
Gustì era molto vecchio, quando iniziò a morire.
Nessuno della famiglia Baracca aveva mai superato i settanta.
Solo suo fratello Mario c'era andato vicino.
Gli mancavano tre mesi esatti quando si sdraiò all'ombra del grande ciliegio di fronte ai recinti di Bigiunto, dove pascolavano i cavalli che avevano allevato per tutta la vita.
Non si rialzò mai più.
Lino, un cugino di parte materna, rinomato fra le ballerine del centro sociale Le colonne per il suo passo di mazurka e i capelli alla Amedeo Nazzari, si era fermato a sessantaquattro anni e cinque mesi, ruzzolando da una sedia a casa di una vicina che gli stava preparando il caffè.
Un malore improvviso, si disse poi.
In realtà, nessuno di loro è morto.
I vecchi, almeno qua, non muoiono.
Da noi i vecchi, "i s'avèja".
Si avviano.
Cristiano Cavina. Nel paese di Tolintesàc. Marcos y Marcos editore.
Un invito alla lettura per tutti coloro che hanno avuto un nonno o una nonna, specie se hanno molto raccontato, regalando fantastici romanzi alla nostra infanzia. Più belli di qualsiasi sceneggiato, che ancora tornano alle nostre orecchie, che ancora sanno emozionarci, che ancora ci tengono per mano.