Lui era fatto così, formale fino all’ultimo, preciso nelle cose.
Così ha aspettato tre settimane che il suo primogenito tornasse dal viaggio di nozze per avviarsi; non voleva recare disturbo, rovinare la festa.
Era un omino piccino e minuto. Due occhi azzurro chiaro chiaro, le ciglia chiare chiare, in uno di quei visi scarni, essenziali alla Eduardo De Filippo.
Una passione per le piante ed il giardinaggio, una passione per i bambini, tutti i bambini: i suoi quattro, le nipoti acquisite cioè mia sorella ed io e i figli dei fratelli. Ci portava tutti, e dico tutti, in vacanza con lui e se non bastava caricava anche qualche amico dei figli.
Allora non esistevano cinture, seggiolini, radunava la ciurma e si partiva, nella sua macchina si cantava sempre, incessantemente da Padova alla Valsugana.
E che canzoni poi: c’era una tale Siora Filippa che andava a letto col cussin (il cuscino) ed ogni strofa si concludeva con “siora Filippa l’è 'na donna original”; “sotto il ponte tapin tapon” veniva immancabilmente rapita una ragazza, poi c’erano i canti alpini ed i classici della canzone napoletana.
Ma il motivo per cui lui era il mito di ogni bambino era il suo alter ego il “Caciaone”. Come Dottor Jekill e Mr Hyde il Caciaone compariva sempre quando la situazione tra dodici/quindici bambini diventava ingestibile. Metteva su uno strano ghignetto alzava le mani agitando i polpastrelli al vento e iniziava a darci la caccia. Chi veniva catturato subiva la tortura del solletico. Ormai bastava che partisse il ghigno che iniziava una ridarola collettiva inarrestabile. La zia, se il Caciaone compariva verso l’ora di andare a letto, a volte lo sgridava perché diceva che poi non ci saremmo più addormentati, ma lui era immancabilmente dalla nostra parte.
Mi ricordo che in agosto, qualche giorno prima del mio complenno, che spesso festeggiavo con gli zii in montagna, mi portava in paese, nel negozio di giocattoli, e studiava le cose da cui venivo attirata, immancabilmente una di quelle l’avrei trovata nel pacchetto infiocchettato la mattina della mia festa, in quell’occasione comprava anche un regalino per mia cugina Monica, la più piccola, alla quale ero legata da un amore/gelosia fraterno, perché non ci rimanesse troppo male.
Quando se ne andò, dopo una lunga malattia, in quell’inizio estate, una delle mie cugine stava aspettando una bimba, sarebbe stato un nonno fantastico, credo che sia stato molto ingiusto che questa gioia gli sia stata negata
11 commenti:
Sì, credo anch'io che questa bellissima persona sarebbe stato un nonno fantastico. Hai fatto bene a dedicargli un ricordo così dolce, carino e struggente, così ben scritto, perché scritto col cuore.
Grazie a te gli voglio bene anch'io: Ciao, Zio Gastone, ti abbraccio forte forte!
grande zio Gastone!
e che belle le tue storie di famiglia. si vede proprio quanto eravate uniti e affiatati. la mia non era una famiglia numerosa e non ho gran ricordi dei parenti, un po' musoni e poco inclini ai regali : si sa essendo genovesi....con quella faccia un po' così....
grazie Nicola, ho mandato ieri la storia alla Zia per il suo placet e mi ha confessato di essersi commossa anche lei, ma era davvero così lo Zio
La foto e il tuo ricordo di zio Gastone lo rendono caro anche a me. :-))))
Leggere queste righe è stato bellissimo e ti ringrazio
Un abbraccio fortissimo
scusa ama,ma che foto hai messo???
@Suara: lo zio che finge di amputarmi la gamba, scherzava sempre!
Il fatto che fosse appassionato di giardinaggio è già una garanzia! che bel ritratto!
Sara
uno zio così è simpatico già dal nome!! bellissima anche la foto :-) @Suara vogliamo anche una tua foto anni 70!
quoto Emilys: Suara foto foto foto con sguardo assassino e ciuffo
Vedi cara Amanda, cambiano i posti e le famiglie, ma tutti più o meno abbiamo ricordi bellissimi di persone straordinarie che non ci sono più, zii, zie, nonni, nonne. Tutte contraddistinte da una grande generosità di cuore, attaccamento alla famiglia, dolcezza, empatia...questa patrimonio di affetti e di poesia del dare purtroppo si è un pò persa nelle generazioni successive ed è un vero peccato, viena una gran malinconia.
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