18 gennaio 2010

SEI LA TERRA E LA MORTE


Sei la terra e la morte.
La tua stagione è il buio
e il silenzio. Non vive
cosa che più di te
sia remota dall'alba.


Quando sembri destarti
sei soltanto dolore,
l'hai negli occhi e nel sangue
ma tu non senti. Vivi
come vive una pietra,
come la terra dura.


E ti vestono i sogni
movimenti singulti
che tu ignori. Il dolore
come l'acqua di un lago
trepida e ti circonda.
Tu li lasci svanire.
Sei la terra e la morte.


Cesare Pavese. Da La terra e la morte.


A gente tradita dalla terra e già tradita dalla vita

17 commenti:

Gloria ha detto...

Un lungo minuto di terrore e la terra diventa la morte.
grazie per aver toccato i nostri cuori troppo presi dai nostri mille piccoli problemi.

mariangela ha detto...

Momenti di terrore in un mondo di disperati e di miseria, momenti che ci dovrebbero far riflettere nella nostra vita quotidiana,ad esempio, quei signori che questa mattina ho fuori dalla porta che non hanno pazienza e beati loro non hanno niente di grave, ma si stanno lamentando, glielo vorrei dire ma è meglio di no tanto non capirebbero.

amanda ha detto...

lascia perdere Mari, che se poi l'ambulatorio iniziasse in orario forse... anche se a volte uno protesta a prescindere, basta protestare

Anna S ha detto...

Oh, uno dei miei poeti preferiti! Ieri sera stavo per postare una poesia, poi son stata presa da altre quisquilie. Meglio così, questa è senz'altro più consona al periodo.

GianfraH ha detto...

Bella e profonda.

g.

alessandra ha detto...

Essendo abruzzese, il terremoto è un argomento che in quest'ultimo anno mi ha toccato da vicino, anche se per fortuna nella mia città abbiamo "ballato" parecchio e per lungo tempo ma non ci sono stati effetti collaterali se non una grande paura. Vedere il centro de l'Aquila distrutto mi ha fatto una grande impressione, ma la devastazione a Haiti non ha precedenti, ieri sera a cena mi si è chiuso lo stomaco vedendo certe immaginiin televisione.

alessandra ha detto...

Ah, la poesia di Pavese è bellissima..

stefania ha detto...

ecco, era proprio quel che ci voleva.
grazie, amanda.

amanda ha detto...

quel che ci vorrebbe è un evento mondiale che ci faccia postare una poesia sull'amore, sull'amicizia, sul sapore delle cose belle, lo aspetto con ansia insieme a voi

GianfraH ha detto...

Vidi la zona di Colfiorito il giorno dopo il terremoto, in una mattina di 12 anni fa, in servizio con la protezione civile... non avevo mai sentito un terremoto, ma mi sono rifatto.

g.

GianfraH ha detto...

...o anche una risata: sentito oggi Presta che definiva Boris Yeltsin?

"Yes, we drink"

g.

alle ha detto...

Ogni volta che accadono queste catastrofi immani, penso che la natura, che considero perfetta, ci stia ancora una volta punendo per la nostra ingratitudine. In questi giorni non riesco a guardare alcuna immagine che arrivi da Haiti, non è poca sensibilità piuttosto un disagio morale e un senso di impotenza verso qualcosa che non è più nemmeno tragica povertà.
Potremo far scoprire a quei bambini che esistono anche i sogni o qualcuno, anche questa volta, si approfitterà della situazione?

alle ha detto...

alessandra,
l'aquila e l'abruzzo sono luoghi divenuti preziosi nei nostri umili pensieri.......

Anna S ha detto...

In tutto questo faccio comunque mio il commenti di Gramellini apparso venerdì su La Stampa che vi ripropongo:

"So bene che non possiamo dilaniarci pertutto il dolore del mondo e che persino i santi sono costretti a selezionare i loro slanci di compassione. Eppure non posso fare a meno di riflettere sull’incongruenza di una situazione che [..] mi induce a piangere per un bambino sepolto sotto i detriti, senza pensare che si tratta dello stesso bambino affamato che aveva trascorso le ultime settimane a morire a rate su quella stessa strada”.

amanda ha detto...

infatti

oriana ha detto...

quello che scovolge è che quei bambini non piangono

GianfraH ha detto...

@Gramellini, se ci leggi

Applaudo alla cruda verita'; al lavoro abbiamo organizzato una raccolta alla quale abbiamo partecipato in quattro. Che tristezza.

g.