui sente più la mancanza oggi sono i suoi amici scrittori e coetanei, purtroppo scomparsi, come Calvino, Testori, Parise, Ottieri e Pasolini con i quali spesso si era promesso di ritrovarsi in vecchiaia, quando avrebbero avuto più tempo e meno impegni, per stare intorno al caminetto ad assaporare castagne e buon vino e a farsi “sane litigate” per raccontarsi ciò che in gioventù non avevano avuto modo di dirsi.

Quest’immagine allegra e malinconica allo stesso tempo, mi ha portato a pensarmi avanti negli anni intenta a riflettere sulle cose lasciate incompiute, a sentire la mancanza delle persone con le quali avrei voluto, ma…………..

In questi ultimi mesi ho avuto modo di riavvicinarmi a due persone della mia famiglia che non frequentavo più da quando eravamo bambine. Le ragioni sono diverse, anche banali, ma non dipese dalla nostra volontà. Ci siamo ignorate per oltre trent’anni, pur abitando a pochi chilometri di distanza. Poi un evento doloroso ci ha portate a guardarci negli occhi e quello che ho visto mi ha, con sorpresa, disarmata: non solo c’erano tratti fisici che ci accomunavano, ma anche modi di fare, gusti e idee che appartenevano in egual modo ad ognuna di noi. Con reciproca volontà e questa volta seguendo più l’istinto che la ragione, abbiamo intrapreso questo percorso di recupero del tempo perduto finalmente insieme. Non sarà semplice, ci saranno molti vuoti da colmare, a volte con naturalezza, a volte con imbarazzo. Ma è una grande opportunità di cui non voglio privarmi ed è una variante della mia vita che mi fa sentire bene, quel bene intangibile che nasce da dentro, che assomiglia molto ad un senso di pace. Sono anche sicura che tutto sia avvenuto al momento giusto, non un giorno di più non uno di meno, quando forse eravamo pronte per sentirci di nuovo una accanto alle altre. Anche se ci sono voluti tanti e lunghi anni, questo “viaggio” forse ci condurrà presso un fuoco scoppiettante dove ci saranno delle castagne e un bel bicchiere di vino ad attenderci. Ed io conto di esserci.

E a voi è mai capitato di agire per non avere il rimpianto di un gesto incompiuto o di voler dare un’opportunità diversa alla vostra vita per non sprecare nessuna possibilità di arricchimento e conoscenza ?


9 maggio 2011

Certe piccole voci

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Sono arrivate le serate morbide, con l'aria tersa e il profumo della primavera che prima è dolce come la robinia e poi rincara la dose ubriacandoci del tiglio, sono arrivate le sere in cui le rondini mi entrano quasi in casa sfrecciando velocissime ebbre di vita, le serate in cui cenare con un gelato passeggiando sotto i portici della città in cui sono nata e che trovo sempre bella come la prima volta in cui sono stata finalmente consapevole di essere la testimone di tempi in cui l'urbanistica era il progetto della vita di una comunità sociale e non uno sversamento di cemento che imbratta e deturpa ed è di quegli spazi immaginati per il sociale che la gente si riappropria nelle notti di maggio, gli aperitivi diventano eterni, le chiacchiere infinite, il ritmo rallenta, finalmente è vita e si possono ascoltare certe piccole voci che vanno dritte al cuore.


8 maggio 2011

Le nostre perle

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Tutte insieme di forma di peso e di diverso colore.Tutte riunite con le loro storie, con il loro passato con i loro acciacchi. Son state legate, son state accarezzate, son state abbandonate chi per un filo spezzato ,chi per un graffio sulla lucida pelle.Ma mai trascurate, anche se da sole in un affollato svuotatasche, in uno scrigno in compagnia di stanco oro,ma sempre pronte ad essere infilate ,ad essere riunite da un solido filo.Un sogno che si realizza ,che le rivede affiancate a mostrare l'eterna bellezza,l'eterna fedeltà, l'eterna lucentezza .La mia , la tua, quella della mia amica, della stanza affianco, quella che vive nella casa di riposo, quella che lavora anche di notte, quella delle pulizie,quella che è ,fra noi , invisibile,quella che insegna, quella che fa' da infermiera, che cuce , che prega.Tutte queste sono le nostre perle, tutte queste sono oggi riunite, strette, legate.Tutte oggi e tutti i giorni sono le mamme, le splendide perle della nostra vita.
T.

9 marzo 2011

Questione di numeri

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Tempo fa ho regalato a mio padre il libro "La pancia degli italiani" di Beppe Severgnini (tra l'altro sulle prime mio papà è rimasto anche interdetto perchè pensava fosse un'allusione alla sua linea non proprio perfetta...ihihihi). E' un libro che riflette su certi meccanismi e fattori che hanno spinto gli italiani ad accettare questi ultimi ormai quasi venti anni caratterizzati e marchiati a fuoco da Mr. B.
Ieri sera mi sono messa a sfogliarlo velocemente e l'occhio mi è caduto su un paragrafetto intitolato fattore Truman: Severgnini fa una riflessione banale per carità, ma sulla quale non mi ero mai soffermata abbastanza. Lui osserva che in Italia sono solo cinque milioni le persone che leggono ogni giorno i quotidiani, si informano in maniera critica, entrano regolarmente in libreria e si tratta di persone di ogni opinione politica. Io ad esempio pensavo fossero un numero maggiore, questo mi ha illuminato ancor più sul perchè io mi senta sempre più una minoranza della minoranza, sul perchè rimango sempre più imbambolata ed interdetta ad ascoltare i discorsi intorno a me, sui più disparati argomenti, politica, etica, temi sociali. La gente non ha perso il cervello tutto di un colpo come ogni tanto mi dico, non tollera sorridendo l'intollerabile perchè è incapace di intendere e di volere, non ride di questo teatrino quotidiano molto poco dignitoso perchè vittima di un maligno sortilegio. Molte persone non sanno, non si informano, perchè non sono capaci o sono troppo pigre per cercare, la televisione rimane lo strumento più a portata di mano a cui abbeverarsi.
Severgnini scrive: "come nel Truman Show, il capolavoro di Peter Weir, qualcuno ci ha aiutato a pensare" e se lo dice Severgnini che notoriamente non è uomo di sinistra.....
Io aggiungerei che qualcuno, non richiesto, ha pensato e continua a pensare per noi.....

16 febbraio 2011

Il nostro quotidiano giorno della marmotta

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Pochi giorni fa è stato il famoso giorno della marmotta, una festa particolare americana in cui, dall'osservazione della marmotta che esce dalla sua tana, si cerca di capire quanto manchi alla fine dell'inverno. Ovviamente questa ricorrenza non poteva non farmi pensare al delizioso film anni '90 "Ricomincio da capo" con un fantastico Bill Murray e una giovane Andie Mac Dowell. Per chi non conoscesse la trama, la storia è quella di un meteorologo che viene mandato in una cittadina in occasione appunto del giorno della marmotta e, per uno strano corto circuito, si trova intrappolato sempre nella stessa giornata.
Beh è un pò quello che spesso capita a tutti noi, per uno strano corto circuito ci troviamo anche noi costretti a vivere giornate che si somigliano troppo, sono solo pochi quelli che, per meriti propri o per un colpo di fortuna, si trovano a vivere una vita più variegata ed avventurosa.
A me questo routine quotidiana pesa molto, anche perchè è amplificata dal fatto che a Camomilla City la vita e le persone sono molto abitudinarie e quindi ci sono poche novità, sorprese e guizzi di fantasia.
Allora proviamo insieme ad elencare le piccole cose che amiamo ed odiamo del nostro quotidiano, partiamo con le cose brutte e poi chiudiamo con quelle belle.
Io odio il fatto che ormai da mesi devo bermi il mio orzetto e non un buon caffè, altrimenti il mio stomaco protesta. Odio il rumore della gruccia che trema sull'armadio quando ci sfilo la vestaglia appena sveglia, da quando nei giorni del terremoto le grucce tremavano, il loro rumore mi crea sempre un magone dentro. Odio quando esco di casa sentire i soliti discorsi ripetitivi, lamentosi e noiosi dei miei concittadini se passo dal bar o dal giornalaio prima di andare in ufficio. Odio la faccia falsa e di circostanza della ragazza della reception che mi squadra da capo a piedi e finge cordialità, salvo poi sparlare dietro appena entro nell'ascensore. Odio la faccia burbera del capo che arriva in ufficio sempre di fretta e spesso non dice neanche buongiorno. Odio dover trascorrere 8-9 ore al giorno chiusa in ufficio, credo siano davvero troppe.

Amo invece accendere la radio appena sveglia e sentire la voce del vampiro che parla di un libro o di un disco. Amo il benessere che mi dà lavarmi la faccia con l'acqua fredda e farmi una doccia al mattino usando il mio bagnoschiuma preferito. Amo aprire appena possibile la pagina del blog e commentare insieme a voi. Amo gli scambi di messaggi con i miei amici durante la giornata, mi aiutano a sorridere e tenere alto l'umore. Amo uscire a pranzo al sole dopo 4 ore di lavoro e ridere con la mia collega delle nostre sciagure. Amo tornare a casa, accendere lo stereo, mettere la musica a palla e ballare scatenata per liberare la mia vitalità compressa. Amo pulirmi il viso alla sera e mettermi le mie cremine. Amo infilarmi nel letto nelle mie lenzuola profumate e ben stirate (merito della mamma!!) e mettermi pensare, mentre la radio mi culla e mi accompagna dolcemente nelle braccia di Morfeo..."io la sera mi addormento e qualche volta sogno perchè so sognare, e nel sogno stringo i pugni, tengo fermo il respiro e sto ad ascoltare..."

Ed ora tocca al vostro "Odi et amo", quali sono i vostri mugugni di noia e di fastidio e quali i momenti di benessere e le capriole di fantasia nella vostra giornata?

29 ottobre 2010

L'arte di sapere attendere

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Non sono mai stata capace di aspettare, sono malata di impazienza.
Non so aspettare l'ora di un appuntamento: arrivo in anticipo.
Non so aspettare di essere cercata: cerco sempre.
Non so aspettare le risposte: le incalzo.
Non so farmi desiderare.
Non lascio spazio all'immaginazione: mi disvelo per come sono.

Qualcuno vedrà queste cose come un pregio, sotto certi aspetti.
Ma nel lavoro e soprattutto in amore sono un vero tallone d'achille, sono il frutto delle mie insicurezze sulla mia persona.
Della mia necessità di sentirmi amata per come sono.

A volte le mie insicurezze possono rendermi assillante (e specie in amore, non vorrei) o semplicemente troppo presente, ed anche questo non giova, perchè come si disse "in amor vince chi fugge".

Ma come si può cambiare a quasi 50 anni, quando più della metà della tua vita se n'è andata alla disperata ricerca degli altri?

Resterò così, prenderò il bene ed il male che dalla mia impulsività deriva

9 settembre 2010

La terza dimensione del cuore

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In questo video scorrono le scene iniziali del film "La famiglia" di Ettore Scola, un film che ho amato molto quando l'ho visto anni fa e che mi riprometto di rivedere presto, un film che mi ha commosso perchè la storia di questa famiglia, seppure con trame diverse, mi ha ricordato l'intensità dei sentimenti e del vissuto che ho respirato nella mia numerosa famiglia. Mi scuso, il video è in spagnolo, ma su "tu-tubo" non c'erano molti video di questo film e poi mi interessava allegare la scena iniziale con queste porte che si spalancano l'una dopo l'altra.
Questo post è da un pò che mi ronza in testa, stimolato dai bellissimi post di Amanda sulla sua colorata e affettuosa famiglia e anche dalla giornata di domenica scorsa che è stata proprio emblematica. La terza dimensione del cuore, un pò come nel mio post precedente dedicato a quella della bellezza, allude alla profondità del cuore, una profondità e intensità che si vanno sempre più smarrendo.

Scena 1: Domenica mattina sono al mare e come al solito si ciacola del più e del meno con cugini, parenti vari e vicini di ombrellone; io in genere, nonostante la mia proverbiale chiacchiera, sono molto riservata sulle mie cose, difficilmente parlo delle mie vicende private così apertamente, rimango su discorsi generali; però quella mattina, stimolata da una discussione a cui mi sono appassionata, vado più sul personale aprendo il mio cuore (spero abbastanza tridimensionale per rimanere nella metafora) su dei miei piccoli problemi. Bene, sto parlando di queste mie difficoltà con un mio cugino e la sua morosa (che in genere è mooolto loquace sui suoi guai) quando, dopo cinque minuti, dico cinque, mentre io sono nel pieno del mio racconto personale, lei si alza dal lettino e, rivolgendosi a mio cugino, fa: "Avrei voglia di fare un bagno", così si avviano tutti e due verso l'acqua lasciandomi tra lo scioccato e il perplesso.

Scena due:Domenica pomeriggio io e miei andiamo al paese di mia nonna materna per una messa in suffragio di una sorella dolcissima di mia nonna che è morta da poco e che è rimasta nel cuore dei suoi nipoti. Tutti dico tutti (e sono tanti) i cugini di mia madre si erano precipitati al capezzale della zia giorni prima, c'era in particolare un mio zio, un omone con la barba, che piangeva come un vitellino. Anche alla messa di domenica ci sono quasi tutti; andiamo poi a mangiare tutti insieme il pesce, io unica ultratrentenne tra quasi tutti ultrasessantenni mi sento completamente a mio agio, col cuore aperto in tutte le sue dimensioni. Che bello vedere gli abbracci, gli sguardi carichi di affetto che hanno l'uno verso l'altro, il modo romantico di ricordare le loro vite insieme, le sgridate dello zio burbero, le zie tragiche e religiosissime che, come nel Gattopardo si ritiravano per dire il rosario tutti i giorni in un angolo della casa, i racconti su mia nonna che era la trasgressiva delle sorelle, nel senso che era lo spirito libero, le cantava chiare a casa e si ribellava alla severità del fratello maggiore. E' bellissimo vedere la loro partecipazione ai racconti di tutti gli altri, agli aggiornamenti reciproci sulle proprie vite. In tantissimi anni non si sono mai persi di vista, telefonate, inviti, sincera partecipazione alle gioie e ai dolori di tutti i cugini.

Ecco sebbene siano due episodi avvenuti certamente in contesti completamente differenti, la mia domenica è stata illuminante rispetto a quello che è un mio pensiero ormai da un pò di anni: la perdita della terza dimensione del cuore. Lo so che certo non è una novità che non ci siano i sentimenti forti e romantici di una volta, il mio non vuole essere neanche un j'accuse contro la superficialità delle generazioni più giovani, piuttosto un profondo rammarico per quei tesori umani che si vanno perdendo, quei legami profondi e duraturi che rimangono ancore salde per tutta la vita. Io non mi posso neanche ritenere sfortunata, nella pletora di cugini di vari gradi che ho, ci sono dei veri gioielli, però l'atmosfera di fondo e le teste delle persone sono indubbiamente cambiate: le grandi storie romantiche e intense delle famiglie si sono fatte indubbiamente più prosaiche nelle ultime generazioni. Il discorso si potrebbe poi allargare anche al di fuori della cerchia della famiglia: questa superficialità, mancanza di attenzione all'altro, fretta di correre dietro alla propria vita, si ritrovano anche nei rapporti umani con gli altri, con amici e conoscenti.
Quante volte mi sono sentita dire "sai adesso sono preso/a dalle mie cose, non ti posso dar retta", si entra e si esce dalle vite delle persone come se niente fosse, forse più preoccupati da quello che gli altri possono fare per noi che da quello che noi possiamo fare per gli altri.
E il mio pensiero corre alle facce e ai racconti di mia mamma e dei suoi cugini in quella cena che è stata una celebrazione laica in onore della zia Vittoria: quanti problemi, quante difficoltà hanno avuto anche loro, eppure non è stata una scusa, un alibi per perdersi di vista e non aiutarsi a vicenda.
Scusate il papiro e magari la banalità del discorso, ma è un argomento che mi sta molto a cuore ...e un grazie ad Amanda che coi suoi racconti di famiglia riscalda sempre i nostri cuori tridimensionali bisognosi di calore.

30 agosto 2010

LONG HOT SUMMER

10 commenti


Per darvi il buongiorno e per salutare una lunga estate calda
che ci sta lasciando.
Ora, qualcuno conserverà il ricordo di una stagione speciale
per le aspettative mantenute o per qualcosa di inatteso che
si è rivelata così come qualcun'altro avrà solo la memoria di
interminabili notti insonni per la calura o per la nostalgia di
qualcuno andato via.
Comunque l'abbiate trascorsa questa lunga calda estate,
ascoltatevi questa canzone degli Style Council e che sia
davvero un buon giorno.

P.S.- il "pittoresco" video si muove lungo le rive di un fresco
fiume, non so perchè ma ho in mente una certa "ragazzaccia"
che delizia le nostre giornate alla grande.