1 dicembre 2011

Incipit del 1 dicembre









" 'A iurnata è 'nu muorzo, " la giornata è un morso, è la voce di mast'Errico sulla porta della bottega. Io stavo già là davanti da un quarto d'ora per cominciare bene il primo giorno di lavoro. Lui arriva alle sette, tira la serranda e dice la sua frase d'incoraggiamento: la giornata è un morso, è corta, diamoci da fare. Ai vostri comandi, gli rispondo, e così è andata. Oggi scrivo la prima notizia per tenere conto dei nuovi giorni. Non sto più a scuola. Ho fatto tredici anni e babbo mi ha messo a lavorare. E' giusto, è ora. L'istruzione obbligatoria va fino alla terza elementare, lui mi ha fatto studiare fino alla quinta perchè ero malatino e poi così avevo un titolo di studio migliore. Qua intorno i bambini vanno a lavorare pure senza scuola, babbo non ha voluto. Fa lo scaricatore al porto, non ha studiato, solo adesso sta imparando a leggere e scrivere alle lezioni serali della cooperativa degli scaricatori. Parla il dialetto e ha soggezione dell'italiano e della scienza di quelli che hanno studiato. Dice che con l'italiano uno si difende megio. Io lo conosco perchè leggo i libri della biblioteca, ma non lo parlo. Scrivo in italiano perchè è zitto e ci posso mettere i fatti del giono, riposati dal chiasso del napoletano.








Erri De Luca. Montedidio. Feltrinelli






A me quest'ultima frase dell'incipit è particolarmente piaciuta: questo italiano zitto, lingua per descrivere sul foglio scritto in contrapposizione al napoletano lingua per narrare e per giunta in modo chiassoso mi fa impazzire.







A Montedidio nella Napoli del dopo guerra un bambino che sta diventando uomo vive e lavora. A Montedidio si incontra l'"ammore" che la vita ha provato a sporcare e che il sentimento tende a pulire.







A Montedidio c'è modo di conoscere Rafaniello che a Napoli non è nato, che a Napoli vive in attesa di spiccare il volo con ali nascoste, che ha conosciuto l'orrore dello sterminio dell'olocausto, che si prende cura dei piedi della povera gente, perchè coi piedi caldi la vita è più lieve.







Ora so che con Erri De Luca si creano gli schieramenti, ma io trovo la sua prosa così lirica, la parola quasi magica, il sentimento lì ad un soffio dalle parole stampate che non posso che consigliarvene ancora una volta la lettura

6 commenti:

Zio Scriba ha detto...

Io sono fuori dagli "schieramenti", nel senso che per mille motivi leggo quasi soltanto romanzi stranieri (mi riferisco ai contemporanei: in passato ci furono anche ottimi italiani), ma posso dire che secondo me De Luca, pur non facendomi impazzire, è, fra gli attuali italiani "da classifica", uno dei pochi scrittori veri, uno dei pochi artisti degni di questo nome.

oriana ha detto...

peccato, Zio....mai porsi limiti. Ci sono ottimi scrittori italiani...

Zio Scriba ha detto...

* oriana
Limiti MAI, selettività sempre. (In base ovviamente ai gusti, sia chiaro che rispetto i tuoi, quali che siano).
Anche perché non sono un lettore vorace da 365 libri all'anno: preferisco gustarne lentamente una cinquantina di veramente belli, o anche meno. (Questo per il "piacere" della lettura, ma sapessi quanta robaccia da classifica italiota mi sono sorbito, per motivi diciamo così "di lavoro": quindi i miei non sono pregiudizi alla cieca, ma POSTgiudizi...)

alessandra ha detto...

Anche a me piace tanto la sua prosa. Segnato!

giacy.nta ha detto...

Non vado matta per la prosa lirica ma Erri ha una misura ed una levità che apprezzo molto. Lascia scivolare grandi idee come se niente fosse, un po'come nell'ultima frase dell'incipit che hai proposto...
:-)

amanda ha detto...

@Giacynta: anfatti :)