3 marzo 2010

STORIA DI TEODOLINDA


Tranquilli non si tratta della storia dell'imperatrice Longobarda, ma di una mia lontana parente, lontana sì nel grado di parentela, ma così prossima a me da aver vissuto nella mia stessa casa dalla mia nascita alla sua morte, 24 anni dopo.

La vita di Teodolinda, Linda per parenti ed amici, Lindarelli per mio padre, sarebbe presto detta di per sè, vita di una zitella del 900, se non fosse stata così lunga (90 anni e mezzo) da aver attraversato l'intero secolo ed essersi fatta condizionare da tutti gli sconvolgimenti che quel secolo ha portato con sè.

Praticamente la testimone perfetta della rivoluzione di un modo di vivere.

Teodolinda era la cugina di Erminia, la mia nonna materna.

Cresciuta, sotto una madre despota, in una famiglia così agiata, a quei tempi, da essere in grado di fare studiare sia lei che il suo unico fratello: istituto tecnico per lui, scuola complementare per lei. Questa era, in pratica, una scuola per maritarsi bene infarinatura di francese, buone maniere, economia domestica, pianoforte.

Il problema era che la madre vedova, aveva disposto diversamente per i suoi figli: il figlio maschio non si sarebbe dovuto sposare per mantenerla, la figlia femmina non doveva accasarsi per servirla e riverirla e così fu.

La famiglia visse tra Padova e Milano, dove il lavoro dello zio Piero li portava, dove le guerre permettevano di stare, e già questo girovagare per il nord Italia, per il ramo materno della mia famiglia, da sempre ancorato a Padova e dintorni, faceva di loro degli avventurosi emancipati.

Al termine della seconda guerra mondiale il lavoro scarseggiava e Piero tentò la carta dell'emigrazione e giunse a Montevideo in Uruguay dove si sistemò e creò una sua impresa di impiantistica idraulica. Poichè gli affari andavano bene lo zio chiese alla sua famigli di raggiungerlo.

Così Linda salì sul transatlantico con la vecchia madre e partì con i suoi bauli verso l'avventura. Ventidue, dico ventidue, giorni di traversata che mi sono stati raccontati da bambina innumerevoli volte e, quando la nave stava nel bel mezzo dell'oceano, un incendio a bordo, che magari sarà stato insignificante e facilmente domabile, ma nella mia testa di bambina assumeva sempre le proporzioni di una catastrofe imminente stile Titanic ma questa flambè e non glacè.

Certo per una donnina schiva come lei trovarsi dall'altra parte del mondo, con una nuova lingua da imparare, con stili di vita assolutamente non affini ai suoi, deve essere stata dura. Aveva imparato, dello spagnolo, le parole che servivano per fare la spesa. Una volta al mese prendeva la "Onda" un pullman veloce ed "assassino" che attraversava il confine con il Brasile e portava gli uruguajani a Puerto Alegre a comprare la carne.

Insomma stava reinventandosi un'esistenza. L'anziana madre morì e dopo 15 giorni, quando stava iniziando a riprendersi da quel duro, ma inevitabile, lutto poche ore dall'uscita di Piero per il lavoro, bussarono alla sua porta.

Zio Piero era morto, caduto da una impalcatura in cantiere e, in quei giorni, convulsi e disperati per lei, sola a più di 50 anni, senza più un sostegno economico, dall'altra parte del mondo, venne anche a sapere che la caduta non era stata accidentale, era stato spinto per sottrargli dei progetti, anche se non si trovarono mai prove a sufficienza per arrivare ad un processo.

Spedì ai pochi familiari rimasti un telegramma con la notizia del secondo lutto.
Fu allora che mio nonno Valentino, che in fondo era solo il marito di una sua cugina, disse le parole che mi hanno sempre fatto capire che sotto la sua dura scorza c'era un uomo buono: "Dille di venire qui, cosa vuoi che faccia lì da sola, un piatto di minestra in più si trova sempre".

E così fece sola e terrorizzata la traversata di ritorno.

Poco dopo il suo ritorno in Italia nacque mia sorella, alla quale si attaccò in modo morboso ed un po' la capisco, ora che gli anni hanno placato la gelosia, la bambina le era servita a riattaccarsi alla vita, le aveva ridato un futuro.

Linda aveva due occhi azzurri che sapevano essere severissimi, due mani paffute con dita "maritozzate" che non riuscivo proprio ad immaginarmi sulla tastiera di un pianoforte. Usciva sempre con il cappellino ed in estate portava un ombrello color melanzana per ripararsi dai raggi del sole.

Amava fare la spesa ed usciva anche due tre volte al giorno a prendere anche singole cose che mia nonna Erminia, la cuoca di famiglia, non trovava in dispensa.

A 90 anni ancora faceva le flessioni toccando con la mano il pavimento.

All'ora di pranzo o di cena spariva dalla sala da pranzo, dove era stata fino ad un minuto prima, perchè amava farsi invitare a tavola da mio padre che a gran voce chiamava "Lindarelli è pronto in tavola" era una specie di cerimoniale che si ripeteva sempre uguale a se stesso.

A 85 anni mia sorella la accompagnò dall'oculista ed a quello che le parlava a voce stentorea scandendo le parole disse "Dottore parli piano sono venuta per problemi di vista, ma ci sento benissimo".

Mia sorella si ammalò e noi di casa ci dovemmo sottoporre tutti ad analisi e così scoprimmo che ad 80 anni suonati lei faceva il suo primo prelievo di sangue che rilevò i valori di un infante.

Poi il carburante si esaurì e se ne andò in una settimana all'alba di natale del 1987. Durante la settimana di assistenza in ospedale si vantava di questa sua nipote quasi medico e mi disse "Sai da tua sorella mi aspettavo grandi cose, ma che tu diventassi medico è stata una inaspettata sorpresa" facendomi quello che lei credeva un grande complimento.

Lasciò mia sorella erede delle poche cose di sua proprietà, ma io indosso ogni giorno i suoi orecchini, che mia sorella mi cedette avendo già ricevuto quelli di mia nonna, chissà se la cosa le avrebbe fatto piacere.

42 commenti:

Gloria ha detto...

Che forza Teodolinda! Una vera pioniera. di quelle donne forti e d'acciaio come non ne fanno più. affrontavano gli oceani, le terre straniere armate solo di un sorriso e poche parole. e riuscivano sempre vincitrici.
mi piacciono le storie di famiglia : così piene di eroi, ma per eroi io intendo persone semplici che vivevano la vita di tutti i giorni senza lamentarsi con grinta e passione. proprio come lei.

oriana ha detto...

Bella la storia di Teodolinda. Ma del tuo racconto mi ha colpito molto l'accoglienza della tua famiglia, aprire la casa e il cuore ad una lontana parente in difficoltà, non gli era dovuto, ma è stato fatto molto semplicemente.

michi ha detto...

Buongiorno Amanda,
grazie per la bella storia che ci hai raccontato.
Come sono cambiate le donne dai tempi di Teodolinda ad oggi!

alle ha detto...

Ci sono tutti gli elementi per un possibile racconto scritto da Isabelle Allende, una donna, il suo destino deciso da altri, il viaggio, l'America Latina,il coraggio, la speranza di una nuova vita. Invece è realtà, una bella storia come tante che hanno rappresentato tante famiglie di migranti nel secolo scorso. E le famiglie di qualche decennio fa erano allargate verso figure come zie, nonni, cugini che non erano solo un contorno, ma diventavano parte integrante e punto di riferimento.
Un pò come adesso che i nuclei familiari sono spesso composti da una persona........
Altri tempi, altre storie, altre emozioni.
Grande Lindarelli e superlativa Amanda, sua degna e originale nipote.

Anna S ha detto...

Non so quanto piacere ti faccia (leggilo per quello che è, ossia un complimento) ma sembra uno spunto - in realtà già ben dipanato - per la penna della Arslan...!

amanda ha detto...

grazie a tutte, andando dai miei per pranzo ho trovato una foto di zia Linda a circa 20 anni

Anna S ha detto...

La foto è bellissima!!!

amanda ha detto...

mancano gli occhioni blu

oriana ha detto...

Bella ed elegante.

Gloria ha detto...

che sguardo questa Linda. Donna decisa, forte. molto molto bella.

claudia ha detto...

A parte il fascino della storia (che forza sta teodolinda), Amanda scrivi veramente bene

maria grazia ha detto...

Che bella storia Amanda e che bella fotografia!
Potresti scriverne un racconto e farlo pubblicare, che dici Anna?

alle ha detto...

La foto è magnifica e perchè rappresentativa di un'epoca e perchè Teodolinda era davvero
bellissima.
Non solo è felice di vedere
i suoi orecchini indossati da te,
ma è anche orgogliosa di questo
racconto che ne mantiene viva la memoria e che ci ha rese partecipi della sua semplice e coraggiosa esistenza. Roba da donne, insomma!

amanda ha detto...

roba da donne ;-)

Laura ha detto...

Che bella storia, anche i miei nonni da parte di mamma erano emigrati in Canada e poi rientrati perchè sentivano la mancanza del Casentino. La foto è bellissima assomiglia alle tante foto che si facevano una volta, ci sono i cassetti pieni a casa delle foto dei miei nonni.

Ciaaaooo

Lau

amanda ha detto...

ciao Laura, il problema non è averne i cassetti pieni, il problema è non perdere il nome di quelle belle facce, finchè ci saranno i mieivorrei riuscire a fare un ripasso dei nomi e dei volti a me più distanti perchè non si perda il loro ricordo

Anna S ha detto...

@amanda, io li ho incorniciati (cioè l'ha fatto mia madre, data la mia conclamata inettitudine) e dietro ogni foto c'è il nome, rigorosamente, e non è stato sempre così facile recuperarlo in effetti

oriana ha detto...

mai perdere la memoria e le radici.
Per questo non amo le macchinette digitali, si lo so che le foto si possono stampare, ma poi non sempre si fa, si fanno le cartelle nel computer e si perde il piacere di sfogliare un album. Anche la mia mamma ha incorniciato le vecchie foto e sono in bella mostra su un mobile, è una specie di "galleria di avi"

claudia ha detto...

Gli anziani che hanno vissuto in tempo di guerra hanno sempre un sacco di storie "avventurose" da raccontare.
Ricordo che la amestra delle elementari una volta ci aveva dato come compito una intervista a cinque anziani con domande sulla loro vita...
Per me é stata una grande scoperta sapere quante cose avevano vissuto da giovani quei vecchini (anche mia nonna!)che ora facevano fatica ascrivere il loro nome senza tremolio alla mano.
La mia vita é certamente molto, molto più piatta

Laura ha detto...

Qualcuno mi sa dire come fare a scrivere un'articolo qui, a me fa solo mettere su i commenti, voi come fate?

Ciaaooo

Lau

oriana ha detto...

il giovedi pomeriggio, faccio un po' di volontariato con un gruppo di anziani, li facciamo giocare a tombola o altre piccole attività, ma per loro e per noi il momento più bello è quando incominciano a raccontare della loro vita e dei loro ricordi, non vi nego che qualcosa è romanzato, specialmente gli uomini amano stupire con racconti di guerra e prigionie, ma le storie che ne vengono fuori sono veramente interessanti. Stiamo progettando di raccoglierle in un librettino da donare ai più giovani

maria grazia ha detto...

In quanto a foto degli avi ne ho qualcuna... ho la foto dei miei nonni materni fotografati il giorno del matrimonio, così mi racconto' mia mamma, il matrimonio fu celebrato credo alle 6 del mattino, perchè la nonna era incinta, aspettava mia zia. Dopo la cerimonia sono andati a fare le fotografie, la nonna non è vestita da sposa, ha un vestino normale, piu' corto di quello indossato da Teodolinda.
Credo si vestissero da sposa solo le persone molto abbienti in quel tempo e poi non so quanti potessero permettersi di fare delle fotografie, percio' averle è una cosa veramente rara.

claudia ha detto...

Mia nonna paterna era di famiglia abastanza agiata, però anche lei racconta che si é sposata con un vestito normale e con pochi invitati ( é il suo grande cruccio) in un giorno in cui mio nonno era in licenza (lui era stato richiamato alle armi).
Da quello che racconta mia nonna il regime non amava le aggregazioni neanche in occasione di matrimoni.
Forse per questo, più che per problemi di usanze o di soldi, si faceva tutto in sordina

maria grazia ha detto...

Laura, in alto a destra, sulla striscia scura, vedi scritto nuovo post?
si? clicca sopra e puoi entrare, digiti la password e puoi scrivere

alle ha detto...

Il mio grande cruccio è proprio quello di non avere foto dei miei genitori da bambini nè di altre persone della famiglia vissute prima. I discendenti dei due rami familiari sono numerosi e oggi sono sparpagliati in molte parti del mondo. La maggior parte di essi non li ho mai conosciuti, ma sarebbe una soddisfazione enorme per me poterne ricostruire la storia anche se solo attraverso delle foto. Durante un viaggio in Argentina, mio padre riuscì a recuperare una sua foto dove era ritratto insieme a sua sorella. Era un adolescente e la foto era stata scattata dal fotografo del paese perchè venisse donata ai cugini in partenza per l'Argentina. Pensavano di non rivedersi mai più e ci vollero oltre 30 anni perchè invece potessero riabbracciarsi. La foto è ora custodita gelosamente da mio padre come fosse un oggetto di inestimabile valore.

alle ha detto...

Laura
devi essere abilitata e per questo puoi rivolgerti a Gianfranco che ti spiegherà come fare.
Buona serata a te e a tutti

Tonino ha detto...

@ Amanda
molto tempo fa acquistavo dei piccoli racconti, pensieri,rapporti delle ''edizioni mille lire ''.
Erano dei libricini di 10 cm di autori sconosciuti,ma molto interessanti.
Chi di voi se li ricorda ?
con tutto quello che hai ,cara dottoressa, puoi pensar bene a cambiare lavoro.
che aspetti ?

amanda ha detto...

@Tonino: perchè cambiar lavoro? il mio mi piace immensamente.
Non conosco la collana che citi, ma deve essere interessante.

Per quanto riguarda le foto: i miei parenti stretti stanno tutti belli incorniciati a casa dei miei: nonni rigorosamente senza abito nuziale il giorno delle nozze, bisnonna con mega chignon, ma per quelli non ho bisogno di intermediari, sono vissuti tutti in casa con me e li riconosco per bene. Il problema è per esempio che il mio nonno Valentino aveva 16fratelli, ognuno di questi ha avuto i suoi figli e dare un nome a tutta questa massa di gente a volte è davvero un'impresa anche per mia mamma

oriana ha detto...

ma Gianfra se ne è andato a Londra con Alessandra?

amanda ha detto...

@Oriana: molto più banalmente è bloccato per una emergenza in un ospedale del nord da due giorni e non si sa per quanto ne avrà

Marilina ha detto...

Grazie Amanda per aver condiviso con noi una piccola parte della tua storia di famiglia.

Quando sento queste storie e vedo queste foto io mi faccio sempre dei film, avrei voluto essere una donna dei primi del '900... ma considero solo gli aspetti positivi...

E poi considero un patrimonio la persona anziana, un patrimonio da rispettare e custodire, sono le nostre origini e la nostra storia.

Il mio sogno è la realizzazione di una Country House dove vengano anche fatti dei corsi per bambini tenuti da anziani... corsi di cucina, giardinaggio, storia, fotografia...

Perchè l'anziano possa recuperare la sua dimensione di nonno che tramanda la conoscenza...

Proprio ieri mattina, ero ferma ad un semaforo ed una vecchina con un bellissimo cappello viola mi bussa al finestrino e mi chiede se vado verso Porta San Tommaso (quando venite a Treviso vi porto) e se potevo darle un passaggio...

Una volta in auto mi ha raccontato un sacco di cose.

L'ho considerato un dono.

alle ha detto...

Marilina,
hai proprio ragione, l'incontro tra bambini e anziani funziona sempre perchè c'è un intendimento naturale, entrambi non hanno barriere e agiscono con candore e
libertà. Credo che l'anziano abbia
molto da donare e noi adulti abbiamo il dovere di non lasciare che questo patrimonio vada perduto
favorendone l'incontro con la generazione in crescita.
Qualche settimana fa mia madre, che da anni prepara il pane in casa, ha "tenuto" una lezione su questo argomento nella classe di seconda elementare di mia nipote. Oltre a spiegare e a mostrare il procedimento per fare il pane, il discorso si è ampliato verso la tradizione e l'esperienza di vita di mia madre negli anni della sua fanciullezza. I bambini erano molto attenti, hanno "assalito" mia madre con mille domande, hanno preso appunti e alla fine la chiamavano tutti nonna. La lezione si è conclusa con una mega mangiata di pane e nutella, ma è stata soprattutto una giornata gioiosa.

amanda ha detto...

che meraviglia queste scuole che fanno ancora il "mostra e dimostra" che portano i nonni in classe, sembra che ci siano nonni che non sanno più raccontare e nipoti che non sanno più ascoltare, invece se io sono quello che sono lo devo anche ai miei molteplici nonni ed ai loro racconti

claudia ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
claudia ha detto...

Il pane fatto in casa?
WOW!
Fame...................

amanda ha detto...

anch'io lo faccio.... ma con la macchinetta, il profumo in casa riconciglia con l'esistenza

amanda ha detto...

RICONCILIA

Laura ha detto...

Amanda
io ho perso il suo numero di telefono perche' l'altra sera ho perso (credo che me lo abbiano rubato) il cellulare, gli ho scritto una mail ma non risponde, vorrei inviargli un sms, mi puoi aiutare?

Ciaaaooo

Lau

amanda ha detto...

Non ti si può aiutare fino a sabato è fuori sede per lavoro e non può vedere la posta del blog

michi ha detto...

il pane fatto in casa mi ricorda mio suocero che lo faceva sempre, dovrei cominciare a farlo anch'io, il problema è che dopo tocca mangiarlo ed io avrei bisogno di stare un po' a stecchetto altro che..

Laura ha detto...

Amanda
grazie poi mi ha contattata e mi ha mandato un messaggio.

Lau

alessandra ha detto...

Che belle le storie di famiglia, poi queste vicende del passato hanno sempre un sapore solenne e inteso rispetto ai tempi banali e "sciapi" che stiamo vivendo.