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13 luglio 2009

La voce a te dovuta

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Io di più non posso darti.
Non sono che quello che sono.

Ah come vorrei essere
Sabbia, sole, in estate!
Che tu ti distendessi
Riposata a riposare.
Che andando via tu mi lasciassi
Il tuo corpo, impronta tenera,
tiepida, indimenticabile.
E che con te se ne andasse
Sopra di te, il mio bacio lento:
colore,
dalla nuca la tallone,
bruno.

Ah, come vorrei essere
Vetro, tessuto, legno,
che conserva il suo colore
qui, il suo profumo qui,
ed è nato tremila chilometri lontano!
Esser
La materia che ti piace,
che tocchi tutti i giorni,
che vedi ormai senza guardare
intorno a te, le cose
- collana, profumi, seta antica –
- di cui senti la mancanza
domandi: « Ah, ma dov’è? »

Ah, e come vorrei essere
un’allegria fra tutte,
una sola,
l’allegria della tua allegria!
Un amore, un solo amore:
l’amore di cui tu ti innamorassi.

Ma
non sono che quello che sono.


Pedro Salinas da “La voce a te dovuta” Einaudi Editore

Mi sono innamorata dei versi che ho messo in grassetto, trovo che desiderare di essere l’allegria di una persona sia un atto d’amore incommensurabile.