8 novembre 2011

Dolcenera



Amìala ch'â l'arìa amìa cum'â l'é
amiala cum'â l'aria ch'â l'è lê ch'â l'è lê
amiala cum'â l'aria amìa amia cum'â l'è
amiala ch'â l'arìa amia ch'â l'è lê ch'â l'è lê

Guardala che arriva guarda com'è com'è
guardala come arriva guarda che è lei che è lei
guardala come arriva guarda guarda com'è
guardala che arriva che è lei che è lei

nera che porta via che porta via la via
nera che non si vedeva da una vita intera così dolcenera nera
nera che picchia forte che butta giù le porte

nu l'è l'aegua ch'à fá baggiá
imbaggiâ imbaggiâ

Non è l'acqua che fa sbadigliare
(ma) chiudere porte e finestre chiudere porte e finestre

nera di malasorte che ammazza e passa oltre
nera come la sfortuna che si fa la tana dove non c'è luna luna
nera di falde amare che passano le bare

âtru da stramûâ
â nu n'á â nu n'á

Altro da traslocare
non ne ha non ne ha

ma la moglie di Anselmo non lo deve sapere
ché è venuta per me
è arrivata da un'ora
e l'amore ha l'amore come solo argomento

e il tumulto del cielo ha sbagliato momento
acqua che non si aspetta altro che benedetta
acqua che porta male sale dalle scale sale senza sale sale
acqua che spacca il monte che affonda terra e ponte

nu l'è l'aaegua de 'na rammâ
'n calabà 'n calabà

Non è l'acqua di un colpo di pioggia
(ma) un gran casino un gran casino

ma la moglie di Anselmo sta sognando del mare
quando ingorga gli anfratti si ritira e risale
e il lenzuolo si gonfia sul cavo dell'onda
e la lotta si fa scivolosa e profonda

amiala cum'â l'aria amìa cum'â l'è cum'â l'è
amiala cum'â l'aria amia ch'â l'è lê ch'â l'è lê

Guardala come arriva guarda com'è com'è
guardala come arriva guarda che è lei che è lei

acqua di spilli fitti dal cielo e dai soffitti
acqua per fotografie per cercare i complici da maledire
acqua che stringe i fianchi tonnara di passanti

âtru da camallâ
â nu n'à â nu n'à

Altro da mettersi in spalla
non ne ha non ne ha

oltre il muro dei vetri si risveglia la vita
che si prende per mano
a battaglia finita
come fa questo amore che dall'ansia di perdersi

ha avuto in un giorno la certezza di aversi
acqua che ha fatto sera che adesso si ritira
bassa sfila tra la gente come un innocente che non c'entra niente
fredda come un dolore Dolcenera senza cuore

atru de rebellâ
â nu n'à â nu n'à

Altro da trascinare
non ne ha non ne ha

e la moglie di Anselmo sente l'acqua che scende
dai vestiti incollati da ogni gelo di pelle
nel suo tram scollegato da ogni distanza
nel bel mezzo del tempo che adesso le avanza

così fu quell'amore dal mancato finale
così splendido e vero da potervi ingannare

Amìala ch'â l'arìa amìa cum'â l'é
amiala cum'â l'aria ch'â l'è lê ch'â l'è lê
amiala cum'â l'aria amìa amia cum'â l'è
amiala ch'â l'arìa amia ch'â l'è lê ch'â l'è lê

Guardala che arriva guarda com'è com'è
guardala come arriva guarda che è lei che è lei
guardala come arriva guarda guarda com'è
guardala che arriva che è lei che è lei


Quando ho visto la furia dell'acqua scorrere per le strade di Genova il pensiero è subito corso alla canzone "Dolcenera" di Fabrizio De Andrè, una meraviglia tratta dal mio album preferito di Faber "Anime Salve", quello scritto in collaborazione con un altro talento genovese, Ivano Fossati.
In questa canzone c'è il parallello tra la furia dell'acqua che ha travolto Genova nell'alluvione degli anni 70 e quella di un amore non corrisposto...un testo bellissimo come sempre quando si tratta di De Andrè, con frasi in genovese ad intervallare le parole in italiano.
Vedere Genova inondata dall'acqua dei suoi torrenti, vedere le sue strade diventare fiumi in grado di travolgere persone, auto, cassonetti ha sconvolto tutti, ha indignato tutti...
Una città come Genova ha una connotazione geografica particolare e ben nota, è attraversata da torrenti sotteranei e non, ed è anche una città piovosa; è stato nefasto continuare a cementificare laddove bisognava creare spazi di drenaggio, per far defluire l'acqua, mi scuso se magari i termini non sono appropriati, ma spero rendano l'idea. Ormai il nostro clima sta diventando sempre più balordo, gli acquazzoni fortissimi stile tropicale stanno diventando quasi la norma, come anche il nubifragio a Roma ha dimostrato.
Bisogna cominciare a curare il nostro territorio, a fare manutenzione, pulire i fiumi dai detriti, curare gli argini invece di spendere milioni di euro per la TAV o per un fantomatico ponte sullo Stretto di Messina.
Ieri sera mia sorella mi diceva che a Stoccarda hanno proibito di costruire in una determinata zona perchè i palazzi avrebbero bloccato il passaggio di venti importanti per l'aerazione della città...e invece a Roma la cementificazione selvaggia ha bloccato il famoso ponentino che rinfrescava Roma nelle giornate di afa...possibile che gli italiani non possano mutuare dai tedeschi un pò di sensibilità ambientale???
Un'ultima annotazione, non mi piace colpevolizzare chi spero abbia preso delle decisioni in buona fede come le autorità genovesi, credo che tutti si sentano il peso sulla coscienza di quei morti, però direi proprio che la popolazione andasse dettagliatamente informata dei rischi e che andassero diffuse più capillarmente le procedure da seguire. A New York quando si aspettava l'uragano Irene, la città era percorsa da auto della polizia che ripetevano le istruzioni e i comportamenti da tenere in caso si fosse verificato il peggio.
Scusate la banalità delle mie considerazioni, ma mi sono indignata davvero davanti a quelle immagini, mi è presa davvero una morsa allo stomaco.
Un pensiero speciale ad Ernest e Gloria che hanno vissuto momenti di paura.
Nella speranza che qualcosa possa cambiare...


4 commenti:

Alle ha detto...

Non è facile trovare le parole giuste per esprimere tutto l'orrore provato davanti alle immagini che arrivavano dalla Liguria e da Genova e dal Piemonte.
Può succedere ad ognuno di noi, ormai è certo il nostro territorio è una bomba ad orologeria pronta ad esplodere non sai dove, non sai quando.
Le responsabilità sono chiare ed evidenti e purtroppo perpetrate negli anni e nelle legislature.
Bisognerà per il nostro bene e per un futuro migliore dare le nostre città in mano a chi agirà per l'ambiente, per il territorio, per una migliore qualità della vita. Perchè in fondo è questo che ognuno di noi desidera: una banale e rassicurante e serena quotidianità.

Grazie Ale, per Faber e per il pensiero espresso che condivido in pieno.

amanda ha detto...

Ma li vediamo? ma ci vediamo?non siamo capaci più di guardare lontano di progettare il futuro compresa la scelta di una classe politica che rappresenti il nostro lato migliore e non sempre quello peggiore.
La rivoluzione, intesa come capacità di presa di responsabilità e di partecipazione inizia da noi e subito

Marilina ha detto...

Anche per me le immagini che ho visto di Genova sono state tremende, sarà che pensavo a Gloria dopo aver saputo che era in solaio col papà.
Genova come esempio di qualsiasi evento dove l'uomo bastardo ha giocato con la vita delle persone in nome del profitto.
Anch'io credo che sia giunto il momento che ci svegliamo dal torpore e che facciamo qualsiasi cosa in nostro potere.

Bellissima la canzone.

Sara ha detto...

Io ho imparato ad amare Genova poco alla volta. Adesso la considero la mia seconda città. Spero che queste tragedie insegnino a noi liguri ad essere responsabili, a non delegare più alla politica la gestione del nostro territorio. E poi se ne sono sentite di bugie in questi giorni dagli amministratori!