23 marzo 2010

Storie di ordinaria periferia




Il succo di questo gioco è scrivere una storia a mille mani:

Carlo arrancava lungo la rampa del ponte in sella alla vecchia bici, la sciarpona di lana, svolazzava dietro di lui, le sue lunghe leve apparivano alquanto sacrificate su quei pedali.
Lorenza lo aspettava impaziente, come al solito Carlo era in terribile ritardo, aveva ciclostilato tutto il pomeriggio ed ora la tracolla era carica di volantini per la manifestazione del liceo.

Da qualche mese la situazione era precipitata, dopo essere cresciuti assieme, compagni di giochi nel campetto sotto casa, dopo essere diventati compagni di ginnasio, ora si erano visti diversamente e quel nuovo modo di guardarsi non poteva che essere foriero di guai, si erano innamorati, ma questo all’interno del comitato di base a cui appartenevano non era visto di buon occhio

15 commenti:

alessandra ha detto...

I pensieri di Carlo si facevano sempre più veloci quasi in sintonia col ritmo della sua pedalata, in sintonia anche con il ritmo rapido che aveva preso la sua vita negli ultimi tempi,l'impegno politico a scuola e soprattutto, lei, Lorenza, un amore repentino scoppiato dopo anni di amicizia...chissà forse dentro di sè pensava di poter perdere il controllo della sua vita come della bicicletta che adesso scendeva forsennata lungo la discesa che portava in piazza.

amanda ha detto...

ed alla fine della discesa lei, i capelli ramati e ribelli, le lentiggini sul naso, le sue caze di lana viola, gli zoccoli, le unghie perennemente rosicchiate e quel sorriso che ora si apriva nello scorgere la bicicletta carica di Carlo

alessandra ha detto...

Gli corse incontro trotterellando sui suoi zoccoli e lo strinse a sè, poi si sistemò sulla canna della bicicletta, non aveva paura di farsi travolgere da quell'ondata di emozioni se a guidarla c'era lui.

amanda ha detto...

uno strano effetto quei due sulla bici: lui lungo lungo, la sovrastava con buona parte del busto e lei racchiusa tra quelle braccia seduta sulla canna si sentiva piacevolmente protetta

Gloria ha detto...

Improvvisamente scorsero in lontananza Marcello che stava correndo verso di loro, trafelato, rosso in volto.
Carlo sapeva che da lì a poco ci sarebbe stata una riunione alla quale non poteva mancare ma ora era con Lorenza, non voleva sprecare attimi preziosi. Aveva desiderato per tutto il pomeriggio di vederla, aveva contato i minuti ma ora la mano di Marcello gli faceva cenno di fermarsi. chissà cosa aveva da dirgli.

amanda ha detto...

Un vero casino, la sede della loro radio era stata devastata, tutti gli strumenti rubati o distrutti, la collezione dei 33 frantumata, i nastri erano stati srotolati ed in parte bruciati, c'era bisogno di loro

Tonino ha detto...

I tre rimasero immobili alla scoraggiante notizia.
Avevano il fiatone i tre amici.
Chi per la lunga e frenetica pedalata, lei che ,anche se seduta sulla canna, ''aiutava'' nell'equilibrio la corsa della vecchia e gloriosa bici del nonno di Carlo,e Marcello che aveva disceso le scale che portavano al localetto della radio.
I loro volti s'incrociavano ed il respiro fumante era tutt'uno.
Anche le decisioni si fusero così come il vapore e ,all'unisono, decisero :
Il professore.
Il professore poteva amalgamare le loro decisioni, solo lui, con la sua serafica calma, avrebbe aiutato i ragazzi.
Ma...

alle ha detto...

Pensando a dove potevano trovare il professore, scesero in fretta quella scaletta che portava allo scantinato occupato da Radio del
Vento, la piccola, indipendente
e libera emittente che da molti mesi diffondeva nell'aere le loro giovani voci.
Lorenza stava attaccata a Carlo,
impaurita e triste per quello
che stava per vedere là dentro.
I suoi grandi occhi chiari incontrarono quelli increduli del ragazzo: chi poteva avercela tanto con loro e con la loro disarmante e appassionata voglia di trasmettere musica ?

amanda ha detto...

il Prof. Marchi era già lì, informato da altri alunni dell'assalto alla radio era andato a verificare di persona ed a portare la sua solidarietà. Comprendeva l'importanza della radio come momento di aggregazione, di cultura, di crescita. Conosceva gli sforzi logistici ed organizzativi che erano stati necessari a mettere in piedi il loro sogno e quindi percepiva come il disastro che si era palesato ai suoi occhi avrebbe potuto gettare nello sconforto i ragazzi

Tonino ha detto...

Alunni ,amici ,ragazzi ?
Fra lui e loro non c'era confine, non si era mai creato un solco, una limite, un distacco.
Ne ha avuti ,ne ha e li avrà di personaggi ,più giovani di lui, tutti trattati ,negl'anni allo stesso modo : affianco o ,per meglio dire intorno ad un tavolo rotondo.
Studente anonimo, poche parole,ma capace di emrgere come un vulcano nei momenti critici della vita scolastica.
Se ne accorse il suo insegnante di Lettere ,alle superiori, un prete ,un Gesuita che non leggeva la Divina Commedia, la recitava.
In silenzio le sue parole ,i suoi versi roteavano nella classe ed il capo degli astanti sembravano canne al vento,seguivano il volto e la tonaca nera del prete nelle sue evoluzioni.

Giovannino ,per il nonno, proseguì negli studi universitari e ,sornione, silenzioso, quasi distaccato,li concluse con laurea piena.
Poi fu subito contattato dal dirigente del Provveditorato per le prime supplenze ed infine ,la cattedra.
''Giovannino, noi ci conosciamo da sempre,''disse il Maresciallo dei carabinieri '' io il permesso te lo dò, ma a te Giovanni Marchi, Professore di lettere e Filosofia.Io i tuoi ragazzi e quelli che si aggregheranno ,non lo li conosco,non so chi sono,o meglio lo potrei sapere,ma ...,ma ci devi pensare tu.
Giovà, non mi creare subbuglio ,và !''.

alle ha detto...

Si erano intesi subito il professore e i suoi ragazzi. Egli era colui che sapeva inchiodarli alle sedie con le sue lezioni di letteratura,che riusciva sempre a rappresentare con le parole dei poeti e degli scrittori quelli che erano i sogni, le idee, le ansie d'amore, le delusioni, la solidarietà, l'amicizia di quelle giovani vite che si aprivano al mondo.

amanda ha detto...

Ma tutto quel lavoro di intesa reciproca doveva servire a smorzare la rabbia, raccogliere le forze, trovare le idee per ricominciare.

Carlo non stava fermo girava per la stanza senza posa, Lorenza piangeva di rabbia, Marcello inveiva incessantemente.

alle ha detto...

Non avevano risparmiato niente, persino i cartoncini "porta-uova" , che servivano a insonorizzare la sala di trasmissione, erano stati strappati dal muro e ora giacevano
disseminati ovunque schiacciati e spezzati. Carlo si chinò e lentamente tra tutte quelle "macerie" raccolse un pezzo di vinile oramai appartenuto a un disco intero: dal pezzo di etichetta rimasto riconobbe il 45 giri di "love me do", l'originale del 1962, introvabile che aveva portato lì in radio insieme alla sua intera collezione di dischi. Sentì tutta la pesantezza di quell'oltraggio, non si erano fermati nemmeno davanti ai Beatles.

amanda ha detto...

Quindi toccò al Prof prendere in mano la situazione: Carlo non dovevi volantinare? Allora muoviti, vai ed informa i tuoi compagni di cosa è successo qui, servono braccia e soldi per ricominciare, prepara una scatola e fanne un salvadanaio per raccogliere fondi, Marcello vai dal ferramenta all'angolo e fatti dare degli scatoloni, inziamo a raccogliere i cocci, Lorenza tu armati di carta e penna dobbiamo fare l'inventario delle perdite e di cosa si può salvare, Io vado alla cabina all'angolo a chiamare i carabinieri.
Tre paia di occchi si voltarono all'unisono: i carabinieri?
La denuncia deve essere fatta ragazzi, rispose il Prof. con voce pacata.
Ma non servirà a nulla replicarono.
Magari non si arriverà a nulla, ma è vostro preciso dovere, non si può compiere un gesto di inciviltà come questo e non essere denunciati.Cosa vorreste fare, andare a prenderli e fare giustizia da voi?
I ragazzi a quel punto acconsentirono e si divisero secondo i compiti che erano stati loro assegnati.

Gloria ha detto...

Lorenza si fece scura : pensava a suo fratello Angelo, appuntato alla caserma dei carabinieri. Lui già non vedeva di buon occhio la sua amicizia con Carlo, ora con la storia della radio devastata di sicuro le cose sarebbero peggiorate.
Angelo continuava a ripeterglielo che quella compagnia non gli piaceva e che le avrebbe di sicuro procurato delle noie.
Angelo era sempre stato un ragazzo troppo serio per la sua età, non tollerava questi ragazzi ribelli che diffondevano idee sovversive.
Lui amava la pace, la monotonia e ora sua sorella si trovava in un pasticcio. Questo Carlo aveva portato solo guai.
Lorenza soffriva per questa situazione : lei amava Carlo ma si sentiva ostacolata e questo la faceva stare male.