La stanza enorme era gelida, l'ampia parete a vetrate portava all'interno la fredda luce, ormai invernale, radente.
La donna cercava conforto sedendo vicino all'unico calorifero funzionante, bramava una tazza di the fumante tra le mani, da sorbire a piccoli sorsi, come se fosse la vita.
Dopo giornate convulse non sapeva quasi che farsene di quegli attimi di calma che la coglievano impreparata e fuori posto e pensava all'uomo dai castelli di parole, lui avrebbe preso il blocco ed avrebbe scritto di cani stonati, di formule fisico-matematiche sulla relatività delle emozioni, di frutti di alberi delle sue mille vite, vere ed immaginate così arditamente da risultare più consistenti di mille giorni messi uno in fila all'altro e divisi solo da un buongiorno e una buonanotte.
E lei, così concreta, di quell'uomo sognava le pieghe dei polsi e l'intonazione della voce e immaginava di abitare in una di quelle storie, di scivolare fuori da quella penna o di saltellare tra le sue dita sulla tastiera, sicura che per lei avrebbe inventato una storia felice.
La pausa intanto era finita e si avviò e parlando dalle labbra le uscirono bolle di sapone colorate e le bolle scoppiando emisero il suono di un organetto ed i capelli si colorarono delle infinite sfumature di un bosco in autunno e la sua pelle profumò di mela matura.
Guardandosi indietro vide che era seguita dal pennino di una stilografica e camminava su un pavimento di carta a quadretti, la mano che reggeva la penna la raccolse dal foglio, la annusò ed infine se la portò alle labbra e la gustò in un unico boccone
La donna cercava conforto sedendo vicino all'unico calorifero funzionante, bramava una tazza di the fumante tra le mani, da sorbire a piccoli sorsi, come se fosse la vita.
Dopo giornate convulse non sapeva quasi che farsene di quegli attimi di calma che la coglievano impreparata e fuori posto e pensava all'uomo dai castelli di parole, lui avrebbe preso il blocco ed avrebbe scritto di cani stonati, di formule fisico-matematiche sulla relatività delle emozioni, di frutti di alberi delle sue mille vite, vere ed immaginate così arditamente da risultare più consistenti di mille giorni messi uno in fila all'altro e divisi solo da un buongiorno e una buonanotte.
E lei, così concreta, di quell'uomo sognava le pieghe dei polsi e l'intonazione della voce e immaginava di abitare in una di quelle storie, di scivolare fuori da quella penna o di saltellare tra le sue dita sulla tastiera, sicura che per lei avrebbe inventato una storia felice.
La pausa intanto era finita e si avviò e parlando dalle labbra le uscirono bolle di sapone colorate e le bolle scoppiando emisero il suono di un organetto ed i capelli si colorarono delle infinite sfumature di un bosco in autunno e la sua pelle profumò di mela matura.
Guardandosi indietro vide che era seguita dal pennino di una stilografica e camminava su un pavimento di carta a quadretti, la mano che reggeva la penna la raccolse dal foglio, la annusò ed infine se la portò alle labbra e la gustò in un unico boccone
8 commenti:
mangiandote
sei bello bello
da mangiare a pane e baci
da leccare piano accucciata
tra le cosce scure di terra
alla terra ancorate radici
dove la mia lingua prepara
un nido di sospiri e tu
che mi afferri la testa - così!
così trattenuta
con mani molli e affamate
del ventre biscotto che ti riporta
arreso da quel bianco bacio
poi condiviso
Meraviglioso racconto Amanda, la tua fantasia galoppa anche nelle brume autunnali...
@Giardi
Di chi è la poesia?
in un sol boccone ???????
Magnifico intreccio tra realtà e fantasia, una favola per grandi, per sopravvivere, per sognare di
avere un bosco nei capelli e la pelle che sa di mela matura.....
sempre bello leggerti !
grazie anche a te Giardi, di chi sono i versi ?
li raccogli vero, questi tuoi piccoli racconti? Chissà che un giorno.....
grazie grazie e brava!
Oggi sono Best.
Qualcosa mi fa pensare che, fra le tue infinite letture, non sia mancato qualcosa di Michael Ende...
Comunque bravissima, come sempre!
@Franz: e se ti dicessi mai letto?
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