16 novembre 2011

Incipit del 16 novembre 2011



"Non è detto che Kublai Kan creda a tutto quello che dice Marco Polo quando gli descrive le città visitate nelle sue ambascerie, ma certo l'imperatore dei tartari continua ad ascoltare il giovane veneziano con più attenzione che ogni altro suo messo o esploratore. Nella vita degli imperatori c'è un momento, che segue all'orgoglio per l'ampiezza sterminata dei territori che abbiamo conquistato, alla malinconia e al sollievo di sapere che presto rinunceremo a conoscerli e a comprenderli; un senso come di vuoto che ci prende una sera con l'odore degli elefanti dopo la pioggia e della cenere di sandalo che si raffredda nei bracieri; una vertigine che fa tremare i fiumi e le montagne istoriati sulla fulva groppa dei planisferi, arrotola uno sull'altro i dispacci che ci annunciano il franare degli ultimi eserciti nemici di sconfitta in sconfitta, e scrosta la ceralacca dei sigilli di re mai sentiti nominare che implorano la protezione delle nostre armate avanzanti [.....]

Solo nei resoconti di Marco Polo, Kublai Kan riusciva a discernere, attraverso le muraglie e le torri destinate a crollare, la filigrana d'un disegno così sottile da sfuggire al morso delle termiti."


"Le città invisibili" Italo Calvino


Calvino è uno dei miei scrittori preferiti da sempre, da quando alle medie mi è capitato per le mani Il barone rampante; in questo periodo sto rileggendo con piacere qualche sua opera.

Le città invisibili vuole essere un immaginario resoconto di viaggio che Marco Polo fa a Kublai Kan, immaginario anche perchè i nomi delle città di cui si parla non sono riconoscibili, portano ognuno un nome di donna.

Come spiega bene lo stesso Calvino quello che sta a cuore a questo suo Marco Polo è "scoprire le ragioni segrete che hanno portato gli uomini a vivere nelle città, ragioni che potranno valere al di là di tutte le crisi. Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni d'un linguaggio; le città sono luoghi di scambio, come spiegano tutti i libri di storia dell'economia, ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi."

Io amo le città, apprezzo anche la bellezza della natura, ma amo innanzitutto nei miei viaggi vedere le città, percepire l'energia che pulsa nelle loro strade, scrutare i visi delle persone che le abitano, osservare le geometrie architettoniche, coglierne per quanto possibile lo spirito...le città mi emozionano come il mare...anche per questo ho sempre apprezzato questo libro.

C'è poi una frase bellissima in quest'opera di Calvino che è annotata nel mio taccuino e che trovo profondamente vera:

"D'una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda."


9 commenti:

giardigno65 ha detto...

poesia in frammenti

alessandra ha detto...

Eh già caro Giardigno..Calvino è davvero un grande.

Alle ha detto...

Questo concetto di città è davvero poetico. Forse è per questo che abbiamo più sintonia con alcune città: non è solo una questione di bellezze artistiche, ma di cuori che battono.
Penso che in fondo è vero, le città che amo di più realmente hanno risposto ai miei desideri.

Purtroppo non conosco molto bene Calvino, dovrò recuperare e in fretta perchè c'è molto da imparare.

oriana ha detto...

Purtroppo la mia conoscenza di Calvino si ferma al Barone rampante, mi sa che devo recuperare.
Dopo le sette o settanta meraviglie di una città amo scoprire i luoghi più intimi, i vicoli nascosti. E nonostante questo, in estate ho partecipato ad una visita guidata in notturna nella "mia" città ed ho scoperto angoli segreti e storie meravigliose, che non conoscevo anche se ci abito da più di trent'anni.

George ha detto...

Gran bel libro, grande scrittore.

Marilina ha detto...

Anch'io non conosco molto Calvino, mi ricordo un ex collega che mi parlava con entusiasmo della trilogia (Il Visconte Dimezzato, Il Barone Rampante, Il Cavaliere Inesistente).

Anche a me le città piacciono molto, e non si finisce mai di conoscerle.
L'altro giorno ero a Venezia, e anche se ci vado almeno una volta al mese, girovagando senza meta e col naso all'insù ho scoperto angoli mai visti.
A volte perdersi per le vie senza meta è il modo migliore per conoscere una città.

Rimane naturalmente che adoro la campagna per luuuhnghi periodi dell'anno.

amanda ha detto...

le città invisibili mi manca, ed anche voi

alessandra ha detto...

Pure tu ci manchi!!

Sara ha detto...

E'un libro che mi è molto caro. Feci uno spettacolo teatrale incentrato su quelle pagine (nostalgia!!!)e lo scorso anno ho fatto un post su blog, corredato da foto di....Sarzana, of course!