18 ottobre 2011

"CREPINO GLI ARTISTI" - Kind of Miles

Prendete un Festival, buttateci dentro tutti i filoni dello spettacolo dal vivo in una sequenza serrata di eventi, diffondeteli nei teatri della vostra città ma anche in altri luoghi non propriamente teatrali, dividete gli spettacoli in sei sezioni e date a tutto un titolo :

"CREPINO GLI ARTISTI"

quando uno stato toglie risorse alla cultura non uccide la cultura – impresa al di fuori della portata di qualsiasi potere -, ferisce il senso civico che la favorisce e la sostiene; al limite la civiltà stessa. La ragion di stato economica non comprende il valore della cultura, anche perché questo valore è incalcolabile”.

Gli artisti crepano, eccome. Crepano di indifferenza e di idiozia quotidiana, di violente e subdole censure. Crepano gli artisti sulle frasi fatte, sui giochi di pensiero ......

E’ questo il punto di partenza di un Festival nutrito ed attraente che nasce e si diffonde come possibile risposta a un paese in cui si è affermato un pensiero che non sopporta la vitalità, la qualità, la differenza, le capacità professionali e produttive. Un pensiero che rinnega la memoria, l’identità, la storia comuni.

E il modo migliore di celebrare la cultura è quello di rappresentarla in tutte le sue espressioni più felici attraverso musica, danza, teatro, attività espositive, progetti di ricerca di nuovi linguaggi ed espressioni.

Tra le sei interessanti sezioni c’è “Kind of Miles” dedicata al grande Miles Davis nel 20° anniversario della sua morte.


E’ da qui che inizio, da una mostra a lui dedicata a cura di Enrico Merlin, anch’egli musicista jazz oltre che autore di cataloghi e libri , è considerato uno dei maggiori conoscitori di Davis a livello mondiale. La prima impressione che si ha entrando nel ridotto del Teatro Valli, dove la mostra è allestita, è di essere di fronte alla collezione di un grande appassionato e devoto fan, prima ancora di un conoscitore ed esperto quali Merlin in verità è.

La carriera musicale di Miles è ripercorsa totalmente attraverso una raccolta bellissima e completa che comprende le copertine dei suoi numerosi dischi, alcuni ancora con il cellophane da perfetta collezione, altri in edizione speciale e rara come un cd inciso su lamina d’oro 24 carati; poi carteggi, spartiti, foto, scalette, borderò delle sale d’incisione degli anni 50-60 dove compaiono le tracce delle sessioni musicali, bobine a nastro che sembrano appartenere alla preistoria. E ancora foto, ritratti magnifici che ripercorrono interamente la vita dell’artista. E anche i suoi dipinti astratti proiettati sul soffitto.

Ma questa è anche la più ricca mostra di documenti audio. Circa 2000 pezzi (pare corrispondano a 8 giorni di ascolto ininterrotto) che costituiscono l’intera discografia ufficiale di Miles alla quale si aggiungono produzioni televisive, interviste, film. Il tutto è navigabile su postazioni posizionate nell’ultima sala del ridotto. Qui adiacente c’è infine una piccola sala da proiezione, stanno mandando le immagini del concerto dell’isola di Wight, una performance memorabile in cui Miles, in jeans arabescati e diamantati e con tromba nera e oro, è il centro di un potente gruppo di musicisti tra i quali il giovanissimo C. Corea, K. Jarret al piano, Airto Moreira alle percussioni, J. DeJohnette alla batteria, D.Holland al basso, G.Bartz al sax. Una session di 35 minuti considerata una piccola lezione di storia del jazz.

Penso alle due volte che il destino mi ha concesso di vedere Miles Davis dal vivo, fu nella seconda metà degli anni 80 a Bologna e a Perugia, lo rivedo sul palco statuario e impassibile quasi sempre di spalle, sento il suono inconfondibile della sua tromba con la sordina Harmon tenuta vicinissima al microfono. Non ci sarebbero state più altre occasioni poiché la sua vita geniale di musicista e travagliata di uomo, si sarebbe conclusa dopo poco tempo. Troppo prematuramente.



La sezione Kind of Miles contempla anche 3 incontri di ascolto commento e approfondimento, sempre a cura di E.Merlin, che suddividono l’intensa carriera di Davis in 3 grandi periodi: l’inizio acustico, la svolta elettrica, l’ultimo periodo.

E poi due importanti concerti a completare il doveroso e sentito omaggio: “DevilDavis” di Paolo Fresu Devil Quartet e Wayne Shorter Quartet.

6 commenti:

amanda ha detto...

il primo pensiero è stato: 20 anni, sono già passati 20 anni, una vita praticamente e mi sembra ieri.
il secondo pensiero è stato: invidia l'ha sentito dal vivo!
il terzo pensiero è stato: che splendido festival

Marilina ha detto...

Ohhh Alle, sai che per me questo è troooppo avanti.

Ma è un festival che si tiene in qualche tempo in qualche luogo?

Sui tagli dei finanziamenti agli artisti stendo un velo "peloso" (fatto colle setole del capocondominio).

alessandra ha detto...

Alle, post bellissimo, me lo sono gustato, come avrei voluto vedere anch'io Miles dal vivo...la maggior parte dei concerti a cui vorrei assistere sono di artisti che non ci sono più o comunque concerti passati..il presente musicale è abbastanza misero...
Vedo che Reggio Emilia riesce sempre ad organizzare eventi di livello..l'Emilia Romagna è avantiiiiiiiiiii, l'ho mai detto? :-)
Non mi fate parlare dei tagli alla cultura, potrei ienizzarmi...

Alle ha detto...

Amanda, quanti pensieri di prima mattina :)
chissà in questi 20 anni quanto, cosa e in che modo avrebbe potuto far sentire la sua voce, anzi la sua mitica trumpet!

Marilina dai non dire così!
Il festival si tiene qui in città e dura un mese, da inizio ottobre a inizio novembre. Sono coinvolti i tre teatri principali, ma anche
chiostri, piazze, pinacoteche e altri luoghi della città. Il cartellone è pienissimo e c'è di tutto un po'. Un vero melting-pot.

Ale, il passato è stato molto generoso anche con la musica. C'erano più ispirazione e maggiori capacità. Forse perchè le persone erano abituate a darsi da fare per campare, le menti non erano addormentate, ma vitali. E molto era ancora da fare e da dire.

In quanto ai tagli anche qui la vita è dura, ma qualcosa ancora si fa. Il mio impegno personale è quello di prendere parte agli eventi il più possibile, partecipando mi diverto e sostengo l'iniziativa e lo sforzo umano ed economico.

I concerti di Miles Davis rimangono tra le pietre miliari del mio apprendimento musicale. Non so ancora oggi quanta magia ci fu a mio favore perchè potessi essere lì, per ben due volte, ad ascoltare dal vivo gli attacchi inconfondibli della sua tromba.

amanda ha detto...

Alle in questi giorni o di prima mattina o mai più ;)

Silvia Pareschi ha detto...

Anch'io l'ho visto, anch'io! Arrivo qui dopo il tuo commento al mio post di due anni dopo questo, che strano, sto parlando con il passato?