14 febbraio 2010

Guerra

Questo post è volutamente senza immagini.

Guerra. Provate a pensare a che cosa evoca questa parola, non solo alle immagini ma proprio alla fisicità, alla concretezza di quel che significa guerra.

Guerra.

No, non ci riusciamo, non l’abbiamo mai subita, siamo molto fortunati.
Proviamo a pensarci, che cosa vi viene in mente? Gli splendidi quadri di Paolo Uccello, la straziante corsa di Anna Magnani in Roma città aperta, lo sguardo di Mastroianni in Una giornata particolare, la filastrocca che esorcizza la paura ne La notte di San Lorenzo, i racconti dei bambini protagonisti attuali di guerre vicine a noi? E chissà quante altre immagini.

Essere dentro la guerra, però, è un’altra cosa.
Chi di voi ha visto Lebanon forse ha avuto la mia stessa sensazione. Un film autobiografico, raccontato da un occhio che a soli vent’anni ha visto uccidere, ha ucciso a sua volta, ha visto morire i suoi coetanei. La prospettiva è tutta interna, come se l’orrore, prima di tutto, fosse dentro di noi, perché prodotto da noi. Il mondo esterno è extra coscienza, si adegua alle nostre azioni, non è lui a determinarle. La colpa è nostra. Il film è interamente girato all’interno di un carro armato dal quale un occhio, un mirino, scruta l’orrore, interagisce con lui, ne provoca dell’altro, subisce impotente i rumori della guerra, la ferraglia, la pesantezza, gli scoppi, le grida dei pochi superstiti.

Non è un brutto film. Come non è un bel film.
Una sequenza su tutte, però, giustifica, da sola, il Leone d’oro vinto a Venezia. Il mirino del carro armato, dopo il lancio di una bomba, si imbatte in un asino trucidato: non è ancora morto, è in agonia. E piange. Perché l’atroce abominio che l’uomo è in grado di scatenare è tale che persino gli animali ne piangono.

Non me la sento di consigliarvi Lebanon. Non me la sento di consigliarvi… la guerra.

14 commenti:

oriana ha detto...

Anna questo post è un pugno nello stomaco. Ti spiazza. Oggi dovunque è un fiorire di cuoricini, di fiori, di amore, di frasi melense ed ora questo..., bruscamente ti riporta a quella che purtroppo è la realtà di ancora troppi popoli.
Sranamente mi sento di dirti grazie.

amanda ha detto...

se penso alla guerra la prima cosa che penso non è l'immagine di un film, anche se dopo che le hai citate Anna Magnani di Roma città aperta, ma anche Sordi e Gassman di La grande guerrasono icone di un concetto per noi terribile, ma fortunatamente lontano. Se penso alla guerra penso a mia madre che ragazza corre in bici dopo l'allarme e le lunghe trecce le si infilano tra i raggi della bici e cade, finisce in un fosso e questa cosa che la poteva ammazzare in realtà la salva. Penso alla sorella di mio nonno che non torna a casa dopo un bombardamento, vanno a cercarla e la trovano seduta sui gradini della chiesa, perfettamente intatta eccetto gli incisivi superiori, ma morta, uccisa dallo spostamento d'aria che le ha devastato gli organi interni, penso ad una cugina di mia nonna che corre con il bimbo in braccio, avvolto in una coperta e giunge al rifugio convinta di essere in salvo, ma il bimbo è morto colpito da una scheggia e le ha fatto da scudo con il suo corpicino.
In fondo la guerra è a pochi anni da noi, è stata a pochi passi da noi solo un fotunato incrocio di coincidenze ci ha preservati

GianfraH ha detto...

Anna, devi piantarla di guardare questi film e dedicarti a quel qualcosa di effimero che e' la cinematografia "scazzona", altrimenti starai sempre male all'uscita dal cinema :-)

Scherzi a parte: anni fa ho fatto una scelta che per molti e' stato visto come un "non voler servire lo Stato" ed evitare un anno di "fatica". Ho scelto di non imparare ad uccidere, di rifiutarmi di imbracciare un fucile o un'arma perche' ho sempre creduto che ammazzarsi l'un l'altro non possa risolvere un conflitto ma solo acuirlo.

Le guerre sono sempre dichiarate e sostenute da gente che se ne sta al calduccio e che in mezzo al dolore di sicuro non ci sta.

Ed il mio otto per mille va da sempre a quelle associazioni che cercano di alleviare le sofferenze delle popolazioni che loro malgrado sono coinvolte nei conflitti.

Grazie per la segnalazione. La settimana prossima se ti becco ad andare a qualcosa di piu' impegnato di Natale a New York te meno!!! :-)

g.

GianfraH ha detto...

@Amanda

nonostante siano pochi anni che la nostra terra non vede guerre, c'e' chi la invoca, c'e' chi dice che i giovani di oggi sono cosi' perche' non hanno mai visto una guerra; che una guerra ogni tanto mette a posto le cose.
Questo mi fa paura.

g.

alle ha detto...

Decisi che la guerra era una brutta bestia, ancor prima di
studiarla sui libri di scuola, attraverso i racconti dei miei genitori che bambini di pochi anni la vissero con terrore, subendo i bombardamenti e l'invasione dei tedeschi senza nemmeno capire il
perchè tanta violenza e distruzione fossero entrati nelle loro vite, già provate dalla miseria e dalle difficoltà del possedere nulla.
Nelle zone emiliane la lotta partigiana fu molto dura, credo non esista paese che non abbia il suo monumento ai caduti per mano dei fucili nemici. Senza distinzione, tra quei nomi, ci sono uomini, donne, anziani e bambini. E finita la guerra, la vendetta ebbe il sopravvento sulla ragione: chi si era schierato con il nemico fu passato per le armi e sepolto in fosse comuni in luoghi non identificati.
Io trovo questo passaggio storico significativo dell'aberrazione a cui la guerra conduce: gli uni contro gli altri, ma non i soldati.
Parlo della gente comune, vicini di casa, amici, anche parenti distrutti dall'odio e dalla sete di vendetta. Poveri contro poveri.
Da tempo non guardo più film che raccontano la guerra. So che non è compatibile con il mio modo di essere e che non dovrebbe esserlo con la vita stessa. Vorrei solo avere qualche potere in più affinchè la voce di chi dice "mai più la guerra" avesse un valore pesante.
Anna, oggi che da molti è considerata la giornata dell'amore, parlare di guerra è forse un modo più rispettoso di celebrarlo.
Ci volevi tu.......

alessandra ha detto...

Me li ricordo pure io i racconti di mia nonna dei bombardamenti, dello sfollamento, della casa dei miei nonni saccheggiata e requisita dai tedeschi...
Purtroppo nel mondo la guerra non è un ricordo lontano, ma una realtà quotidiana, alcune guerre non finiranno neanche mai sui giornali, forse perchè le persone che abitano quei paesi non sono degne di nota o non fanno ascolto.

Tonino ha detto...

La guerra ?
Nei ricordi, nelle parole,nelle macerie.
Raccontata dai miei genitori che ancora oggi non possono vedere film di o vicini alla guerra.
Il sinonimo che usano spesso è ''fame''.
Come hanno fatto ?
Come son riusciti ad vivere senza frigo, acqua calda ,farina ?
Fortuna ,solo un pizzico di fortuna.
I pomodori crescevano anche se c'era la guerra così come il grano e le angurie, i meloni l'uva.
La famiglia tesseva calze, maglie di lana, mutandoni.Ricavavano il filato dal riciclaggio .
Le macerie della guerra io le ho viste.
La rinascita della mia città è stata molto lenta ed i mucchi di rovine in seguito ai bombardamenti li ho visti, anche se era trascorso un decennio.
Vennero su anche tante famiglie ,come la mia, ma incombeva la mancanza di lavoro,
Lavoro che finì con la fine della guerra.
Che strano ,la guerra dà lavoro.
Mio padre riparava carri ferroviari danneggiati.
Io nascevo e lui finì di lavorare e affrontarono una nuova guerra.

Oggi

In televisione,trattata, impacchettata,lontana,selezionata.
Nei giochi elettronici, nei boschi,fra etnie, con i vicini condomini.
Arginarla.
Anche le parole, molte volte oggi, non bastano più.
Ci sono interessi ,soldi, guadagno, lavoro.
Toh , di nuovo una coicidenza di rette che da parallele si accostano ed tante,troppe volte, si toccano.
La mente umana riesce a cambiare i principi assoluti dell'uguaglianza, della farternità, della generosità.
Della libertà.

Anna S ha detto...

@GianfraH, è il 5 per mille che levi alla Chiesa, non l'8. Quello, al massimo, lo incamera lo stato e magari lo sgancia al Ministero della Difesa.
Veramente son stata male quando ho visto Tarantino, questo è stato un'altra cosa. Purtroppo la vita, anche cinematografica, non è solo Verdone (in questo caso direi per fortuna).
Questa settimana mi tocca Virzì, va bene?

:-)

alessandra ha detto...

@AnnaS
Virzì va benissimo, chi l'ha visto me ne ha parlato benissimo, si sono commossi anche amici miei che fanno i duri...Virzì va sempre bene, intenso, intelligente ma ci scappa anche qualche risata che non fa male.

GianfraH ha detto...

@Anna

il mio era un (poco) velato complimento: sono in pochi che vanno al cinema per per pensare; le code le trovi per vedere i film che fanno botteghino, di sicuro non quelli che offrono uno spunto di riflessione.

Ma, per favore, non mi tocchi i primi film di Verdone... :-)

g.

Anna S ha detto...

@GianfraH, non è così. Una volta tanto anche il mio cinemino indipendente era bello strapieno. Tutti ammutoliti, tutti con le stesse facce spaesate alla fine, tutti in silenzio all'uscita.

Verdone... Ma anche no...

:-)))

alessandra ha detto...

Il primo Verdone non si tocca, ha ragione Gianfranco!

Gloria ha detto...

c'è un posto qui da noi dove si va per non dimenticare. dove portano le scuole affinchè imparino, dove vengono i presidenti della repubblica a rendere omaggio : il sacrario della benedicta. nel cuore delle capanne di marcarolo, splendido paradiso della natura, si trova un ex convento dove nel '44 combatterono strenuamente un gruppo di partigiani. fu un massacro. i nostri nonni sono cresciuti nel ricordo di quei giorni e noi abbiamo ascoltato tante volte i loro racconti. sembra così lontana la guerra ma è sempre così vicina.

GianfraH ha detto...

@Anna

...e' bello sentirlo dire, e' bello quando ti alzi a fine proiezione e vedi che nel frattempo si e' riempita la sala, e' bello vedere che c'e' ancora gente che preferisce passare due ore a pensare.

g.