20 giugno 2012

Sindrome di Stoccolma







Un giorno sparì una parola, la cercarono per mari e monti, scrissero perfino a "Chi l'ha visto?", scoprirono sue tracce fino a pochi istanti prima della sparizione. La Sciarelli rassicurò che sarebbe stato un gioco da ragazzi con tanti indizi scovarla, ma nulla, non si trovò mai più. Poi venne il momento di un verbo, per quello si parlò perfino della richiesta di un ingente riscatto,gli inquirenti si appostarono al momento dello scambio, probabilmente il rapitore se ne avvide e del verbo si persero per sempre le tracce. Poi in ordine cronologico vennero a mancare avverbi, pronomi, aggettivi, di questi ultimi poi una marea, colori. I genitori dei complemento oggetto li tenevano in casa, non permettevano loro di uscire con gli amici, i timori rimbalzavano, le ansie crescevano e si ingigantivano a vicenda, in breve si viveva nel terrore. Un vecchio vocabolario disse : "Ai miei tempi la vita era un'altra cosa" non poterono che condividere il suo mesto pensiero.
Poi un giorno la prima parola sparita fece ritorno, ma non era più la stessa, anni di prigionia l'avevano mutata, le sue stesse radici etimologiche stentavano a riconoscerla, la convivenza col rapitore l'aveva piegata e vinta nell'animo, parlava del suo sequestratore con grande riconoscenza, ne tesseva le lodi, e dato che al momento del rapimento era maggiorenne, e poichè non denunciò mai quell'uomo, solo dopo molti anni si seppe che viveva autoreclusa nelle stesse pagine del manoscritto in cui lui l'aveva imprigionata. Quando la redazione di "Chi l'ha visto?" andò ad intervisarla scoprì che nello stesso libro vivevano il verbo, gli aggettivi , gli avverbi, insomma tutte quelle forme grammaticali e sintattiche di cui da anni si erano perse le tracce e le cui sparizioni non erano state connese le une alle altre. Si era formata una comunità a causa di quei gesti efferati, tuttavia vivevano in armonia, nel rispetto reciproco, e ciò che si era venuto a creare non solo allietava tutti quei poveri infelici, ma finì col dare grande lustro al rapitore, di lui si seppero anche nome e cognome, lo sciagurato divenne molto famoso. Possiamo a posteriori parlare di un vero caso di Sindrome di Stoccolma

9 commenti:

oriana ha detto...

che bellissimo modo di cominciare la giornata per me oggi, con questo tuo strepitoso racconto. Mi hai fatto sorridere e quanto mi fa bene!!

Sarà un caso, ma domani sera vado a vedere uno spettacolo che si intitola "La parola innamorata". Se non è feeling questo..!!

Marilina ha detto...

Sono d'accordo, racconto divertente ed intelligente! Grazie! Anche un po' giallo ed un po' noir!
Se il rapitore non è il maggiordomo e non è il nano malefico, allora è...

sandra ha detto...

Le parole sono prigioniere, più che le parole la nostra bella lingua è prigioniera della cialtroneria generale.... che peccato. Mi consola il fatto che qualcuno come te racconti le così con tanta naturalezza... grazie

amanda ha detto...

grazie donne :)

Alle ha detto...

Troppo bello questo racconto. Non solo induce al sorriso, ha anche una bella morale sul come si scrive e si parla male ai tempi nostri.
Direi che questo racconto sarebbe stato un bel "titolo" al test di italiano per i 500000 studenti che ieri si sono cimentati con l'esame di maturità......

amanda ha detto...

@Alle: tormentare i poveri studenti? Lascio volentieri l'onere a Montale ;)

ruhevoll ha detto...

Delizioso!
:)

amanda ha detto...

@ruhevoll: delizioso commento, grazie :)

alessandra ha detto...

Amanda sei grande! Davvero un racconto strepitoso!