23 agosto 2011

LA POLVERE DEI SOGNI (un incipit e un po')


Una ragazza grande,ormai: la stupida frase mi ronza in testa fin dal momento in cui l’aereo è decollato da Heathrow. Il grande ritorno. Tutti questi anni a chiedermi come sarebbe stato; tanti altri ci avevano provato, alcuni accolti da folle tumultuose, fra risa, urla e canti; altri sgattaiolando verso casa lungo vie secondarie. Io no. Il giorno in cui avevo lasciato il paese avevo giurato che sarebbe stato definitivo. E avevo tenuto duro, senza cedere a nessun richiamo della natura. Poi era arrivata la telefonata, e cos’altro avrei potuto fare? Non ero neanche stata a pensarci sopra.”
In questo libro c’è molto. C’è il ritorno a casa, il ritorno alle radici. C’è la memoria di una nonna forte e magica che va a ritroso fino a farti capire chi sei veramente. Ci sono due sorelle lontane in ogni senso che si ritrovano, l’una libera e indipendente aiuterà l’altra a riscattarsi da una vita coniugale violenta e sottomessa fino ad un epilogo tragico ed inaspettato. C’è una casa grande e misteriosa, circondata da stormi di uccelli guardiani che aleggiano e si posano e vanno e ritornano. C’è l’impegno sociale, le prime elezioni nazionali non razziali in Sud Africa che designarono vincitore Nelson Mandela.
In questo libro c’è tutto. Tutto ciò che parla al femminile, tutto ciò che di donna in donna viene tramandato: l’essenza, l’amore, la rabbia, la forza, la dolcezza, l’istinto, la comprensione che ogni donna racchiude in sé e che è una piccola parte di un altro essere femminile che l’ha preceduta.
La protagonista Kristien è al capezzale di sua nonna ultracentenaria, Ouma Kristina, che in fin di vita l’ha voluta lì affinché raccogliesse per iscritto il lungo, affascinante racconto della loro vita, la vita della loro famiglia attraverso tutte le figure femminili che l’hanno percorsa:
“Teniamo gli uomini fuori da tutto questo. Tanto di loro si sa già tutto. La nostra è un’altra storia, non segue una linea retta. I cognomi non hanno importanza. Sono stati tutti aggiunti dopo, non puoi farci conto. Ogni volta che un uomo diventa padre non vede l’ora di mettere avanti il suo cognome. Ma come può essere sicuro che quello che lui ha messo dentro è lo stesso di quello che viene fuori? Solo noialtre possiamo dirlo per certo, e qualche volta preferiamo tenerlo segreto. E’ di noi che parlo. Le donne. (…) Nessuno sa da dove abbiamo cominciato. A un certo punto il passato è avvolto nell’ombra. Secondo me ci siamo sempre state. Ci sono vecchie storie che parlano di una donna, nel profondo cuore dell’Africa, che venne da un lago portando sulla schiena un bambino e spingendo davanti a sé una vacca nera. O dal fiume. O dal mare. Un giorno una piccola onda si infranse sulla spiaggia e lasciò dietro di sé della schiuma, e sotto la luce del sole la schiuma diventò una donna.”
Il racconto della nonna prende forma tra l’epico e il fantastico per poi essere ripreso e reinventato, cambiandone a volte la forma ma non la sostanza. Un racconto fatto di tante storie che inducono alla riflessione sul ruolo femminile, passato ed attuale. E il compito della interpretazione e della considerazione spetta proprio a Kristien, la nipote prescelta per “predire il passato allo stesso modo in cui i profeti predicono il futuro”:
“ Secoli e secoli di lotta e cieca sofferenza, la voce soffocata in gola, cercando di trovare altri modi per rendere udibili le nostraurla silenziose. Trascinate per pianure e montagne – proprio come quegli altri, i servi dalla pelle scura – scalze, consacrate asalvaguardare la tribù, a caricare le armi, a curare i malati e i feriti, a combattere e morire al fianco degli uomini, poi di nuovo ricacciate nell’ombra mentre gli uomini si prendevano il merito e la gloria. In ogni momento critico ci è sempre stata assicurata, per speciale dispensa, la nostra breve apparizione in piena luce: poi giù di nuovo, nella familiare oscurità domestica nel nostro “posto “predestinato. Per soffrire, piangere e morire. Per loro i monumenti che durano nel tempo; per noi, al massimo, la polvere dei sogni. E ancora mi trovo a pensare: perché l’abbiamo sopportato? Perché non ci siamo mai ribellate, tutte insieme? Per amore della breve estasi del sesso? Per la sopravvivenza della specie? Per un patetico senso di sicurezza? Non è forse vero che avremmo potuto fare tutto a modo nostro, e non sempre, esclusivamente, a modo loro?
E’ stato inevitabile ripensare alle figure femminili della mia famiglia, a quelle che non ho conosciuto, a quelle discendenti in linea retta e a quelle arrivate come un dono celeste a lasciare la propria impronta. Alla strana e bella sensazione che mi regalò l’apprendere che presto ci sarebbe stata una femmina nuova in famiglia, prima Giulia e poi Cecilia. E quanto, tanto o poco, avrebbero avuto loro di me ed io di loro.
E’ un libro in cui sarà inevitabile non riconoscersi un po’. Nonostante abbia preso forma dalle mani e dal cuore di un uomo. André Brink.
Buona lettura, sarete affascinate e sorprese da una moltitudine di emozioni. Finché arriverà un elefante e spazzerà via tutta la storia.
"La polvere dei sogni" di Andrè Brink Ed. Universale Economica Feltrinelli

6 commenti:

amanda ha detto...

mi piacciono le storie africane di donne, anche tra i nostri incipit ne abbiamo già parlato, che siano africane dalla pelle scura o dalla pelle chiara, prendo nota non mancherò!

alessandra ha detto...

Grazie cara Alle! Hai rischiarato il mio ritorno al lavoro, piacciono anche a me le storie africane nei libri e nei film. Bella anche la foto che hai scelto.

mariangela ha detto...

Ciao ragazzeeeeee

Anna S ha detto...

Ecco, io ho decisamente odiato questo libro, come scrissi un po' di tempo fa:

http://tiffanyestate.blogspot.com/2009/10/letture-pesanti.html

... De gustibus, naturalmente.

Alle ha detto...

Eccoti infatti a quasi due anni di distanza il parere contrario !
Non avevo letto la tua recensione e tra gli incipit questo titolo non compariva. Anzi a me era del tutto sconosciuto, leggo ora dal tuo vecchio commento che è un successo letterario. A me è arrivato con il tam tam di un'amica da oltreoceano e ribadisco
per me è una lettura piacevole, sicuramente non pretenziosa, ma di valida compagnia per qualche momento di relax.
Come si fa però ad odiare un libro?
Ti può annoiare, può essere scritto male o raccontare una storia che proprio non ti piace.....ma odiarlo e continuare a leggerlo è qualcosa che va oltre le mie capacità.
Anna è sempre un piacere averti qui. Lo sai vero ?

Anna S ha detto...

Innanzitutto era il regalo di un'amica, sicché mi pareva brutto mollalrlo a pagina 30...
E poi è proprio una mia perversione somma: mai iniziare un libro senza finirlo. A costo di soffrirci sopra.
Buon rientro (che fatica) a tutti.