Questa giornata è non solo per chi lavora e per chi il
lavoro l’ha drammaticamente perso, questa festa è per l’idea di lavoro che ci caratterizza e che parla di
impegno quotidiano nonostante le
alzatacce, il dover tornare tardi a casa la sera, l’ansia di
lasciare a casa un bimbo malato, l’essere costretti a viaggiare su treni sempre
in ritardo e spesso indecenti, il disagio di ambienti anche molto faticosi; quel lavoro che ci
siamo guadagnati senza scorciatoie, meritandoci – e ripeto meritandoci- ogni
pezzettino perché sudato sulla nostra pelle; quel lavoro che ci fa campare e
che noi onoriamo tutti i giorni perché coscienti
che ci rende liberi e ci permette di contribuire alla crescita nostra e degli
altri. Quel lavoro che è vita e che nessuno dovrebbe mai mettere in
discussione.
VIVA il LAVORO.
Le strade sono
tutte di Mazzini, di Garibaldi,
son dei papi,
di quelli che scrivono,
che dan dei comandi, che fan la guerra.
E mai che ti capiti di vedere
via di uno che faceva i berretti
via di uno che stava sotto un ciliegio
via di uno che non ha fatto niente
perché andava a spasso
sopra una cavalla.
E pensare che il mondo
è fatto di gente come me
che mangia il radicchio
alla finestra
contenta di stare, d’estate,
a piedi nudi.
(I nomi delle strade - Nino Pedretti)
Vivere è stare svegli,
e concedersi agli altri,
dare di sé sempre il meglio,
e non essere scaltri.
Vivere è amare la vita,
coi suoi funerali e i suoi balli,
trovare favole e miti
nelle vicende più squallide.
Vivere è attendere il sole
nei giorni di nera tempesta,
schivare le gonfie parole
vestite con frange di festa.
Vivere è scegliere le umili
melodie senza strepiti e spari,
scendere verso l’autunno
e non stancarsi d’amare.
(Vivere - Angelo Maria Ripellino)