2 marzo 2011

SONETTO DI FEDELTÀ





Prima di tutto, al mio amore sarò attento
e con tanto zelo, e sempre, e tanto
che pur di fronte al maggiore incanto
di esso sia più ebbro il mio pensiero.
Voglio viverlo in ogni vano momento
e in sua lode spargerò il mio canto
e riderò il mio riso e verserò il mio pianto
al suo dolore o alla sua allegria.
E così, quando più tardi mi cercherà
forse la morte, angoscia di chi vive
forse la solitudine, fine di chi ama
io possa dire dell'amore (che ho avuto):
che non è immortale, dato che è fiamma
ma che è infinito fino a quando dura.


VINÍCIUS DE MORAES

10 commenti:

oriana ha detto...

Struggente...

Le donne a cui i poeti dedicano versi tanto meravigliosi, avranno saputo goderne appieno o li avranno accettati con leggerezza come un mazzo di rose..

Marilina ha detto...

Grazie spacciatori, poesia tanto immensa quanto essenziale.

E' meglio aver amato e perduto che non aver mai amato (chi lo diceva?).

Anche se, acc porc, per una volta tutta questa passione-amore-furore si trasformasse in per sempre.

giardigno65 ha detto...

saro nazionalista ma ammé mi garba questa :

Tu sei piú dei miei occhi
Tu sei piú dei miei occhi perché vedi
ció che nei miei occhi conservo della tua vita
e cosí cammino cieco di me stesso
illuminato dai miei occhi che ardono
del tuo fuoco.
Tu sei piú del mio orecchio perchi ascolti
ció che nel mio orecchio conservo della tua voce
e cosí cammino sordo di me stesso
colmo delle tenerezze del tuo accento.
La sola voce tua!
Tu sei piú del mio olfatto perchi respiri
ció che il mio olfatto conserva del tuo odore.
E cosí ignoro il mio proprio aroma,
diffondendo i tuoi ambiti profumi,
rapido frutteto di te.
Tu sei piú della mia lingua perché gusti
ció che sulla mia lingua serbo di te sola,
e cosí resto insensibile ai miei sapori
gustando il piacere dei tuoi,
sapore unico di te.
Tu sei piú del mio tatto perché in me
la tua carezza percepisci e sfoghi.
E cosí sul mio corpo tocco la delizia
delle tue mani bruciate dalle mie.
Io sono solo lo specchio vivo
dei tuoi sensi. La fedeltá
del lago nella gola del vulcano.

Carlos Pellicer

giacy.nta ha detto...

Amore e morte. Variazioni sul tema, Amanda?

Buona giornata!

Gloria ha detto...

tutto questo amore...
chissà come si sentivano le donne destinatarie di tali versi di fronte a queste dichiarazioni...sigh

alessandra ha detto...

Un sonetto alla fedeltà...ce n'è bisogno in questi tempi in cui la fedeltà è decisamente fuori moda....e una donna vale l'altra...

amanda ha detto...

@Giardi:gesù è un tripudio di perdizione! ma perdersi così ci metterei la firma

Alle ha detto...

Non credo nell'amore eterno, ma credo nell'amore "infinito fino a
quando dura". In generale questo sonetto descrive l'amore come andrebbe vissuto, almeno mi piace pensarlo.
Mi sorprende sempre come la poesia sappia racchiudere in poche parole
sentimenti così grandi e puri che
possono e devono avere il sopravvento in questi tempi cupi.
Grazie come sempre.

Ernest ha detto...

"Voglio viverlo in ogni vano momento
e in sua lode spargerò il mio canto
e riderò il mio riso e verserò il mio pianto
al suo dolore o alla sua allegria."

assolutamente vero

Marilina ha detto...

Per me De Moraes è più amore che finisce ma che tu scegli di vivere, Pellicer è troppo amore come annullamento.