14 giugno 2010

Attesa




Nessuno dovrebbe entrare in una sala operatoria senza nessuno che lo attende fuori, nessuno dovrebbe essere lasciato solo ad attendere fuori da una sala operatoria.
In questa situazione mi sono trovata in tutti i ruoli, sono stata chi attendeva, sono stata una sola volta e, per fortuna, per un motivo banale l'attesa, sono stata un'operatrice in sala operatoria, sono stata anche l'incaricata a supportare chi attendeva.
E' un'angoscia che conosco.
C'è stato un tempo nella mia vita di precaria ospedaliera in cui mi è stato dato l'onere ed il privilegio di sostenere l'attesa delle famiglie di persone che si sottoponevano ad un intervento, non vitale, ma di vitale e cruciale importanza per quella persona e per la sua famiglia.
In realtà negli ospedali non esiste una figura così, ma il nostro era un reparto appena nato, seppure con un primario di enorme esperienza e professionalità e, poichè il reparto, fisicamente, era in costruzione, avevamo la sala operatoria a prestito, le camere a prestito, gli ambulatori a prestito.
Poichè le famiglie erano sballottate di qua e di là, si pensò di fornire loro quanto meno un sostegno morale in queste peregrinazioni e fui incaricata di occuparmi di loro nell'attesa, fuori dalla sala operatoria.
Erano per la maggior parte famiglie che avevo accompagnato lungo il percorso diagnostico, famiglie di bimbi che avevano dovuto sbattere i denti contro la dolorosa realtà che il bimbo che avevano sognato ed atteso, non era così come l'avevano immaginato,che abitava in un mondo senza suoni. Famiglie di uomini o donne che nel silenzio erano precipitati.
Avveniva in quelle ore un salto di qualità nei nostri rapporti, ascoltavo il racconto dei loro dolori, delle loro ansie e delle loro emozioni, ascoltavo e crescevo, e mi plasmavo, e vedevo le cose sotto altri aspetti.
Un giorno, a circa un anno dall'intervento che aveva cambiato il destino di una bimba, la madre volle farmi un regalo, mi mise tra le mani un foglio di carta, frutto di grandi emozioni e ripensamenti.
In quel foglio quella donna raccontava, a sua figlia adulta, la difficoltà di decidere quel passo, le paure di compierlo, la gioia incontenibile di aver fatto la scelta giusta. La bimba non l'ha ancora letta, lo farà tra circa 8 anni, ma a me quel privilegio era stato dato, perchè io quel famoso giorno della fatica improba dell'attesa ero stata con quella donna in quella sala d'attesa.
Oggi in una sala operatoria c'è una persona che conosco abbastanza bene e fuori da quella sala la sua compagna, l'intervento è lungo, complesso, non privo di rischi. Non potrò essere lì fisicamente, ma nè l'uno nè l'altra saranno soli, lo prometto

16 commenti:

alessandra ha detto...

Che belle emozioni Amanda! Veramente da pelle d'oca. Vedrai che per i tuoi amici andrà tutto bene.

Anch'io ho provato qualche volta quell'attesa, la maggior parte delle volte ero quella che aspettava fuori la persona in sala operatoria, per fortuna mai per questioni di vita o di morte...una volta sono stata io quella "sotto i ferri";anche se era un intervento banale, ricordo bene la tensione delle notte prima e della mattina, poi mi hanno fatto infilare il camice, fatto un'iniezione e sistemato sulla barella, che paura essere trasportata nel corridoio con i miei che mi salutavano, l'ascensore, poi mi sono rilassata quando entrando in sala operatoria ho sentito la musica e un medico ha cominciato a chiedermi dove andavo in vacanza...poi buio totale e risveglio piacevole come dopo un sonno ristoratore senza postumi fastidiosi...
A pensarci è proprio questo che mi fa paura delle operazioni che dobbiamo subire noi in prima persona o i nostri cari, la perdita di coscienza, il doversi affidare "impotente" ad altre mani...

Marilina ha detto...

Anche da parte mia in bocca al lupo per i tuoi amici!

Ho presente l'attesa fuori, quando dipendi da una notizia, quando un filo sottile separa la luce dal buio.. ma forse anche questa cosa l'ho rimossa, ricordo alcune cose tecniche, ma non il dolore..

Non so cosa voglia dire invece entrare in sala operatoria, e, da fifona quale sono, ne sono terrorizzata.. Quando mi succederà chiederò anche il vostro supporto!!

Capisco benissimo invece il ruolo che tu hai assunto in quell'occasione, l'importanza che hai avuto per quella mamma..
E cosa ha consegnato lei nelle tue mani, non solo nel senso della lettera..

Vorrei degli ospedali più umani, in molti casi la scienza non è sufficiente, c'è anche l'anima (paura, disperazione, timore, dolore, ansia) di cui occuparsi..

alessandra ha detto...

Infatti è vero, credo che siano molto importanti delle figure che diano assistenza umana e calore umano alle persone che si trovano in ospedale, è essenziale...certo di questi tempi in cui tagliano anche il numero degli oncologi sembra un'utopia.

amanda ha detto...

ma taglia qua taglia là chi c'è deve correre come un pazzo ed addio tempo per l'attenzione ai problemi della gente e soprattutto per la gente

Alle ha detto...

In bocca al lupo a quelle persone tue amiche. Sono certa che andrà tutto bene.........

il tuo racconto è commovente e riconciliante verso l'aspetto positivo della vita. Il dio delle piccole cose si manifesta, in queste circostanze drammatiche, anche attraverso il conforto di persone sconosciute che sanno esserti accanto nel modo giusto, senza pretese.
Il valore di questi gesti non ha misura, a volte può essere più efficace di una medicina.
Anch'io ho provato sulla mia pelle questo genere di attesa, in un modo e nell'altro. Per fortuna non ero sola, ma se ci fosse stato anche qualcuno che mi avesse parlato con parole di aiuto lo avrei apprezzato molto.
Amanda il tuo talento e la tua umanità non dovrebbero andare sprecati, gli ospedali ne hanno
assoluto bisogno.

Il_Marcio ha detto...

Anche io voglio laurearmi come medico.

Occhei, non centra un cazzo, ma a me piace la medicina.

amanda ha detto...

ed allora fallo, se ti piace, forse tra 6+4 di specializzazione la situazione lavorativa sarà meglio di ora.
Io nonostante tutto non mi pento certo della scelta

claudia ha detto...

Anche io sono stata ad aspettare fuori da quella stanza e mi sarebbe piaciuto tanto avere una persona “del mestiere” che aspettava con me e che mi rassicurava quanto meno sui tempi (che a chi aspetta sembrano sempre troppo lunghi) e sul via vai dalla stanza oepratoria (che a chi aspetta sembra sempre un presagio infausto).
Amanda, vedrai che andrà tutto bene. E non ti dico “in bocca al lupo” perché é una frase che a me, in quella circostanza, diede parecchia noia: come dire affidiamoci alla sorte....

amanda ha detto...

soprattutto in questo caso non è proprio il caso che crepi il lupo visto che è dal luppo che dipende il buon esito :-)
Grazie a tutti

Anonimo ha detto...

Per prima cosa, il mio in bocca al lupo, di cuore, al tuo conoscente.

Poi, cara Amanda, visto che qui ormai sono di casa, voglio fare una breve confidenza.
Mi trovai, non molti anni addietro, in una situazione forse ancora più terribile di quelle da te citate: dovere aspettare notizie dall'ospedale, circa la persona allora al centro del mio mondo affettivo, da parte di chi aveva il ruolo ufficiale di assistere, ruolo da cui, per una serie di motivi, a me allora non era stato concesso.
L'intervento, molto delicato, finì con successo dopo molte ore di sala operatoria, ma la mancanza di informazioni fu per me un supplizio fra i peggiori che abbia mai dovuto affrontare.
A un certo punto uscii di casa, ma, incapace di lavorare, andai ad aspettare notizie, brandendo il telefonino, in un parco del centro della città.
Mi sentivo ridotto come una larva, man mano che passava il tempo nella totale mancanza di informazioni.

Quella persona ora è in buona salute, nonostante l'accanirsi di difficili vicende cliniche nella sua vita, mentre il nostro rapporto, ironia della sorte, finì per naufragare dopo un paio d'anni nel peggiore dei modi...

Un caro saluto a te e a tutti.
Franz

amanda ha detto...

intervento tecnicamente riuscito :-)

Alle ha detto...

Amanda, felice di sentirlo.

Franz, niente di più crudele non poter essere accanto ad una persona cara nel momento del bisogno solo perchè qualcuno ha deciso così. Già la vita ci riserva prove molto difficili, dimmi se c'è bisogno di complicarle ancora di più. In certe situazioni bisognerebbe mettersi una mano al cuore e basta.

maria grazia ha detto...

bene! vedrai che anche il decorso post-operatorio andrà bene, su!

alessandra ha detto...

@Amanda
Sono contenta per i tuoi amici e per te.

Anonimo ha detto...

Sono situazioni molto delicate che mi auguro affronterai nel modo più sereno possibile:-)
Ti ringrazio molto per il tuo piccolo-grande pensiero nel mio blog, Amanda, soprattutto per la perfetta interpretazione della 'mia felicità'.:-)

Angelika
http://l-incantatrice.splinder.com

amanda ha detto...

benvenuta angelika