22 ottobre 2009

Wislawa Szymborska



“Credo nella grande scoperta.
Credo nell’uomo che farà la scoperta.
Credo nella paura dell’uomo che farà la scoperta.
Credo nel pallore del suo viso,
nella sua nausea, nel sudore gelato del suo labbro.
Credo nei suoi appunti bruciati,
ridotti in cenere,
bruciati fino all’ultimo.
Credo nelle cifre sparpagliate,
sparpagliate senza rimpianto.
Credo nella fretta dell’uomo,
nella precisione dei suoi gesti,
nel suo libero arbitrio.
Credo nelle lavagne fracassate,
nei liquidi versati,
nei raggi spenti.
Affermo che ciò riuscirà,
che non sarà troppo tardi,
e che avverrà in assenza di testimoni.
Nessuno lo saprà, ne sono certa,
né la moglie, né la parete,
neppure l’uccello, potrebbe cantare.
Credo nella mano che non si presta,
credo nella carriera spezzata,
credo nel lavoro di molti anni sprecato.
Credo nel segreto portato nella tomba.
Queste parole mi veleggiano sopra le regole.
Non cercano appoggio in nessun esempio.
La mia fede è forte, cieca e senza fondamento.”


(Scoperta, 1972, da “Ogni Caso” )

12 commenti:

amanda ha detto...

Che versi spettacolari! Dimmi di più sull'autrice

alessandra ha detto...

Neanche io la conosco, ma guarda caso proprio l'altro giorno in libreria ho visto su un tavolo un suo libro, mi aveva colpito il nome, bella questa poesia..

GianfraH ha detto...

Posso dire una cosa sulla foto, se nessuno si offende?

Sembra che c'abbia una canna tra le dita... :)

Ok, vado a dormire :)

g.

amanda ha detto...

@Ginfra: certo che hai la testolina deformata, 'na canna? ma dai!

Anna S ha detto...

Intensa, molto profonda e intelligente, nella sua chiarezza e semplicità.
Anch'io non so nulla dell'autrice.

@Gianfranco, piuttosto avrei qualcosa da dire sugli occhiali...

GianfraH ha detto...

@Anna

sono proprio gli occhiali il problema e al fotografo che ha fatto il resto... anche questa mattina, con tutto il sonno del mondo, continua a sembrare una canna fra le dita :)

g.

alessandra ha detto...

@GianfraH
Quand'è l'ultima volta che sei stato dall'oculista? Una canna, ma dove la vedi? O magari correggi il caffè la mattina con qualcosa di alcolico o psichedelico?

GianfraH ha detto...

@Alessandra

quella astina degli occhiali...
No?
Sembra solo a me?

Devo prendermi qualche giorno di vacanza? Se ti do l'indirizzo di posta a cui inviare la richiesta, puoi far finta di essere il mio medico?

g.

stefania ha detto...

@gianfr. hai bisogno di una visita oculistica o una seduta psicanalitica. decidi tu quale delle due.


quanto alla Szymborska, è una poetessa polacca, le hanno assegnato un nobel ed è, per nostra fortuna, ancora vivente (spero ci delizi ancora un po’ con le sue opere). la trovo straordinariamente ironica. mi piacciono le sue riflessioni su alcune circostanze della vita e le sue personali introspezioni. il suo linguaggio è semplice ed elegante ed i suoi temi sono tra i più svariati… dall’amore alla guerra, dall’arte alla ricerca, dalla filosofia al gioco.
è da leggere, non c’è altro da dire…
Adelphi ha pubblicato un paio di sue raccolte molto interessanti: “Vista con granello di sabbia” e “Discorso all’ufficio oggetti smarriti”. ve li consiglio.
tanto per farvi venire un pochino di curiosità, vi lascio un’alta sua poesia. le sue parole saranno senz’altro più utili delle mie a descriverla.

Nella moltitudine
Sono quella che sono.
Un caso inconcepibile
come ogni caso.

In fondo avrei potuto avere
altri antenati,
e così avrei preso il volo
da un altro nido,
così da sotto un altro tronco
sarei strisciata fuori in squame.

Nel guardaroba della natura
c'è un mucchio di costumi:
ragno, gabbiano, topo di campagna.
Ognuno va subito a pennello
ed è portato docilmente
finché si consuma.

Anch'io non ho scelto,
ma non mi lamento.
Potevo essere qualcuno
molto meno a parte.
Qualcuno d'un formicaio, banco, sciame ronzante,
una scheggia di paesaggio sbattuta dal vento.

Qualcuno molto meno fortunato,
allevato per farne una pelliccia,
per il pranzo della festa,
qualcosa che nuota sotto un vetrino.
Un albero conficcato nella terra,
a cui si avvicina un incendio.
Un filo d'erba calpestato
dal corso di incomprensibili eventi.

Uno nato sotto una cattiva stella,
buona per altri.

E se nella gente destassi spavento,
o solo avversione,
o solo pietà?

Se al mondo fossi venuta
nella tribù sbagliata
e avessi tutte le strade precluse?

La sorte, finora,
mi è stata benigna.

Poteva non essermi dato
il ricordo dei momenti lieti.

Poteva essermi tolta
l'inclinazione a confrontare.

Potevo essere me stessa - ma senza stupore,

e ciò vorrebbe dire
qualcuno di totalmente diverso.

GianfraH ha detto...

@Ste

stesso discorso che ho fatto ad Alessandra: fingiti medico e obbliga l'azienda a darmi qualche giorno di ferie coatte (non inteso come "vacanze romane" )


g.

alessandra ha detto...

@Stefania
bellissima e originale anche questa poesia..
@GianfraH
Egr. Sig. Capo di Gianfranco,
Le scrivo per segnalarLe che il Suo dipendente, Sig. Gianfranco, è affetto da gravi turbe del comportamento e della vista dovute a stress lavorativo.
La prego pertanto di concedergli una settimana di ferie. Il medico prescrive riposo e tanta radio due.
Cordiali saluti
Dottoressa Alessandra
Gianfranco, può andare bene?

amanda ha detto...

@Ste: mi hai convinto, prossimo giro alla Feltrinelli