26 marzo 2012

Ginevra





Aveva sempre invidiato le belle teste canute, ma il destino non gliene aveva regalata una, ispidi e lievemente diradati, rispetto ad un tempo, capelli color del ferro, le incorniciavano il viso scarno; quel naso da sempre severo ora le dava un'aria di importanza e tuttavia si sposava a meraviglia con le rughe che stavano lì a testimoniare che aveva saputo ridere nella e della sua vita.
Camminava con passo sicuro, ma non più spedito come un tempo, per le strade del quartiere in cui viveva fin da quando, bambina, si era trasferita in quella città seguendo il sogno del padre di "mettersi in proprio".
E, anche in un'epoca in cui era più facile conoscere persone dell'altra metà del pianeta rispetto al proprio vicino di casa, Ginevra rappresentava una certezza nel rione.
Dopo poco anche gli ultimi acquisti, fossero prodotti nostrani o importati, imparavano a riconoscerla, a ricambiarne il saluto, a fermarsi a domandarle come stava, sicuri che avrebbero trovato nell'anziana vicina orecchie attente e fidate ed una parola di conforto al momento del bisogno oppure una domanda spiazzante, posta per far scoccare il dubbio dove ci si arrogava il diritto di un'eccessiva certezza.
Ginevra era colta, di quella cultura che deriva dall'aver amato la lettura, l'ascolto e dall'aver sempre lasciato aperta la porta della curiosità per la vita.
Negli ultimi anni durante la primavera e nei tardi pomeriggi estivi sedeva sull'unica panchina che non fosse stata distrutta dagli anni, dall'incuria o da chi non riteneva che sedere sotto ad un faggio fosse un bene comune e leggeva.
Da tempo la lettura non era più solitaria per Ginevra, aveva iniziato portando le favole di Rodari o Il piccolo principe da leggere ai pochi bambini che ancora fruivano del parco ed era stata come il pifferaio magico, sapeva come leggere e come catturare la loro attenzione e ad ascoltare si erano fatti più numerosi. Ma poi i bambini erano cresciuti, le letture si erano fatte impegnative, Ginevra prestava loro i suoi libri, ed inoltre con la vista che peggiorava erano spesso loro a leggere a lei. La loro era ormai una sorta di società della buona lettura si scambiavano libri, commenti, calde tazze di tea o caffè in inverno e bibite fresche in estate. A volte i ragazzi riuscivano a trascinare Ginevra al cinema, non che non le piacesse un bel film, erano le multisale che la infastidivano, con le loro "non- selezioni-logore" come le chiamava lei e con l'impossibilità di rimanere in sala a rivedersi il film una seconda volta. Grazie a Ginevra i ragazzi avevano imparato a conoscere Pasolini, Fellini, Rossellini, Capra e il gusto di una visione critica.
Un giorno arrivata alla panchina la trovò occupata da un uomo, indossava un impermeabile lercio e sdrucito, l'odore che emanava creava una sorta di spesso muro attorno a lui, sedeva composto, le unghie delle dita listate a lutto, quell'età indefinibile tra i 35 ed i 65 anni, somma dell'età anagrafica e del surplus che una vita di strada regala, che leggeva con interesse Il sole 24 ore." Buongiorno Signora, si accomodi" la invitò con un cenno lo sconosciuto. Ginevra per non apparire sgarbata, respirò a fondo ed in semi apnea si sedette, prelevò dalla sua borsa il suo libro e stava per aprirlo, quando l'uomo, dopo aver sbirciato la copertina,  le disse: "I personaggi di Anne Tyler, viaggiano lì ad un metro dalla realtà, prigionieri della loro inadeguatezza ad interagire con essa. Non ne conviene?". Ginevra rimase lì, attonita, incapace di afferrare la complessità di quel soggetto e quando finalmente stava per rispondere al suo interlocutore, quello ripiegò con cura il giornale, le rivolse un sorriso, si alzò dalla panchina e la salutò "Le auguro una piacevole lettura" e sparì.


continua

10 commenti:

oriana ha detto...

spesso, sotto strane spoglie, si celano personaggi eccezionali...

oriana ha detto...

Rodari... quanti ricordi, piaceva moltissimo ai mie figli. Adesso vorrei un nipotino per ricominciare a leggerlo.

alessandra ha detto...

Uè e si sparisce così caro uomo del mistero? :-) brava Amanda, aspettiamo il secondo round sulla panchina!

Franz ha detto...

Un bel ritratto, ambientato, mi viene da pensare, in un futuro non lontano, quello che ci aspetta.
Panchine e uomini di cultura lasciati marcire da una parte, testimonianze di fiera resistenza, nel tempo, dall'altra. E tracce di invulnerabile nobiltà, in quelle rughe di chi ha saputo "ridere della e nella sua vita".
Attendiamo fantasiosi sviluppi.

giacy.nta ha detto...

Un invito a continuare la lettura...

p.s.
la panchina è un elemento ricorrente nei tuoi racconti:)

amanda ha detto...

@Giacynta:la panchina è la mia idea di spazio condiviso in assenza d'altro :)

Giolvolo ha detto...

Ottimi personaggi. Mi piace da dove Ginevra ha attinto il suo sapere cosi' come mi intriga lo sconosciuto. Aspetto il seguito con impazienza.

Marilina ha detto...

La scorsa settimana sono stata alla presentazione di un libro, l'autrice si aiutava con alcune slides, e la principale era la foto che hai messo tu.
Prima coincidenza.
Seconda.
L'altro giorno ero in pullman, ed a fianco a me era seduto una specie di scienzato pazzo (capelli bianchi lunghi -che si taglia da solo-) che ha cominciato a parlarmi di libri libri e libri.
E brava Amanda!

amanda ha detto...

@Marilina: tutti usiamo google per cercare immagini facili le sovrapposizioni :)

Marilina ha detto...

Non venirmi a dire che il caso è a caso, cara Amandascrittrice.