21 maggio 2012

Il tempo interrotto



Ti alzi in un sabato di primavera c'è il sole e dopo una settimana chiusa e ferma decidi che hai bisogno di respirare e fare lavorare i muscoli, non sono ancora le otto, inforchi la bici e vai.
E macini chilometri e ti lasci alle spalle la città, chiudi i contatti con il mondo, annusi i profumi dolci ed aromatici della campagna e senti il sole  che ti bacia la pelle.
Una poiana ti sorvola lenta.
Tu pensi a far andare il respiro in armonia con il movimento, specie quando, dopo qualche ora, la strada inizia a salire. Ad un dato momento, quando la via si fa più erta, vai così lenta che hai il modo di stupirti per quel volatile colorato che ti passa davanti, che non hai mai visto e che, quando si posa, scopri essere un'upupa. E tu non sai davvero da cosa stai scappando in quel momento.
Non sai che la scuola non è più il luogo dove si impara la convivenza, la dignità, la storia e dove al limite si muore di noia sulla voce monocorde di un professore disilluso, ma il luogo del peggior orrore.
Poi ti fermi a mangiare un boccone e c'è una radio che lo racconta quell'orrore e ti senti ferita dopo tanta bellezza. Affronti i chilometri del rientro piegata.
Vai a letto la sera, sperando che la fatica fisica ti favorisca l'oblio.
Poi alle quattro il boato, che non sentivi più da quel lontano 76 e tutte le tegole del tetto sopra di te che fanno un rumore sinistro, e pensi questa volta è grosso e dopo l'iniziale panico, cerchi di ricomporre la tua dignità, cerchi di stabilire come stanno i tuoi cari, cerchi di collegarti al collegabile per capire quanto lontano o vicino da te sia l'orrore, non può che essere così, e sei ancora lì al computer che tutto ricomincia a ballare, e poi inizi ad aver notizie, quelle che temevi e passi una giornata schiava di ogni forma di informazione, ballando più volte ed ogni volta quella subdola sensazione che ti attanaglia le viscere e pensi a quelli che non hanno più nulla, neanche la vita.
Vorrei cancellarlo questo weekend, tutto, tranne l'upupa

7 commenti:

Alle ha detto...

Man mano passano le ore ci si rende conto di quanti danni abbia veramente fatto questo terremoto,
più di 3000 sfollati non avrei mai pensato fossero possibili qui in pianura. Ma evidentemente non possiamo proprio fare affidamento su niente, a ben pensarci la natura è da mo' che ci ha abbandonati, stanca e offesa da come la mano, nostra, umana l'abbia sempre più oltraggiata. E questo ci può anche ben stare, in fin dei conti.
Invece non sopporto e mai, mai accetterò che la mano dell'uomo possa biecamente e vigliaccamente e volutamente decidere di spezzare vite umane come niente fosse. Il dolore nel perdere dei figli in questo modo va oltre ogni immaginazione.Il pensiero si ferma.

oriana ha detto...

Sono giorni davvero tristi, il senso di impotenza ci attanaglia e ci fa vedere tutto nero: Ma stamani guardo quei giovani sfilare davanti alla scuola e un filo di speranza mi penetra il cuore.

Ernest ha detto...

davvero tanta tristezza per quello che è successo, vicino a chi sta soffrendo
un abbraccio

giacy.nta ha detto...

appesi a un filo, ma il filo c'è, hai ragione. E può chiamarsi pure upupa.
:)

alessandra ha detto...

Un weekend pieno di brutte notizie...io poi tra l'altro essendo a Rimini dai cugini ho sentito il terremoto in diretta...speriamo che il prossimo weekend ci riservi qualche bella notizia...

maria grazia ha detto...

un weekend da dimenticare, veramente!!

Marilina ha detto...

Permettetemi di sorridere, io mi sono svegliata perchè avevo sentito il letto muoversi e qualche rumore.
Ma dal momento che il lampadario era immobile (lampadario floreale Ikea, forse è antisismico :-)), ho pensato ai ladri e mi sono premurata di chiudermi ben bene dentro casa.
Prima regola in caso di terremoto, chiudersi ermeticamente dentro casa.
Solo io.